Le immagini del controverso murale con slogan del Partito Comunista cinese a Londra

(© Hesther Ng/SOPA Images via ZUMA/ansa)
(© Hesther Ng/SOPA Images via ZUMA/ansa)

Sabato a Brick Lane, una via di Londra famosa per i graffiti e la street art, un gruppo di studenti d’arte cinesi ha dipinto di bianco un muro lungo 10 metri. Ha coperto i murales che vi erano disegnati e vi ha scritto sopra in rosso alcuni slogan del Partito Comunista cinese. Gli slogan sono composti da 24 caratteri cinesi e rappresentano i 12 «valori centrali del socialismo», cioè i 12 princìpi del socialismo cinese per come erano stati individuati dall’ex presidente Hu Jintao e poi riproposti dall’attuale presidente Xi Jinping. Sono: «Prosperità, democrazia, civilizzazione, armonia, libertà, uguaglianza, giustizia, stato di diritto, patriottismo, dedizione, integrità e cordialità».

Vicino al murale gli artisti cinesi hanno attaccato un foglio in cui definivano l’opera una «forte mostra di libertà d’espressione» e aggiungevano che «i caratteri rappresentano un ricordo silenzioso dell’oppressione della libertà di pensiero, di parola e di stampa che è ancora presente in Cina nel 2023».

Nonostante la descrizione dell’opera, non è del tutto chiaro se l’intento degli artisti fosse effettivamente quello di criticare il Partito Comunista cinese (evidenziando l’ipocrisia di promuovere a parole valori universali e poi di violarli nella pratica) oppure se la loro fosse un’operazione ironica di propaganda. Yi Que, uno degli artisti coinvolti, ha scritto su Instagram che il murale è un modo per «contrastare la falsa libertà dell’Occidente coloniale».

 

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In ogni caso, poche ore dopo la pubblicazione delle prime foto sui social network, i 24 caratteri erano già stati coperti con altri slogan contrari al Partito Comunista, come “Free Tibet”, “Fuck Communism” o “4 giugno”, cioè la data del massacro di piazza Tiananmen del 1989. Due giorni dopo, lunedì, il muro era stato ridipinto di bianco dall’amministrazione locale. Yi Que ha successivamente pubblicato un comunicato in cui ha detto che l’opera non aveva particolare valenza politica, e che lui e i suoi colleghi sono stati duramente aggrediti online.