Se pensate ancora ai rigori dell’Italia, dovreste vedere quelli di Argentina-Colombia

Se pensate ancora ai rigori dell’Italia, dovreste vedere quelli di Argentina-Colombia

Nella notte tra martedì e mercoledì, qualche ora dopo Italia-Spagna, in Brasile si è giocata Argentina-Colombia, seconda semifinale della Copa America, il torneo continentale del calcio sudamericano. Anche questa semifinale è finita ai calci di rigore, dopo l’1-1 dei tempi regolamentari con i gol di Lautaro Martinez e Luis Diaz. Ai rigori il portiere argentino Emiliano Martinez ne ha parati tre ed è stato decisivo per la vittoria finale. La partita si è giocata a Brasilia, a porte chiuse, e così si sono potuti sentire tutti gli improperi e le minacce urlate da Martinez ai calciatori colombiani, che pare abbiano avuto effetto.

Dopo un rigore sbagliato dalla Colombia, anche Lionel Messi ha avuto qualcosa da dire al difensore avversario Yerry Mina, suo ex compagno di squadra al Barcellona: gli urlato «balla ora! balla ora!», perché ai quarti contro l’Uruguay Mina aveva ballato sul dischetto dopo aver segnato.

Con la vittoria ai rigori, l’Argentina si è qualificata alla finale di Copa America, che giocherà domenica notte contro gli storici rivali del Brasile, che nella loro semifinale hanno eliminato il Perù.

Il primo incontro tra i leader separatisti catalani dopo quasi quattro anni

Il primo incontro tra i leader separatisti catalani dopo quasi quattro anni

Dopo quasi quattro anni, 1.349 giorni per la precisione, l’ex presidente catalano Carles Puigdemont si è nuovamente incontrato faccia-a-faccia con Oriol Junqueras, che fu il vice di Puigdemont nel governo regionale che nell’ottobre 2017 dichiarò unilateralmente l’indipendenza della Catalogna dalla Spagna. I due non si incontravano da allora, perché appena dopo la dichiarazione di indipendenza Puigdemont fuggì in Belgio per non sottoporsi al giudizio di un tribunale spagnolo, mentre Junqueras decise di rimanere in Spagna e fu arrestato e poi condannato a 13 anni di carcere per i reati di malversazione e sedizione, che indica una rivolta pubblica contro le autorità. L’incontro è avvenuto a Waterloo, in Belgio, ed è stato possibile a seguito della grazia concessa a giugno dal primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ai leader separatisti catalani condannati, tra cui proprio Junqueras.

L’incontro è finito su tutte le homepage dei siti spagnoli non solo perché Puigdemont e Junqueras erano i due esponenti più importanti e influenti di quel governo indipendentista (non sono comunque dello stesso partito: Puigdemont è di centrodestra, Junqueras di sinistra); ma anche perché negli ultimi quattro anni si era discusso moltissimo del rapporto tra i due, delle tensioni che c’erano allora e della presunta delusione e frustrazione provata da Junqueras a causa della fuga di Puigdemont in Belgio. I due hanno comunque voluto chiarire che l’incontro non è stato dettato da motivi politici, ma è stato “personale”.

Sono passati 100 anni da questo allegro ballo del 4 luglio

Sono passati 100 anni da questo allegro ballo del 4 luglio

Nell’ultima scena del film del 1980 di Stanley Kubrick Shining – e se non l’avete mai visto e volete farlo, ovviamente, dovreste subito chiudere questa pagina – compare una fotografia in bianco e nero che ritrae un ballo del 4 luglio (giorno dell’Indipendenza americana) nell’Overlook Hotel, l’inquietante albergo in cui si svolge la storia. È uno dei finali più famosi della storia del cinema, per come spiazza lo spettatore includendo tra gli ospiti del ballo Jack Torrance, il personaggio interpretato da Jack Nicholson che fino ad allora era comparso in una linea temporale molto più recente. La foto fornisce una chiave di lettura per i misteri del film, suggerendo che Torrance sia un qualche tipo di reincarnazione di un ospite che partecipò a quel ballo, oppure di una presenza maligna che alberga nell’hotel. In realtà, le interpretazioni sono molte di più, come per tutti i film con un mistero così celebre e avvincente. Il ballo della foto, in ogni caso, si svolgeva il 4 luglio 1921, un secolo fa, secondo la didascalia.

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