Alla Commissione Europea ci si è chiesti se lo scambio di vodka e vino tra Putin e Berlusconi sia legale

Alla Commissione Europea ci si è chiesti se lo scambio di vodka e vino tra Putin e Berlusconi sia legale

Mercoledì mattina a Bruxelles, nel corso di una conferenza stampa, la portavoce della Commissione Europea per la Concorrenza, Arianna Podestà, ha risposto alle domande di alcuni giornalisti riguardo ai doni alcolici che si sarebbero scambiati Silvio Berlusconi e il presidente russo Vladimir Putin. Le domande hanno riguardato un’eventuale violazione delle sanzioni imposte dall’Unione Europea alla Russia.

Martedì Berlusconi, durante una riunione di Forza Italia, aveva detto di aver riallacciato i rapporti con Putin e di aver ricevuto da lui per il compleanno «20 bottiglie di vodka e una lettera dolcissima». Berlusconi aveva aggiunto di aver risposto al regalo «con delle bottiglie di Lambrusco e una lettera altrettanto dolce».

Mercoledì a Bruxelles i giornalisti – come David Carretta di Radio Radicale e Marco Bresolin della Stampa – hanno quindi chiesto se lo scambio di regali comporti una violazione delle sanzioni europee, e Podestà ha risposto dicendo che «quello che posso dire è che nel quinto pacchetto di sanzioni abbiamo deciso di estendere il divieto di esportazioni anche agli alcolici, inclusa la vodka. L’importazione è proibita». Podestà ha però specificato che l’attuazione delle sanzioni è responsabilità dei singoli stati, intendendo quindi che non è compito della Commissione vigilare su eventuali violazioni.

Podestà non ha saputo dire se però anche gli alcolici regalati e non comprati costituiscano una violazione delle sanzioni, ma in serata un portavoce della Commissione ha confermato che anche i regali rientrano nelle sanzioni.

Un giornalista ha poi chiesto a Podestà se anche l’invio di bottiglie di Lambrusco da Berlusconi a Putin violi le sanzioni, dato che è vietata l’esportazione di beni di lusso in Russia (ovvero beni sopra un valore di 300 euro). Podestà ha detto di non sapere se le bottiglie di Lambrusco inviate da Berlusconi siano da considerare beni di lusso e che verificherà anche questo.

L’accoglienza entusiasta in Iran per Elnaz Rekabi, l’atleta che aveva gareggiato senza velo

L'accoglienza entusiasta in Iran per Elnaz Rekabi, l'atleta che aveva gareggiato senza velo

Mercoledì Elnaz Rekabi, atleta iraniana che domenica aveva partecipato ai Campionati asiatici di arrampicata sportiva di Seul, in Corea del Sud, e che aveva gareggiato senza il velo islamico, è tornata in Iran, dove è stata accolta da una folla festante. Decine di persone hanno atteso il suo ritorno all’aeroporto di Teheran, tra applausi e cori in cui si esaltava il suo coraggio e il suo eroismo.

Le donne iraniane sono obbligate a indossare il velo anche quando partecipano a competizioni sportive, e in molti in Iran avevano interpretato la decisione di Rekabi di non indossarlo come un gesto di sostegno al movimento di protesta contro il regime che va avanti da settimane nel paese.

In realtà, dopo che per diverse ore non si erano avute più notizie di lei e dopo che diversi giornali avevano ipotizzato che per quel suo gesto potesse essere punita, martedì Rekabi aveva chiesto scusa su Instagram per non aver indossato il velo, e aveva spiegato che non lo aveva fatto per un non meglio precisato problema e perché il suo turno di scalata era arrivato senza che lei fosse pronta.

Lo ha ripetuto anche al suo arrivo a Teheran, ma ci sono molti dubbi sulla sincerità delle sue parole. Si teme infatti che possa essere stata costretta dalle autorità iraniane a chiedere scusa, per non rischiare di essere incarcerata. Dopo l’arrivo in aeroporto, è stata fatta entrare in un camioncino che ha attraversato rapidamente la folla. Al momento non è chiaro dove sia stata portata.

I danni al gasdotto Nord Stream 1, filmati con un drone sottomarino

I danni al gasdotto Nord Stream 1, filmati con un drone sottomarino

Il giornale svedese Expressen ha pubblicato un video e alcune fotografie dei danni subiti dal gasdotto Nord Stream 1 a causa delle esplosioni (probabilmente un sabotaggio) avvenute il 26 settembre. Il gasdotto è stato colpito nel suo tratto sottomarino, nel mar Baltico: il video, poi diffuso da varie agenzie di stampa e giornali di altri paesi, è stato girato con un drone subacqueo della società Blueye Robotics a 80 metri di profondità. Mostra che circa 50 metri del condotto sono stati distrutti dall’esplosione; agli estremi di tale sezione l’acciaio e il calcestruzzo di cui è fatto il tubo appaiono lacerati.


Il Nord Stream 1 è uno dei due gasdotti (l’altro è il Nord Stream 2) costruiti per portare il gas naturale russo in Europa. Il Nord Stream 2 non è mai entrato in funzione a causa delle tensioni tra Russia e Unione Europea. Il Nord Stream 1 invece era stato chiuso dall’azienda energetica statale russa Gazprom ad agosto, dopo mesi in cui aveva funzionato a capacità ridotta: ufficialmente per problemi tecnici, ma si ritiene che la chiusura fosse stata decisa come ritorsione per le sanzioni imposte al governo russo per l’invasione dell’Ucraina. Entrambi i gasdotti comunque erano pieni di gas naturale, interamente fuoriuscito dopo il sabotaggio, di cui la comunità internazionale sospetta la Russia.

Ogni gasdotto è costituito da un tubo di acciaio spesso 4 centimetri e avvolto in 11 centimetri di calcestruzzo; una sezione lunga 12 metri pesa circa 24 tonnellate.

Tubi inutilizzati per la costruzione del gasdotto Nord Stream 2 a Mukran, in Germania, il 30 settembre 2022; il tratto del Nord Stream 1 danneggiato e mostrato nel video era realizzato con tubi analoghi (EPA/HANNIBAL HANSCHKE, ANSA)

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