Napolitano rilancia Monti

È stato il discorso fortissimo di un uomo totus politicus che chiede di smetterla con le lamentazioni sulla sospensione della democrazia e sulla espropriazione della politica. Nell’intervento di Napolitano di ieri c’è l’orgoglio dello statista che non accetta lezioni sul funzionamento delle democrazie parlamentari e rivendica la soluzione da lui stesso proposta per supplire al fallimento del «bipolarismo distorto». Il capo dello stato vede l’anomalia, la riconosce, ma inscrive la nascita del governo Monti all’interno della assoluta regolarità repubblicana.

Dopo la correttezza istituzionale c’è però il nerbo politico, che Napolitano propone con la medesima energia, nel modo più esplicito affinché nessuno possa far finta di non capire.
Il presidente, si vede, non ha mandato giù il rifiuto dei partiti a farsi coinvolgere nella formazione del governo. Allora però, dice loro, dovete stare in campo senza nascondervi dietro «imbarazzi». Il sostegno a Monti ora va rivendicato come un merito e riempito di contenuti, cioè di riforme utili – anzi indispensabili – al paese.

Come è da molto tempo, il Quirinale detta l’agenda. Rende chiaro che, approvata la manovra, c’è davanti a noi un secondo tempo discretamente lungo: non solo la riforma elettorale ma addirittura modifiche alla seconda parte della Costituzione, e poi le riforme economiche e sociali. Rispetto alle quali ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità. Non per generici e assurdi favori alle tecnocrazie europee, bensì per aprire una strada verso il futuro ai giovani italiani. Sono loro, «i non rappresentati», la priorità di Napolitano, che sa quanto le dinamiche partitiche e sindacali possano essere discriminatorie rispetto a chi è disperso e non ha potere contrattuale.

Proprio qui arriva la tirata d’orecchie a Susanna Camusso per il recente attacco personale a Elsa Fornero: è chiarissima, e pare sia stata perfino attenuata nella versione finale del discorso. Ma la scossa vale per tutti, Pdl e Pd in particolare, che Napolitano vorrebbe più disposti a farsi coinvolgere.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.