Un iscritto al PD può essere massone?

Due assessori locali PD sono stati costretti alle dimissioni dalle loro giunte

“Da qualche tempo a questa parte”, scriveva sabato il Foglio, “c’è una piccola domanda che gira con insistenza tra i corridoi del Partito Democratico. Una domanda che non riguarda né il federalismo, né le intercettazioni né i termini della manovra finanziaria ma che a metà giugno finirà tra gli ordini del giorno della più importante tra le commissioni del Pd: quella di Garanzia”. La domanda è semplice: un iscritto al PD può far parte anche della massoneria?

La questione si è posta quando Ezio Gabrielli, assessore ad Ancona ed esponente locale del PD, ha detto di essere un massone e di essere “orgoglioso di esserlo”. Il sindaco di Ancona non la prese bene – “Un massone non può essere assessore” – e lo scorso novembre Gabrielli si è dimesso dalla giunta, decidendo però di chiedere al partito di esprimersi sulla vicenda. La questione è ora sul tavolo della commissione di garanzia del PD.

Poi è successo un altro episodio, che oggi racconta il Corriere della Sera.

A Scarlino, 3600 anime sulle pendici del Monte d’Alma, Maremma grossetana, è successo che sul tavolo del sindaco Bizzarri è planata una foto che ritrae una riunione di loggia. Si vedono 12 frammassoni: 11 con il volto coperto e uno no, l’assessore Destri, appunto. Il sindaco, dopo sofferta riflessione, decide di affrontare la questione: «Caro Destri, o rinunci alla massoneria, mettendoti in sonno, oppure dovrai lasciare l’incarico di assessore».

Le decisioni dei sindaci e delle giunte sono naturalmente autonome, e non esiste alcuna legge dello stato che proibisce a un membro della massoneria di fare l’assessore, il consigliere comunale, il parlamentare o il sindaco. Tutt’altro discorso è quello che riguarda i partiti e i loro regolamenti interni. Durante la prima repubblica gli statuti della DC e del PCI erano chiari: era proibito ai membri del partito fare parte della massoneria, pena l’espulsione.

Lo statuto del PD non si esprime con la stessa chiarezza – il termine “massoneria” non viene mai citato – ma un passaggio dell’articolo tre del codice etico sembrerebbe farvi riferimento esplicito. Vi si legge che

Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano, in particolare, a […] non appartenere ad associazioni che comportino un vincolo di segretezza o comunque a carattere riservato, ovvero che comportino forme di mutuo sostegno, tali da porre in pericolo il rispetto dei principi di uguaglianza di fronte alla legge e di imparzialità delle pubbliche istituzioni.

Pierluigi Castagnetti, capo della commissione di revisione del codice etico, sostiene che quel passaggio di fatto stabilisce che non si può far parte del PD ed essere massoni. Fatto sta che i due amministratori locali di cui sopra – Destri e Gabrielli – non sono stati espulsi, e altri esponenti del PD sono contrari a provvedimenti di questo tipo, in ragione del fatto che “in certe zone dell’Italia centrale c’è una certa sofferenza sul tema. In Toscana, Umbria e Marche la massoneria ha un forte radicamento storico, confini più labili…”. Sabato il Foglio riportava un commento di simile tenore da parte di un anonimo dirigente del PD: “Avete idea di quanti dirigenti, soprattutto nel centro Italia, perderemo se dovessimo davvero vietare la massoneria? Neanche la chiesa oggi ti scomunica più se sei massone. Perché dovremmo continuare a farlo noi?”. Perché?