Charlie

Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.

domenica 17 Ottobre 2021

La prima cosa da leggere al mattino

Abbiamo parlato in più occasioni delle preoccupazioni intorno al futuro dei giornali locali, in Italia e all’estero. La questione è particolarmente grave negli Stati Uniti, dove si stima che abbiano chiuso 1.800 giornali locali tra il 2004 e il 2018: 6AM City è un’azienda editoriale nata nel 2016 che fa newsletter cittadine con cadenza quotidiana e che vuole occupare questo vuoto d’informazione locale: non è una cosa nuova (il Post ha inaugurato quest’anno una newsletter settimanale dedicata a Milano), ma nelle ultime settimane se n’è tornato a parlare per la conferma che il progetto starebbe andando molto bene e si espanderà da 8 a 24 città. Qualche mese fa anche il sito Axios, che offre un servizio molto simile con Axios Localaveva annunciato l’aumento delle città coperte dalle newsletter, da 6 a 14.
I due modelli sono simili ed entrambi gratuiti, ma quello di 6AM è probabilmente più interessante perché è partito da zero come newsletter di una città, Greenville in South Carolina, e poi ha visto opportunità maggiori (mentre Axios Local è nato come parte di un’azienda più grande). Le newsletter arrivano ogni giorno alle 6 del mattino e sono pensate per essere lette in 5 minuti (qui un esempio): in testa c’è un piccolo approfondimento di giornata, poi un’agenda con eventi e cose da fare in città, notizie sul meteo, questioni cittadine, aneddoti sulla storia della città. Sono insomma molto pratiche e non coprono per scelta temi politici o delittuosi, quelli che noi faremmo rientrare nella categoria della “cronaca nera”. Uno dei due fondatori di 6AM, Ryan Heafy, ha spiegato di aver capito che i due argomenti non interessavano al pubblico, anche grazie a molti riscontri dei lettori, e ha fatto un esempio efficace: «Se Joe Biden venisse in città, non diremmo: “andate al comizio di Joe Biden”. Diremmo: “ecco che effetti avrà sul traffico”». Negli ultimi dati disponibili le prime otto città coperte da 6AM avevano in tutto 450mila iscritti.
Essendo un servizio gratuito, 6AM si sostiene soprattutto con la pubblicità, ma ha anche un negozio online in cui vende oggetti e indumenti con loghi e simboli delle città. I costi sono contenuti e la conoscenza approfondita del modello di una città ha permesso di replicarlo su larga scala in molte altre: a ogni newsletter lavorano due giornalisti, che a turno si occupano della stesura della newsletter e di alimentare il rapporto con la comunità di lettori, soprattutto attraverso i social network.


domenica 17 Ottobre 2021

La popolare rubrica Bonomi

La frequenza con cui il Sole 24 Ore dedica uno spazio e un titolo a una dichiarazione non particolarmente significativa del presidente di Confindustria – ovvero il proprio editore – sembra, a un’osservazione più attenta di questi mesi, avere una specie di “pattern” nelle mansioni fisse della redazione: almeno tre giorni ogni settimana, tra il martedì e il sabato, con un paio di richiami in prima pagina, con l’esecuzione sempre affidata alla stessa giornalista. Stavolta cinque: martedìgiovedìvenerdì, e sabato con la stessa dichiarazione di venerdì. E stamattina, domenica


domenica 17 Ottobre 2021

Domani nel suo piccolo

La consuetudine tra i quotidiani italiani di offrire agli inserzionisti pubblicitari anche una promozione giornalistica dei loro prodotti o brand all’interno di articoli non indicati come pubblicitari (un esempio sul Sole 24 Ore di mercoledì: uno e due) sembra avere raggiunto anche il più giovane di tutti, Domani. Che dalla sua nascita sta facendo abbastanza fatica con la raccolta pubblicitaria e raramente ha più di una pagina di pubblicità su tutto il giornale: forse anche per questo Domani ha scelto di pubblicare mercoledì un ritratto del fotografo del nuovo calendario Lavazza – con visibili citazioni del calendario stesso – dopo che lunedì Lavazza aveva comprato l’ultima pagina del giornale per una sua inserzione.


