Il giudice che sbaglia deve risponderne?

Antonio Polito si chiede se le parole di Violante ieri sul caso Del Turco siano "una voce dal sen fuggita o una nuova linea politica" nella sinistra (finalmente)

Ottaviano Del Turco si è dimesso da presidente della regione Abruzzo il 17 luglio del 2008, dopo il suo arresto nell’ambito di un’inchiesta su presunte tangenti nel settore della sanità. Del Turco è rimasto 28 giorni in carcere, ma nel corso dei mesi le accuse nei suoi confronti hanno perso consistenza, in mancanza di riscontri fattuali di qualsiasi genere. Ieri Luciano Violante, intervistato dall’Unità, ha detto che «se alla fine del processo Del Turco dovesse risultare innocente, è chiaro che il magistrato inquirente dovrebbe risponderne direttamente». Oggi torna sulla questione Antonio Polito sul Corriere della Sera, partendo proprio dalle parole di Violante.

Nella campagna di riabilitazione che l’Unità sta conducendo in favore di Ottaviano Del Turco (al tempo del suo arresto abbandonato come un appestato da quel Pd che aveva appena contribuito a fondare) ieri Luciano Violante ha fatto un passo avanti di notevole importanza. Un passo che solo la sua fama di inflessibile persecutore di reati può accreditare presso il popolo democratico, affamato di giustizia più o meno sommaria, soprattutto ora che ha scoperto nel senatore Lusi la sua ennesima «mela marcia». Il caso Del Turco è ben diverso.

Non si tratta solo di accorgersi, tre anni e mezzo dopo, che il castello di accuse contro l’ex governatore dell’Abruzzo era fragile fin dall’inizio, perché mancava il corpo del reato: nel senso che i pm non hanno mai trovato i tanti soldi che l’imputato avrebbe incassato. Né si tratta solo di riparare al torto grave subìto da un uomo la cui storia di sindacalista e di politico era più che specchiata: un uomo che è stato al fianco di Lama e al capezzale del Psi morente, e che forse ha pagato un prezzo proprio alla sua provenienza socialista (per quanto ne so, gli sarebbe bastato essere trattato come gli ex Ds hanno poi trattato Penati, con un’abbondante presunzione di innocenza). Ma ieri sull’Unità Violante ha aggiunto una cosa in più: e cioè che «se il magistrato inquirente ha sbagliato, alla fine del processo dovrà risponderne personalmente».

Siccome si è fatto un referendum per introdurre la responsabilità civile dei giudici, stravinto e poi tradito; e siccome ogni volta che torna in ballo il tema la sinistra alza le barricate in difesa dei magistrati, la frase di Violante o è una voce dal sen fuggita o è una nuova linea politica. Di più: Violante giustamente segnala l’enormità del danno politico che un errore giudiziario del genere avrebbe prodotto. Del Turco infatti fu costretto a dimettersi a inchiesta a malapena iniziata, si sciolse il consiglio regionale, si convocarono nuove elezioni che furono vinte dal centrodestra, il quale spodestò così un governatore di centrosinistra scelto direttamente dagli elettori proprio come il centrosinistra avrebbe voluto fare con Berlusconi approfittando di una delle tante inchieste giudiziarie sull’allora premier. Oltre a una carriera politica distrutta e a un uomo fatto a pezzi, se il pm ha sbagliato c’è stato anche un sovvertimento per via giudiziaria della sovranità popolare. Un fenomeno pericoloso, che Violante definisce ormai apertamente «giuristocrazia».

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