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  • Martedì 16 febbraio 2016

I “chiarimenti” del Manifesto su Giulio Regeni

Il Manifesto ha pubblicato alcuni “chiarimenti” su Giulio Regeni, il ricercatore ucciso in Egitto che lo stesso Manifesto aveva descritto come un suo collaboratore, e di cui aveva pubblicato un articolo postumo. Nell’articolo il Manifesto spiega però che quell’articolo era l’unico che Regeni avesse mai inviato al giornale, ed era stato poi pubblicato su un’altra testata perché il Manifesto non lo aveva pubblicato. Un altro “chiarimento” – a dire la verità non chiarissimo – affronta la questione del pagamento dei collaboratori (che comunque però non riguarda Regeni, visto che non aveva mai pubblicato col giornale).

Da questo punto di vista, chiariamo la questione del «collaboratore». Giulio Regeni era entrato in contatto con il manifesto, non era un collaboratore come tradizionalmente s’intende. Diverso è il caso di sfruttare il lavoro gratuito, come recita una delle accuse circolate in Rete. Su questo il manifesto può ricordare le tante pagine dedicate all’analisi di come il lavoro gratuito è usato contro gli altri lavoratori (ad esempio qui).

Ma ci sono tanti freelance che scrivono per il manifesto. Per noi sono compagni di viaggio. Li paghiamo poco e spesso in ritardo. Ma li paghiamo. Collaborare con noi vuol dire sensibilità comune sui contenuti, approfondimento di temi condivisi, e poi anche un articolo.

Non a caso Giulio Regeni era entrato in rapporti con noi — a questo teniamo in modo particolare -, visto il nostro lavoro d’indagine e denuncia sulle crisi del Medio Oriente e in particolare sull’Egitto.