domenica 17 Ottobre 2021

Questioni di limiti etici

Un piccolo scandalo giornalistico negli Stati Uniti mostra gli aspetti di una questione delicata e importante nel lavoro dei giornalisti, e poco nota ai lettori: un noto giornalista sportivo della rete ESPN – stando ad alcune mail rese pubbliche da una vicenda giudiziaria – dieci anni fa chiese a una persona citata in un suo articolo di rivedere l’articolo stesso, domandandole di suggerire “qualunque cosa che vada aggiunta, cambiata, sistemata”, con toni molto subordinati e confidenziali (tra i due c’era un rapporto di conoscenza). La storia in questione è complicata e sta dentro un polverone di rivelazioni su cui negli Stati Uniti ci sono in questi giorni molte attenzioni, ma per quanto interessa a Charlie – e al dibattito nel settore che si è sviluppato laggiù – il tema interessante è il confine etico tra il chiedere per premura alle fonti che confermino le loro dichiarazioni o dei singoli passaggi su cui hanno conoscenza dei fatti, e invece il far rivedere e persino correggere interi articoli alle persone coinvolte o interpellate. La prima cosa è comprensibile e spesso ragionevole e prudente: la seconda è – per molti dei colleghi del giornalista intervenuti nella discussione – una diminuzione inaccettabile del proprio ruolo e della propria indipendenza. La prima cosa si fa, la seconda – affidare a qualcun altro la revisione e le decisioni finali sul contenuto di un articolo – no.
(il giornalista ha ammesso di avere sbagliato)


domenica 17 Ottobre 2021

All things Lercio

Lercio è diventato in meno di dieci anni il giornale satirico online più conosciuto e apprezzato, lavorando soprattutto su tic e consuetudini del sistema dell’informazione. Lo ha raccontato un articolo sul Post.
“Nonostante l’organizzazione e la grande notorietà, Lercio resta un hobby soprattutto per ragioni economiche. Sui social ha più follower di molti dei giornali italiani che scimmiotta (1,5 milioni su Facebook, 800mila su Twitter, 700mila su Instagram), ma i ricavi derivano soprattutto dalla pubblicità sul sito, dove il traffico è molto più contenuto. Dalle visualizzazioni e condivisioni sui social non si guadagna, a meno di non introdurre contenuti sponsorizzati: che sarebbero poco plausibili su Lercio, sia per gli inserzionisti che per il giornale. Altri ricavi arrivano dai libri pubblicati ogni anno, da alcune serate di comicità nei locali e da collaborazioni con radio e tv. Questi ricavi bastano a coprire le spese per mantenere il sito, i tecnici che se ne occupano e altre figure professionali che curano la comunicazione, oltre a organizzare gli eventi dal vivo nei locali. Quello che avanza non è sufficiente a pagare uno stipendio a ventidue persone, ma essere così tanti – nonostante i contenuti siano tutto sommato limitati – è un’esigenza creativa e di varietà di ciò che viene pubblicato”.


domenica 17 Ottobre 2021

Epilogo del caso Callimachi

Che era quella storia che aveva messo molto in imbarazzo il New York Times l’anno scorso: un suo podcast premiatissimo e una sua giornalista celebre avevano usato delle informazioni da una fonte che si era rivelata falsa, ed erano emersi controlli inadeguati da parte del giornale.
Adesso quella fonte, sotto processo in Canada, ha ammesso pubblicamente di essersi inventata tutta la storia del suo ruolo nell’ISIS.


domenica 17 Ottobre 2021

Quel ramo del Corriere a Como

Un aggiornamento sulla crisi del Corriere di Como, il quotidiano che viene venduto nella zona di Como insieme al Corriere della Sera, che nell’ultima settimana sembra essere peggiorata. Sabato sul giornale è uscito un comunicato sindacale in cui i giornalisti – che lamentano di non ricevere lo stipendio da diverso tempo, o di riceverlo in ritardo e ridotto – hanno annunciato altre giornate di sciopero insieme ai poligrafici che stampano il giornale, da sabato a lunedì: “In una ulteriore riunione con il liquidatore di Editoriale Srl, il dottor Michele Piscitelli, è stato nuovamente ribadito come sia ormai sempre più probabile e imminente la chiusura del giornale. Le ipotesi più attendibili indicano la possibile cessazione dell’attività già entro la fine del mese di ottobre”.


