Baricco, Scalfari e le superfici

In questi casi va (probabilmente) così. Wired chiede ad Alessandro Baricco di scrivere una cosa che sarà l’articolo di punta del numero tal dei tali. Baricco, che uno bravissimo, la scrive. Sa bene dove verrà pubblicata, un mensile che parla di innovazione, Internet ecc. ecc. e quindi strizza il suo occhio professionale alle attese dei lettori. Ricorda certi cantanti molto famosi che eleggono pubblicamente la città in cui stanno suonando a patria temporanea. Lo fa col talento che tutti gli riconosciamo: aggiunge una postilla al suo (bellissimo) saggio sui Barbari (che è poi in definitiva un testo che parla dei cambi di paradigma e delle frizioni sociali e dei fraintendimenti che questi ciclicamente impongono) nella quale comprende l’esistente.

L’esistente è la diffusione orizzontale del sapere che i link della rete Internet hanno imposto da un decennio ad oggi. Non si tratta di un punto di vista, è un dato di fatto, e Baricco è intelligente abbastanza per accorgersene. La postilla di Baricco a I Barbari viene anticipata su Repubblica (con qualche colpevole svagatezza sulla fonte del testo, Baricco del resto è uno dei cavalli di battaglia del quotidiano) e Repubblica, come spesso i giornali fanno in questi casi, ci imbastisce sopra un caso.

Per farlo affida al fondatore del giornale una lunga vibrante replica a Baricco (le discussioni sui vecchi media si animano spesso così, sono quasi sempre scambi di opinioni dentro il recinto di casa propria, al vago sapore di plastica). Scalfari, del resto, ha appena scritto un saggio su temi contigui a quelli de I Barbari e nell’editoriale di risposta scivola quasi subito verso la tangente: parte dalle tesi di Baricco equivocando tutto il possibile per poi parlare di tutt’altro. Ne viene fuori una lunga elegia sui bei tempi andati che in ogni caso è utile agli scopi aziendali: attivare discussioni capaci di accreditare Repubblica come interessante pensatoio culturale.

Ma nel caso in questione si tratta alla fine di un diluvio di parole affascinanti sul nulla. Ero seduto accanto a Baricco alle Venice Sessions qualche mese fa e l’ho ascoltato spiegarci, con candore ed eleganza, che lui, approfondimenti di senso dentro la rete Internet, per quanto si sforzasse, non riusciva a trovarne. Forse nel frattempo ha cambiato idea?

Mentre Scalfari ha come principale preoccupazione quella di definire “barbari” gli altri (lui e “Alessandro”, così amanti della musica e dei bei libri certamente non possono esserlo) Baricco sembra invece preoccupato di continuare ad esserlo, accettando anche pensieri che non condivide. C’è un prezzo da pagare per tutto, anche per evitare la spiacevole sensazione di essere superati da un mondo che corre più veloce di noi.

Nel frattempo sullo sfondo il tema centrale sfiorato dal bel pezzo su Wired, quello della necessità di raccontare e comprendere il valore sulla superficie della rete per farne il centro della nostra esperienza di conoscenza resta inaffrontato. Se ne sta lì, centrale e intonso. In attesa di intellettuali altrettanto eleganti ed altrettanto illuminati che (eventualmente) ci credano davvero.

Massimo Mantellini

Massimo Mantellini ha un blog molto seguito dal 2002, Manteblog. Vive a Forlì. Il suo ultimo libro è "Dieci splendidi oggetti morti", Einaudi, 2020