Il grande show di Servizio Pubblico

Servizio Pubblico è stato davvero un grande assist a Berlusconi, come molti stanno dicendo? Mi sono convinto anche io di sì. Provo a spiegarvi perché.

L’ospitata di Berlusconi è stata presentata a tutti come uno scontro, una resa finale. Santoro stesso ha evocato suggestivamente Granada e la sua corrida. Di fatto però a Santoro non interessava contraddire davvero Berlusconi. Sarebbe stato lungo, difficile, astioso e controproducente. Non c’è mai stato scontro perché in fondo gli scopi che i due contendenti avevano erano incidentalmente complementari.

Da una parte un uomo, Berlusconi, che si appresta a candidarsi per le politiche e aveva come obiettivo quello di convincere il maggior numero di persone della bontà delle sue proposte. Dall’altra Michele Santoro, nelle vesti di giornalista e produttore di un programma, il cui obiettivo, più volte dichiarato era quello di massimizzare l’attenzione del pubblico e ottenere un grande risultato di ascolto.
Si può dire che entrambi siano riusciti nel loro intento. Berlusconi ha ottenuto grande visibilità e ha avuto quasi due ore di penetrazione nelle case di un terzo del paese. Santoro ha dato vita a un grande show, che gli permetterà di andare al tavolo di La 7 forte di un risultato eccezionale.

Per come era concepita la trasmissione, Berlusconi non ha avuto contraddittorio. Ha risposto a delle domande. E anche quando le sue risposte negavano chiaramente l’evidenza o mistificavano la realtà nessuno ha mai davvero contestato cifre e fatti. Perché avrebbero spezzato il ritmo della trasmissione. Perché avrebbero alzato il livello dello scontro, trasformando il tutto in una guerra di cifre noiosa che avrebbe allontanato il pubblico. Una cosa che nessuno dei due aveva interesse a ottenere. Emblematico il momento in cui la Costamagna ha cercato di ottenere dal Cavaliere una risposta più precisa e meno elusiva, ottundendo da Santoro uno sbrigativo e maleducato «ti ha già risposto».

E così Santorero mandava i suoi servizi e le sue domande affilate, Berlusconi rispondeva quasi sempre quello che voleva, risultando spesso più abile e istituzionale di quello che in molti si aspettavano. Chi si immaginava un Berlusconi ormai sconfitto, messo a disagio e debilitato dalle tante bocche di fuoco, ha avuto una grossa sorpresa. L’ex premier si è dimostrato molto più competente, istituzionale e sul pezzo di quanto in molti credevano, godendo per molti momenti di una certa presa molle da parte del conduttore.

Mi è sembrato di vedere il film Frost/Nixon, il duello. David Frost voleva incastrare Nixon e costringerlo ad ammettere le sue responsabilità nel Watergate. Nixon era ormai vecchio, in pensione e considerato ormai in disarmo. Invece Frost si ritrova davanti un mastino, un vecchio volpone pieno di aneddoti verbosi e capacità dialettica formidabile. Per diverse ore capisce di non essere in grado di fronteggiarlo davvero, nonostante avesse tutti i dati per contestarlo.

L’unica reazione veemente Santoro l’ha avuta sull’aspetto apparentemente meno interessante della serata: l’elenco delle condanne di Travaglio. Cosa ha fatto arrabbiare Santoro?
Il fatto che Berlusconi leggesse una lettera non scritta da lui? Poco credibile.
Il fatto che Berlusconi ripagasse con moneta più grezza ma simile gli elenchi di Travaglio? Forse.
Il fatto che Berlusconi ammazzasse il ritmo e il livello dello spettacolo? Molto probabilmente.
Il Santorero è intervenuto a protezione della tenuta del suo show, non della verità.
Non è intervenuto quando Berlusconi ha detto che non ha mai licenziato nessuno o che i dipendenti di Mediaset non potevano rifiutare il trasferimento. Ci sono molte persone pronte a dire il contrario.
Nemmeno quando ha celebrato il suo ruolo strategico nell’elezione di Rasmussen. Che è altrettanto discutibile. Tutti ricordiamo l’umiliazione internazionale di quei giorni, passata in secondo piano solo dopo i drammatici fatti dell’Aquila.

In molte occasioni Santoro ha rinunciato al colpo del ko, limitandosi spesso a sorridere, a dare di gomito con i suoi amici, con l’aria di chi sta assistendo ad un montagna di balle che a tutti sarebbero sembrate tali e quindi non aveva senso nemmeno contestare. E in questo Santoro credo abbia sbagliato. All’elettore medio, che spesso ha in odio la superiorità morale del patriziato di sinistra, quei sorrisi sono sembrati spocchia. Quelle bocche di fuoco spuntate un assedio e Berlusconi un uomo solo contro l’arroganza, capace di reggere lo scontro e rispondere colpo su colpo. Non ho sondaggi alla mano, lo ammetto. Ma sono sicuro che presso l’elettorato degli indecisi Berlusconi abbia aumentato il suo consenso. Attendo qualche dato che me lo confermi.

Probabilmente non c’era modo di sottoporre Berlusconi a un vero faccia a faccia, con fact checking e un incedere giornalistico implacabile, che non lasciasse spazio a logorree e mistificazioni. Viene da chiedersi allora se avesse senso programmare l’evento. Quale servizio ha offerto Santoro con la serata di Berlusconi? Un servizio a sé stesso sicuramente, offrendo a sé e alla rete un grande spettacolo e un risultato d’ascolti record. Un buon servizio a Berlusconi che ha avuto modo di autorappresentarsi nel modo che aveva previsto. Un servizio meno buono per il pubblico, forse.

Ludovico Bessegato

Produttore creativo e regista. Laureato in Storia Contemporanea. Dal 2013 è Chief Creative Officer di Cross Productions per cui ha realizzato serie come "Il Cacciatore" e "Rocco Schiavone". Come regista ha diretto "Skam Italia", "Il Candidato", "Kubrick - Una Storia Porno"