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  • Mercoledì 10 maggio 2023

La protesta contro Luca Barbareschi che riprende l’antica pratica dell’anasyrma, cioè della “gonna in su”

(Chiara Zanini/Twitter)
(Chiara Zanini/Twitter)

Mercoledì a Roma c’è stata una piccola manifestazione contro alcune dichiarazioni dell’attore e regista Luca Barbareschi pubblicate martedì in un’intervista a Repubblica. Una decina di persone tra attiviste e attivisti si sono messe in fila avanti al Teatro Eliseo e hanno sollevato le gonne, facendo vedere i genitali ai passanti. Il gesto di alzare la gonna e mostrare i genitali femminili (non solo, in questo caso) non è casuale e non è una novità: si chiama anasyrma (o anasuromai), che tradotto dal greco antico significa appunto “gonna in su”. Ha un significato simbolico particolare nell’arte e nella letteratura antica, che è stato più recentemente assorbito da alcuni gruppi femministi all’interno delle loro azioni di protesta.

– Leggi anche: L’anasyrma dall’antichità alla “Naked Athena”

Una delle storie più antiche sull’anasyrma risale alla mitologia greca ed è quella del personaggio di Baubo, una megera che col gesto dissacrante di alzarsi la gonna riuscì a far ridere la dea Demetra, disperata per aver perso la figlia Persefone. In generale molte fonti risalenti a culture e periodi storici diversi parlano del potere apotropaico (cioè di scacciare le forze maligne) della nudità femminile. Ma all’anasyrma viene attribuito potere ancora oggi: in Africa per esempio le proteste fatte da donne nude sono frequenti e il gesto di mostrare la nudità è spesso interpretato come qualcosa di minaccioso. Un esempio più recente e vicino è quello della manifestazione dell’8 marzo del 2017, quando a Milano fu organizzato un flash mob femminista che consisteva proprio nell’alzarsi la gonna nello stesso momento.

La protesta di mercoledì è stata organizzata dal collettivo Il Campo Innocente, composto da persone che lavorano nel mondo dello spettacolo e che da anni si occupano di sollevare «la questione della violenza, del sessismo e della precarietà nel mondo artistico». Il Campo Innocente ha manifestato la propria solidarietà all’associazione Amleta, che contrasta disparità e violenza nel mondo dello spettacolo e che è stata esplicitamente citata e criticata da Barbareschi in un passaggio dell’intervista in cui sminuisce le denunce di molestie di alcune delle attrici che ne fanno parte.

Nell’intervista Barbareschi dice «che alcune di queste non sono state molestate» e che hanno usato le denunce per farsi pubblicità. In risposta a queste affermazioni, durante la protesta, Il Campo Innocente ha sollevato cartelli che compongono la frase «Lo stupro non è un barbatrucco» e hanno diffuso un testo di accompagnamento alla manifestazione in cui spiegano che «Le parole – come i gesti, come le azioni – feriscono, umiliano, fanno violenza» e «Negare legittimità alle parole di chi denuncia è un ulteriore atto di violenza».