domenica 17 Ottobre 2021

Il nuovo direttore del Tirreno

L’azienda editrice non lo ha ancora annunciato, con ritardo di due settimane rispetto a quanto aveva comunicato, ma è stato scelto e presentato al Comitato di redazione il nuovo direttore del Tirreno, il quotidiano livornese (ma che ha edizioni in tutta la costa toscana) che un anno fa il gruppo editoriale GEDI (quello di Repubblica e Stampa e tuttora di una decina di quotidiani locali nel Nord) aveva venduto insieme a tre quotidiani emiliani a una società costituita da alcuni imprenditori senza grosse esperienze nell’editoria. Due settimane fa, dopo tormentati rapporti con la redazione, erano state comunicate le dimissioni del direttore Stefano Tamburini (che resta nell’azienda), e nei giorni successivi ha accettato di sostituirlo Luciano Tancredi, che ha 56 anni, è abruzzese, è stato a lungo al Messaggero, si era candidato col Partito Democratico all’Aquila nel 2012, e fino a ora si occupava delle Relazioni esterne nella società Fincantieri. Prenderà il ruolo formalmente dal 3 novembre.
Intanto non ci sono ancora notizie sulla ricerca di compratori della Nuova Sardegna – quotidiano di Sassari e della Sardegna settentrionale – che è rimasto il solo giornale locale di GEDI fuori dal Nord.


domenica 17 Ottobre 2021

Ci sono due Bezos per il Washington Post

Quando il Washington Post fu acquistato da Jeff Bezos, otto anni fa, tra le tante domande e ipotesi che vennero fatte sulle prospettive del giornale (che sono sicuramente migliorate da allora) ci furono anche riflessioni sulle difficoltà che il giornale avrebbe avuto nel trattare gli estesi interessi del nuovo editore in autonomia e imparzialità (si vedano tra l’altro le cose che abbiamo condiviso su Charlie spesso – e anche oggi – su come si muovono i maggiori quotidiani italiani in questo senso). Il giornale scrisse da subito con molta indipendenza sul suo nuovo editore, diede la notizia con un suo ritratto che non aveva indulgenze, e negli anni successivi ha dato l’impressione di trattare Amazon e gli altri affari di Bezos come qualunque altro giornale. Questo approccio è stato di nuovo molto notato questa settimana, dopo un articolo del Washington Post ricco di accuse sull’ambiente di lavoro di Blue Origin, la società di trasporti spaziali di Bezos, e sui suoi limiti e fallimenti.


domenica 17 Ottobre 2021

Il Foglio fa un mensile

È un’apparente controtendenza, ma con delle spiegazioni: diverse testate di dimensione medio piccola stanno creando delle pubblicazioni di carta periodiche in un tempo in cui le tradizionali riviste periodiche sono molto in difficoltà. Le spiegazioni della contraddizione sono che le suddette testate investono su un piccolo ma fedele capitale di lettori affezionati al brand, su una capacità di attrarre inserzionisti pubblicitari maggiore degli spazi che possono offrire loro nei loro formati esistenti, e su un’attenzione molto contemporanea al contenimento dei costi e allo sfruttamento delle risorse interne. Così nei mesi scorsi sono nate la rivista del Post (di cui tra un mese uscirà il secondo numero), le molte pubblicazioni create da Linkiesta, ora sta per nascere un nuovo settimanale di Internazionale, e il Foglio ha appena annunciato un suo magazine mensile allegato al quotidiano. Si chiama Review, il primo numero sarà in edicola sabato prossimo, avrà 48 pagine: è diretto da Annalena Benini, giornalista del Foglio da vent’anni, con la collaborazione di Paola Peduzzi e Giulia Pompili. È una rivista “di cultura” ma che già dal primo numero si permette racconti e reportage fuori dai convenzionali perimetri di questa definizione. Sarà in vendita tutto il mese in allegato con la copia quotidiana del Foglio e al prezzo di 50 centesimi in più: l’obiettivo è una raccolta pubblicitaria che renda l’operazione sostenibile (nel primo numero è stata molto soddisfacente, ma i “lanci” di nuovi progetti attraggono sempre più facilmente gli inserzionisti).


