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  • Venerdì 22 settembre 2023

Il video del duro discorso di Giorgio Napolitano ai partiti dopo la rielezione nel 2013

(@presidenzarepubblica/YouTube)
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Giorgio Napolitano, che è morto venerdì sera all’età di 98 anni, fu il primo presidente della Repubblica italiana a essere eletto per un secondo mandato (ma non l’ultimo, che è stato Sergio Mattarella nel 2022). Dopo la prima elezione nel 2006 fu eletto una seconda volta nel 2013: aveva 87 anni ed era anche il presidente più anziano della storia repubblicana al momento dell’elezione. Il 22 aprile, al momento del giuramento davanti al parlamento riunito in seduta comune alla Camera dei deputati, Napolitano approfittò del suo discorso per criticare duramente i partiti per avere rimandato e mai portato a termine una serie di riforme, e per la loro incapacità di rinnovarsi. E accettò di fare per una seconda volta il presidente della Repubblica a patto che ci fosse una “collettiva assunzione di responsabilità” da parte dei partiti.

Napolitano, che aveva ottenuto 738 voti, iniziò il discorso ringraziando «per avermi con così largo suffragio eletto presidente della Repubblica», ma ribadì la «convinzione che la non rielezione, al termine del settennato, è l’alternativa che meglio si conforma al nostro modello costituzionale di presidente della Repubblica». Definì la sua rielezione «il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità» e ne fece «una rapida sintesi, una sommaria rassegna».

A febbraio di quell’anno si erano tenute le elezioni politiche, i cui risultati avevano portato a una situazione di stallo per certi versi senza precedenti: il Movimento 5 Stelle era stato il partito italiano più votato e nessuna delle due principali coalizioni (quella di sinistra guidata dal PD e quella di destra dal Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi) aveva la maggioranza per governare. La proposta di un secondo mandato di Napolitano era arrivata da PD, PdL e Lega Nord, ma non era stata votata dal Movimento 5 Stelle. Dopo l’elezione di Napolitano l’intera segreteria nazionale del Partito Democratico si era dimessa.