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  • Mercoledì 8 settembre 2021

La rimozione della controversa statua del generale Lee di Richmond, in Virginia

(Steve Helber - Pool/Getty Images)
(Steve Helber - Pool/Getty Images)

L’8 settembre a Richmond, la capitale della Virginia, è stata rimossa la statua equestre di Robert E. Lee, il generale che durante la Guerra civile americana comandava l’esercito sudista, quello degli stati favorevoli allo schiavismo. La statua, alta 6,4 metri, era uno dei principali monumenti contestati durante le proteste per l’omicidio di George Floyd dell’anno scorso per via del loro significato politico: era stata eretta nel 1890, nel periodo in cui furono introdotte le leggi di segregazione razziale (le cosiddette leggi Jim Crow), che istituzionalizzarono le discriminazioni verso i neri nonostante l’abolizione della schiavitù.

Il governatore della Virginia, il Democratico Ralph Northam, aveva annunciato la rimozione della statua più di un anno fa, dicendo: «In Virginia non si può più diffondere una versione falsa della storia e, nel 2020, onorare ancora un sistema che era basato sulla schiavitù. (…) Quella statua è stata lì per molto tempo. Ma era sbagliata allora ed è sbagliata adesso. Quindi la tireremo giù». La rimozione era stata ritardata a causa di due ricorsi presentati da alcuni cittadini di Richmond: la settimana scorsa la Corte Suprema della Virginia li ha rigettati. Il piedistallo della statua, alto 12 metri, rimarrà dove si trova finché non sarà realizzato un progetto per cambiare la zona in cui si trova, nel centro di Richmond.

Durante le proteste del 2020 la statua di Lee era stata vandalizzata, ma anche in precedenza c’erano state delle richieste per la sua rimozione, da parte dei progressisti e della comunità afroamericana. Ad esempio, se ne era parlato nel 2017, in occasione della manifestazione di Charlottesville, in cui un uomo in automobile aveva investito un gruppo di manifestanti che si opponevano a un raduno di estremisti di destra.