• Mondo
  • Lunedì 17 maggio 2010

Il wifi in Africa

Paul English vuole aumentare la diffusione di Internet nei paesi africani

Come se la cava l’Africa con Internet? Non molto bene. Secondo le statistiche solamente l’8,7% della popolazione del continente ha la possibilità di accedere alla Rete e la banda a disposizione è solitamente limitata. Internet potrebbe contribuire a cambiare in meglio le cose in Africa, così Paul English ha pensato di impegnarsi in prima persona lanciando un progetto decennale per il web africano.

English è il cofondatore di Kayak, un motore di ricerca per organizzare i viaggi, e ha lanciato il progetto JoinAfrica per avvicinare i paesi africani alle opportunità offerte dal World Wide Web. Il progetto prevede una partenza progressiva da qui all’estate e dovrebbe essere un mix tra iniziativa nonprofit e a scopo commerciale con le compagnie telefoniche attive in Africa.

L’idea è quella di offrire nei villaggi una connessione gratuita alla Rete attraverso una serie di semplici punti di accesso senza fili. Ogni utente potrà così accedere alla posta elettronica, alle enciclopedie online e ai siti di informazione. Come avviene solitamente per le connessioni pubbliche, alcuni contenuti saranno invece limitati come la pornografia e le possibilità di download saranno ridotte, così da non rallentare l’accesso. E qui finisce la parte nonprofit.

Le compagnie telefoniche che parteciperanno all’iniziativa potranno offrire agli utenti l’acquisto di servizi aggiuntivi, come maggiore banda e meno limitazioni per la navigazione. English confida inoltre che il progetto possa stimolare la costruzione di nuove infrastrutture nei paesi africani, favorendo la diffusione della fibra ottica nelle aree maggiormente abitate.

Paul English ha già una buona esperienza nella promozione della Rete in Africa. Nel corso degli ultimi dieci anni ha acquistato satelliti, antenne e altre strumentazioni per portare Internet in diversi villaggi africani. E i benefici non sono mancati, racconta Fast Company: un medico non era in grado di diagnosticare una patologia, ma grazie alla Rete ha potuto inviare una foto del paziente via email a un collega di Boston, che ha fornito le informazioni necessarie e consigliato al dottore di intervenire quanto prima.

Insieme a due laureati del Massachusetts Institute of Technology, English ha ora avviato i primi contatti per dar vita al nuovo progetto. Inizieranno con sei paesi per verificare la bontà e la sostenibilità del sistema con l’ambizione di esportarlo in altre aree del continente. Le risorse al momento sono limitate e provengono quasi interamente dagli investimenti del cofondatore di Kayak, ma la speranza è che compagnie telefoniche e investitori privati si facciano avanti già nei prossimi mesi.