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  • Domenica 20 giugno 2010

Tavolino educato

Assenza di auto/moto sui marciapiedi, muri puliti e proprietaria attenta alla cura di quello che succede anche a qualche metro dal proprio locale. Effettivamente, dalle foto di Panella a largo Leopardi, pubblicate da Degrado Esquilino, non sembra di stare a Roma.

I divieti-di-tavolino assurdi e criminali (perché vietare tavolini significa, automaticamente dare il via libera sulla stessa porzione di territorio alla sosta in divieto di maghine e suv) non hanno funzionato e l’esercente, una delle panetterie più famose della città, ha potuto realizzare una eccellente piazza in stile parigino. L’insegnamento è che basta fare le cose per bene, basta mettere i corretti paletti, basta avere la lucidità e il passo per dire cosa e come si deve fare e cosa e come no e poi tutto si può, anzi si deve fare.
Panella per gestire i nuovi spazi ha prolungato l’orario di apertura (ora è aperto tutto sino a mezzanotte: si può pigliare l’aperitivo, poi cenare con cose assai buone), ha assunto personale, ha, insomma, fatto girare l’economia come si dice. Ha creato nuovi posti di lavoro. E, non dimentichiamocelo, ha ripulito massicciamente la piazzetta che prima, dopo gli orari di chiusura classici, diveniva terreno di conquista per barboni e sbandati.
Per colpa di qualche legge balorda il Primo Municipio (ma il Comune è complice) ha vergato la lista di tutta una serie di strade dove questi processi virtuosi sono impossibili. Forse i nostri rappresentanti non sanno che un tavolino all’aperto crea assunzioni, tasse pagate, giro d’affari, turismo. Una automobile in divieto cosa crea? Riuscite a spiegarcelo? La buttano sul rumore: “i tavolini all’aperto creano confusione”. E certo, perché la gente viene a vivere nel cuore della città per stare in silenzio come se fosse al cimitero per caso? Ovvio che vanno combattuti gli eccessi con durezza e tolleranza zero, ma altrettanto ovvio considerare che stradine, vicoli e piazze sono lì per tutto fuorché per essere trasformati in parcheggio come si fa a Roma da quarant’anni.
Quando arriverà una classe dirigente consapevole di questo?