Singalong

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).

Ho visto in ritardo “Super 8”, il film di JJ Abrams con i bambini e l’alieno cacciato dai grandi che però è buono e gli inseguimenti e le scene spettacolari (e un memorabile deragliamento del treno), insomma tutto il repertorio di E.T., ma riproposto con esperta maniera. La musica è di Michael Giacchino, quello della musica di Lost e di altre cose notevoli, ma in mezzo c’è anche una piccola scelta di canzoni rock di cassetta dei tardi anni Settanta – da “Heart of glass” a “Don’t bring me down” – e i ragazzini a un certo punto cantano tutti assieme “My Sharona” dei Knack. E quella cosa lì di cantare tutti assieme nei film, funziona sempre moltissimo: scelta facile e ruffiana, ma efficace appunto. Le migliori del genere che mi ricordo sono la famiglia di Nanni Moretti nella Stanza del figlio che canta in macchina “Insieme a te non ci sto più”, e la simmetrica, più triste, “La prima cosa bella” nel film con lo stesso nome di Paolo Virzì. Ma soprattutto “Tiny dancer” di Elton John sul pullman di Almost Famous, e “The tracks of my tears” in Platoon. Non lo so perché funzioni sempre – lo chiamano “singalong”, gli americani – dev’essere lo stesso meccanismo del karaoke, e delle lucine di natale.