In fondo al mar

Ogni giorno si riversano in mare almeno 5mila barili di petrolio

Mentre si cerca di valutare i danni causati dall’affondamento della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, BP ha confermato di voler provvedere a tutte le spese necessarie per arginare l’avanzata della chiazza di petrolio e proteggere le coste della Louisiana. Il Times-Picayune, il quotidiano di New Orleans, sta seguendo la vicenda con particolare attenzione illustrandola con mappe e infografiche.

Con uno schema molto chiaro, il giornale mostra le condizioni del sito dove è avvenuto l’incidente. In superficie è arrivata la Development Driller III, una piattaforma mobile che avrà probabilmente il compito di creare un nuovo pozzo per arrestare la perdita di petrolio. A circa 1.500 metri di profondità si trovano invece i rottami della piattaforma esplosa lo scorso 20 aprile. Si stima che da allora ogni giorno si siano riversati in mare almeno 5mila barili di petrolio.

Il petrolio fuoriesce principalmente dalle tubazioni che univano la piattaforma al pozzo. Per arrestare il flusso, si è anche tentato di chiudere il blowout preventer (BPO), un complesso sistema di valvole utilizzato per mettere in sicurezza i pozzi petroliferi nel caso vi siano uscite accidentali e non controllate di idrocarburi. L’opera di chiusura del BPO è stata realizzata con alcuni veicoli automatici guidati in remoto (ROV), ma senza esito positivo e si teme occorreranno alcune settimane prima di arrestare le perdite di petrolio dal pozzo. I costi per BP potrebbero aggirarsi intorno ai 4,6 miliardi di dollari.

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