narratologia

Contro il messaggio

«Romanzi con un “messaggio” più o meno esplicito sono stati scritti (basti pensare al realismo socialista) e vengono scritti tutt’oggi. Ma leggere pensando che l’autore avesse in mente fin dall’inizio una replica a qualche grande domanda, e l’abbia distillata in forma romanzata, è un modo di leggere che non riesco nemmeno a concepire. Quale sarebbe il messaggio delle "Memorie di Adriano", o di "Gita al faro"? E di "Anna Karenina"? "Non suicidatevi"? E della "Metamorfosi"? "Non trasformatevi in insetti"?»

Contro il messaggio

Per una storia universale delle trame

«Quando si è cominciato a raccontare come sa fare Quentin Tarantino in “Pulp Fiction"? Tra il 1215 e il 1230, con il lunghissimo ciclo di romanzi su Lancillotto e il Graal, in cui si intreccia un numero strabiliante di avventure in successione, in simultanea, con flashback e flashforward. Se gli autori del ciclo erano chierici, è certo che avessero dimestichezza con le cronache diagrammatiche, la cui principale novità consisteva appunto nel mettere in parallelo – cioè rappresentare in simultanea sulla pagina – più linee narrative»

Per una storia universale delle trame