Zerocalcare e le polemiche sulla copertina dell’Espresso

Zerocalcare e le polemiche sulla copertina dell'Espresso

La scorsa settimana il settimanale L’Espresso ha pubblicato una lunga intervista al fumettista Zerocalcare, a cui è stata dedicata anche la copertina con il titolo “L’ultimo intellettuale”. Zerocalcare, il cui vero nome è Michele Rech, aveva commentato la copertina venerdì sera durante il programma Propaganda Live, dicendo che «tutte le volte che mi hanno chiesto se sono un intellettuale ho sempre risposto di no» e che nonostante nella foto in copertina sembrasse essersi messo “in posa”, in realtà lui non sapeva nemmeno dove fosse stata realizzata la foto: «Non so dove l’hanno pescata su Internet», ha detto.

Venerdì Zerocalcalcare aveva anche scritto un post su Facebook in cui spiegava di non aver scelto lui né la foto né il titolo della copertina, facendo intuire che non fosse molto d’accordo sulla scelta editoriale: «Qualsiasi cosa vediate oggi (o domani o fino al giorno della vostra morte) ricordate che: 1) non faccio io le copertine 2) me vojo ammazzà pe molto meno me vesto da mucca e vado al mattatoio sperando che me confondono».

Lunedì, infine, ha pubblicato un ulteriore commento su Facebook e sulle storie di Instagram riguardo alla copertina dell’Espresso, dicendo che «se dovessi scegliere tra definirmi un intellettuale o una foca ammaestrata mi riconoscerei di più nella foca ammaestrata, ma un giornale può decidere di titolare come cazzo vuole e non me deve chiedere il permesso». Ha aggiunto però che dopo il suo intervento a Propaganda Live alcuni avevano pensato che dicendo di non sapere da dove fosse stata presa la foto di copertina stesse sminuendo «la professionalità e il lavoro di chi quella foto l’ha scattata», e ha quindi pubblicato il nome della fotografa che aveva realizzato la foto alcuni mesi fa a margine del Festival di Internazionale, Isabella De Maddalena.

Zerocalcare ha quindi concluso dicendo che «io pensavo de dové passà una settimana a discute co chi se lamentava dell’intervista per le questioni della violenza o der decoro, invece non gliene frega un cazzo a nessuno e tutto er tema è se uno è intellettuale o no, ma come cazzo ve va boh».

[La consueta rubrica delle giustificazioni]
Giuro che è l’ultima di sta settimana, ma in questa annosa vicenda della…

Pubblicato da Michele Rech su Lunedì 23 novembre 2020

I video dell’uomo che sussurra ai procioni

I video dell'uomo che sussurra ai procioni

Da qualche settimana hanno iniziato a circolare molto sui social network i video di un uomo canadese che seduto su una panchina nella veranda di casa sua viene raggiunto da decine di procioni, e a cui distribuisce cibo con amichevole familiarità. L’uomo si chiama James Blackwood e sul suo canale YouTube si fa chiamare “Raccoon Whisperer” (“L’uomo che sussurra ai procioni”), citando un famoso romanzo da cui fu tratto un film con Robert Redford, The Horse Whisperer (L’uomo che sussurrava ai cavalli).

Blackwoood vive a Pictou County, in Nuova Scozia, Canada, ed è un membro in pensione della polizia canadese a cavallo. Nonostante i suoi video abbiano acquistato una notevole popolarità solo di recente, lui pubblica video in cui è in compagnia di procioni sin dal 2011. In un video del 2016 aveva detto che la passione per i procioni la deve a sua moglie, morta nel 2013, che nel 1999 ne soccorse uno che era stato investito da un’auto. Dopo essere stato rimesso in libertà, era però tornato nella loro casa, portando insieme a lui altri procioni. Da allora la casa di Blackwood è diventata una meta fissa dei procioni che abitano nella zona, che di notte gli fanno visita in cerca di cibo.

Blackwood documenta giornalmente le visite dei procioni, e oggi il suo canale YouTube ha più di 300mila iscritti. Nonostante i procioni a cui Blackwood dà da mangiare siano mansueti, il governo della Nuova Scozia sconsiglia questa pratica, che potrebbe arrecare danni sia all’ecosistema che alla salute degli esseri umani. I procioni infatti possono causare gravi infezioni stando a contatto con l’uomo, e in particolare la Bailisascariasi.

Il gran traffico di un sovrappassaggio per animali selvatici su un’autostrada dello Utah

Il gran traffico di un sovrappassaggio per animali selvatici su un'autostrada dello Utah

Per gli animali selvatici le strade possono essere un grosso problema. Dividono in due gli ecosistemi naturali dove vivono, in molti casi sono impossibili da attraversare e, anche quando lo sono, sono pericolosissime, specie se sono strade su cui automobili e altri mezzi a motore si spostano a velocità elevate. Per questo in molte zone degli Stati Uniti sono stati costruiti sovrappassaggi e sottopassaggi destinati proprio agli animali e pensati per evitare la riduzione del territorio a loro disposizione – e salvaguardarli dagli incidenti stradali. Uno di questi si trova nello Utah: è il primo a passare sopra la Interstate 80, un’autostrada che collega la California e il New Jersey. Grazie a una serie di fototrappole la Utah Division of Wildlife Resources ha potuto verificare che la fauna locale apprezza il sovrappassaggio, trafficato notte e giorno da animali di ogni genere, da scoiattoli e lucertole ad alci, linci e orsi.

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