Una cretinata

La proposta del deputato Luigi Marattin di eliminare l’anonimato sui social network imponendo a chi desidera utilizzarli una forma di identificazione preventiva è – per amore di sintesi – una cretinata.

Lo è talmente tanto e da talmente tanti punti di vista che quasi non varrebbe la pena parlarne. È un’idea sbagliata e superficiale, tecnicamente inapplicabile ed eticamente pericolosa visto che lede diritti fondamentali dei cittadini. È poi, volendo cavillare, un piccolo cavallo di battaglia della destra e potrebbe far sorridere che sia oggi sostenuta non solo da Marattin ma anche da molti politici italiani dell’area riformista. Ieri per esempio anche Teresa Bellanova (come molti altri appartenenti a Italia Viva) l’ha invocata su Twitter.

Per chi desiderasse informarsi al riguardo – ma mi rendo conto che sia un di più fastidioso – esistono molte fonti, accumulatesi negli ultimi vent’anni, visto che quello dell’anonimato in rete è un tema di discussione che è nato con la rete Internet: se ne discute più o meno da metà degli anni 90, quando Marattin aveva 15 anni.

Ora io onestamente non ho voglia di spiegare perché una cretinata è una cretinata ma utilizzerei il tema per sottolineare una tendenza preoccupante della politica italiana, una forma di cinismo sempre più utilizzata, che anche da questa vicenda traspare chiaramente.

Intanto si acuisce una frattura: quella fra gli informati e tutti gli altri. Fra quanti hanno strumenti e desiderio di farsi un’idea personale e quelli che non possono o non sono interessati. Ed esiste una tendenza politica sempre più arrembante che sfrutta cinicamente questa frattura: sfida e sbeffeggia l’intelligenza dei primi per raggiungere il cuore dei secondi. Come sempre non si tratta di un tema inedito ma gli ambienti digitali lo hanno accentuato in maniera rilevante.

Il risultato paradossale è che le persone di buona volontà che spiegano su Twitter a Marattin perché una simile idea è una cretinata contribuiscono ad accreditare quell’idea verso una platea ben più ampia che è il vero obiettivo di simili iniziative. La larghissima schiera di italiani di buona volontà che ancora ripetono, un po’ stupiti e quasi vantandosene: ”Io non ho nulla da nascondere, frugate pure”.

Un tale approccio ai temi della politica è perfino più disturbante e pericoloso. Fa leva sul’ignoranza delle persone e non si cura di tutto il resto. È una forma di populismo digitale che spesso si sostanzia di temi etici complessi. Per esempio qualche mese fa il parlamento intero ha votato una legge liberticida sulle telecamere negli asili nido e nelle residenze per anziani (una norma che Salvini cita spesso con orgoglio nelle sue eterne campagne elettorali), norma che fortunatamente non avrà grossi effetti concreti solo perché è ampiamente sottofinanziata ma che, se non altro, chiarisce un punto: la lesione dei diritti dei cittadini è da sempre un chiaro tema reazionario. Solo che è talmente semplice utilizzarlo e la complessità si presta così bene ad essere semplificata e distorta che diventa una leva politica buona per chiunque.

L’illusione dei partiti riformisti – sempre che ancora esistano in Italia oggi – è quella di utilizzare i medesimi temi cavalcandoli dal lato opposto della barricata. La proposta di Marattin si spiega con facilità dentro una forma di cinismo del genere. A margine di questo, che mi pare il vero abisso della politica di questo Paese dove la demagogia è diventata l’unica moneta di scambio per chiunque, vietare l’anonimato in rete resta comunque una cretinata.

p.s. non metto link. Non linko le cretinate.

Massimo Mantellini

Massimo Mantellini ha un blog molto seguito dal 2002, Manteblog. Vive a Forlì. Il suo ultimo libro è "Dieci splendidi oggetti morti", Einaudi, 2020