Inversione di rotta – A Paris Photo vecchio è bello e prezioso

Sarà una mia impressione, ma la fiera di Paris Photo 2012 che si è appena conclusa, è nel pieno della sua adolescenza – ha infatti compiuto il sedicesimo anno di vita – e, come gli adolescenti, cerca riscatto o salvezza, nel passato e nei suoi miti. Ho premesso che sarà stata una mia impressione ma, girando tra gli stand gelidi del Grand Palais, mi è sembrato che le fotografie smaglianti con prezzi da capogiro viste negli ultimi anni fossero meno interessanti. O poco notiziabili. Prepotentemente si sono imposte quelle d’epoca, grigie,a volte dai colori sbiaditi, altre incise e perfette ma per usare un unico aggettivo, varie.

Forse ci siamo stancati di costatare quanto la fotografia si stia avvicinando al mondo dell’arte(ma non è essa stessa arte semplicemente nella misura in cui interpreta il mondo?),di gridare al miracolo a ogni battuta d’asta con cifre a sei zeri che inseguono le quotazioni della grande pittura, o forse siamo solo stanchi e la famigerata crisi ci ha imposto un nuovo understatement.

Da sempre m’infastidisce la rincorsa, la comparazione e l’inevitabile frustrazione che subisce la fotografia con il mercato dell’arte contemporanea. Mi annoiano le stampe fotografiche di formati spropositati, giusti solo per essere messi sui muri di grandi saloni, di ricche case, a completare l’arredo. 
Colori manipolati, estrapolati, esagerati. Ombre inconfondibilmente imprecise.

Invece vecchio/vintage è bello, è colto, è sobrio, è originale soprattutto.
Forse nell’epoca del dubbio e del falso aumenta il bisogno di originalità, mi sono detta.
Ed eccomi a girare per la fiera che, con i suoi 150 espositori e più di mille artisti rappresentati, offre comunque il meglio della fotografia. Non scopro l’acqua calda dicendo che il vintage “tira” e temo di non essere originale nel godere di piccole stampe di André Kertész o nel trovarmi di fronte ad un ritratto di Marcello Mastroianni di Tazio Secchiaroli. Nella gallery che vedete c’è una mia ampia e personale selezione, vintage ovviamente.

Torniamo tra gli espositori. Sono gallerie provenienti da tutto il mondo, registro una grande presenza americana dei ’70, a conferma della vitalità del vintage, grande piacere per gli occhi. 
Una serie di conferenze interessanti sono state animate da Hilla Becker, David Linch, Rem Koolhaas, Martin Parr e bla bla, non vi posso riferire perché non ho avuto tempo di seguirle ma voglio pensare che siano state interessanti e positivamente contaminate dai diversi linguaggi degli artisti presenti. Voglio anche sperare che la manifestazione metta online qualcosa di tutte queste dotte chiacchiere.

Il photo book award, organizzato da Paris Photo con Aperture ha premiato Anders Petersen con i suoi magnifici quaderni Diary (Ed.Steidl) e Concresco dell’olandese David Galjaard, un intenso esempio di self publishing. Premi entrambi meritati nel modesto panorama degli editori. Per vedere libri davvero belli, a mio avviso, bisogna spendere una giornata all’Offprint, la manifestazione parallela che ospita piccole case editrici e molti, moltissimi indipendenti. Un vortice di creatività e di sperimentazioni dove, mano a mano che sfogli e tocchi i libri, acquisti una sensibilità tattile in cui le figure si confondono e sono meno importanti perché ti lasci andare ad una successione di viaggi dentro e fuori dal mondo. Molti, di questi viaggi, non li ho davvero capiti ma questa è un’altra storia.

Si respira un bel clima da Offprint. Poco denaro ma parecchia vitalità.
Parigi è un fermento di fotografia/e. Appena esci dal Gran Palais la trovi nelle vie del centro, nelle centinaia di gallerie che fanno coincidere il Mois de la Photo con questa fiera, o viceversa. Mercanti e acquirenti s’incontrano per scambiare, vendere o rivendere. Tutti sono presi dalla febbre del collezionista. Per esempio, un mio amico, piccolo ma sensibile collezionista, ha comprato sei stampe originali di Helmut Newton al mercatino della Galerie Vivienne. Non è ancora sicuro di aver fatto un affare: sono vintage originali pare, dunque ha fatto un buon investimento, ma non sono firmati e non hanno “l’autentica”, quindi potrebbe aver preso una bufala. 
Però è contento lo stesso. Il venditore gli ha regalato in omaggio una stampa – ovviamente vintage – di Bettina Rheims. Il tutto per un costo inferiore a quello di un’automobile. Quale automobile, direte voi? Ma quante ne volete sapere…

PS: Per chi non è andato a Parigi ma non vuole assolutamente perdere questa grande fiera, basta fare un salto agli Studi della Paramount a Los Angeles (sì, proprio quelli dei film), alla fine di aprile 2013. Per la prima volta, Paris Photo estende le sue propaggini in cerca di un nuovo pubblico e soprattutto di un nuovo mercato.

Renata Ferri

Giornalista, photoeditor di "Io Donna" il femminile del "Corriere della Sera" e di "AMICA", il mensile di Rcs Mediagroup. Insegna, scrive, cura progetti editoriali ed espositivi di singoli autori e collettivi.