A Wuhan hanno fatto un concerto in piscina con migliaia di persone

A Wuhan hanno fatto un concerto in piscina con migliaia di persone

Nei giorni scorsi nel parco acquatico Maya Beach della città cinese di Wuhan si è svolto un festival musicale a cui hanno partecipato migliaia di persone, senza rispettare le norme che impongono il distanziamento fisico e l’uso di mascherine. Wuhan è la città della provincia cinese di Hubei da cui si sospetta sia iniziata la pandemia, e la prima ad aver imposto il lockdown ai propri abitanti lo scorso gennaio. Per questo le foto e i video della serata del 15 agosto sono diventate virali e hanno sollevato diverse critiche nel resto del mondo, dove la diffusione del virus continua a essere un problema e gli assembramenti vietati.

A Wuhan le restrizioni per contenere la diffusione del coronavirus sono state allentate a partire da aprile, e da metà maggio non sono più stati registrati contagi all’interno della città e della provincia. In molti paesi asiatici in cui la situazione sanitaria è sotto controllo, le regole per quanto riguarda eventi, concerti e luoghi di intrattenimento sono meno rigide di quelle imposte dalla maggior parte degli altri paesi del mondo, in cui invece gli assembramenti sono ancora vietati o molto limitati. In Italia giusto ieri il governo ha deciso di imporre nuovamente la chiusura delle discoteche per fronteggiare l’aumento del numero di casi positivi al coronavirus.

A Tokyo ci sono dei bagni pubblici con le pareti trasparenti

A Tokyo ci sono dei bagni pubblici con le pareti trasparenti

Recentemente in alcuni parchi del quartiere di Shibuya, a Tokyo, sono stati installati diversi bagni pubblici con le pareti trasparenti, che diventano opache solo quando i bagni sono occupati. Le nuove strutture fanno parte del progetto “Tokyo toilet” della fondazione Nippon, un’organizzazione no-profit e non governativa, e hanno l’obiettivo di aumentare la fiducia nei bagni pubblici e il loro utilizzo.

I bagni pubblici giapponesi spesso rimangono impressi nella memoria di chi visita il paese, non solo perché tendenzialmente molto puliti, ma anche perché presentano funzionalità tecnologiche che non si trovano quasi mai all’estero, come un pulsante che fa partire una musica di sottofondo per coprire i rumori, o un altro che attiva un getto d’acqua con la stessa funzione del bidè.

Nonostante questo i bagni pubblici giapponesi, soprattutto quelli dei parchi, hanno una brutta reputazione nel paese: la fondazione Nippon ha rilevato che molte persone li considerano erroneamente posti «bui, sporchi, puzzolenti e spaventosi», anche perché si teme che qualcuno potrebbe essere nascosto dentro il bagno con lo scopo di aggredire chi vi entri.

La struttura è stata ideata dal gruppo creativo della fondazione, che comprende l’architetto giapponese Shigeru Ban, che nel 2014 ha vinto il rinomato premio Pritzker per l’architettura. La fondazione progetta di installare i nuovi bagni pubblici in 17 posti nel quartiere di Shibuya entro la prossima primavera.

A Messina hanno deciso di sanificare la sabbia per rendere le spiagge “COVID free”

A Messina hanno deciso di sanificare la sabbia per rendere le spiagge "COVID free"

Il sindaco di Messina Cateno De Luca il 15 agosto ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un video in cui si vedono degli operatori che “spruzzano” un prodotto su una spiaggia attraverso rumorosi macchinari portati a spalla. De Luca ha commentato: «Le nostre spiagge sono COVID FREE! Ecco perché! Messina Servizi sta sanificando le nostre spiagge grazia ad un finanziamento concesso dall’assessorato territorio ed ambiente e sanità. Dalle 6:00 alle 10:00 ci saranno 20 squadre che faranno quest’attività». In sostanza per il sindaco quel tipo di sanificazione della spiaggia garantirebbe che non ci possano essere contagi da coronavirus: le cose non stanno esattamente così.

Secondo l’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità, spruzzare disinfettanti all’aperto su superfici porose come le strade, ma quindi a maggior ragione sulla sabbia, è inefficace per sconfiggere il coronavirus perché è «improbabile» che l«’irrorazione di sostanze chimiche sia adeguata a coprire tutte le superfici per il tempo necessario a inattivare i patogeni». Anzi, «spruzzare disinfettanti, anche all’aperto, può essere dannoso per la salute umana».

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