Anche il Pd è preoccupato per il quid

Ha ragione Enrico Letta a preoccuparsi perché «appena lo spread scende un po’, si ricomincia coi giochini irresponsabili». Già la settimana scorsa è stata animata da polemiche tipiche di quando si correva ignari verso l’abisso. Sia su questioni inventate (l’accusa al Pd di voler discutere di poltrone Rai) che su questioni serissime (la tragedia nigeriana, la detenzione dei marò in India), gli orfani di Berlusconi hanno cercato di alzare polveroni dietro i quali rifiatare, rispetto a una crisi di partito e di coalizione che appare irrecuperabile. Ora c’è il rischio che la fiammata di pochi giorni divenga regola. E che accendere focolai divenga, per qualcuno nel Pdl, la strategia elettorale in vista di un drammatico turno amministrativo.

È chiaro – a molti anche dentro al Pdl – che l’agenda Monti è ancora troppo importante per permettersi il lusso di farla saltare. Anche in questo senso (non solo come diversivo rispetto a Rai e giustizia) vanno lette le parole di Alfano a Orvieto, l’improvvisa enfasi sui temi del lavoro: la trattativa fra governo e parti sociali è vicina alla svolta. C’è la possibilità che anche questa biglia di Monti finisca in buca: una riforma di contratti e ammortizzatori sociali che, per quanto differita nel tempo, possa cambiare (sulle regole, le dinamiche reali saranno da verificare) il panorama del lavoro italiano.
Se Fornero riuscisse – e riuscire stavolta significa avere il consenso di tutti i sindacati – il governo figlio di nessuno troverebbe molti padri. Un esito ottimo per il paese, pessimo per chi pensa di poter recuperare spazio per sé solo nello sfascio: come reagiranno costoro?

C’è il timore nel Pd che Alfano non abbia il quid per tenere il Pdl fermo e unito sulla linea della responsabilità. C’è l’impressione che si ballerà ancora nelle prossime settimane, nonostante lo stato di salute del paese non permetta certi divertimenti. Per questo si vuole stringere il segretario del Pdl ai suoi doveri, in un vertice politico formale. Ed è importante che ieri da Vendola sia stata ribadita la non belligeranza a sinistra: sarebbe dura per il Pd sostenere il governo venendo preso fra due fuochi.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.