domenica 17 Ottobre 2021

Li disegnano avvoltoi

Il magazine americano Atlantic ha deciso di raccontare più approfonditamente il fondo che si chiama Alden Global Capital e che è stato molto citato nei mesi passati (anche su Charlie) per le operazioni con cui ha acquistato grandi aziende giornalistiche statunitensi in difficoltà – nella più recente la testata coinvolta più importante è il quotidiano Chicago Tribune, che si aggiunge ad altri duecento giornali – e per la fama di ridimensionarle per portare a casa i profitti a breve termine generati dai tagli. L’articolo mostra in maniera coinvolgente e deprimente quanto in soli pochi mesi le forze del Chicago Tribune e le sue capacità siano state indebolite da tagli, smantellamenti, eliminazione di risorse, da parte di un editore invisibile che non si manifesta in nessun modo e si astiene da risposte e commenti pubblici sulle sue operazioni (i due maggiori responsabili del fondo Alden sono noti per la loro riservatezza, e raccontati dall’Atlantic come personaggi da film sugli squali della finanza).
“Il modello è semplice: sventra la redazione, vendi il patrimonio immobiliare, aumenta i prezzi degli abbonamenti e porta a casa più soldi possibile fino a che avrai perso così tanti abbonati da chiudere il giornale […] Con riduzioni aggressive dei costi Alden può pubblicare i suoi giornali in attivo per anni intanto che il prodotto peggiora, ignorando le perdite di lettori delusi”.


domenica 17 Ottobre 2021

Mondadori cede quasi tutto a Belpietro

Negli ultimi giorni ci sono state nuove conferme a una notizia che affiorava da un po’ di tempo e che corrisponde a quello che già si sapeva delle priorità dell’editore Mondadori: che starebbe per concludere la vendita al gruppo editoriale La Verità (guidato dal direttore del quotidiano omonimo Maurizio Belpietro) anche del settimanale Donna Moderna e del mensile Casa Facile, dopo aver ceduto negli ultimi anni allo stesso editore PanoramaConfidenzeSale & Pepe e altre riviste.
L’operazione va nel senso che Mondadori ha comunicato spesso negli ultimi anni, di voler investire soprattutto nel suo business dei libri e nelle attività digitali dismettendo progressivamente l’impegno sui giornali: se si concludesse questa cessione le sue riviste rimarrebbero Chi (che è ritenuto un asset di relazioni e interessi che va oltre il suo valore commerciale), Sorrisi e Canzoni (che continua a essere il settimanale più venduto in Italia con gran distacco, e una diffusione di oltre 400mila copie) e Grazia e Interni, su cui da tempo circolano ipotesi di cessioni ad altri editori.
Donna Moderna ha tuttora una diffusione di 165mila copie, Casa Facile di 123mila. Le testate acquisite finora dal gruppo La Verità hanno dei bilanci generalmente soddisfacenti, grazie alle drastiche ma efficaci riduzioni dei costi, soprattutto del personale: il lavoro fatto in quel gruppo sembra voler essere più in quella direzione che in progetti di ideazione o rinnovo di opportunità che non siano quelle dei ricavi pubblicitari su carta.
I giornalisti dei periodici Mondadori hanno diffuso un comunicato di protesta rispetto alle notizie sulle ipotesi di cessione.


domenica 10 Ottobre 2021

Cose che ci sfuggono

Le cose che leggete su Charlie si devono anche alla collaborazione delle persone che ci raccontano cose da dentro le aziende giornalistiche e le redazioni. Chi abbia notizie o storie interessanti per capire il dannato futuro – e presente – dei giornali è benvenuto (e può rispondere a questa mail): sappiamo che ce ne sono tantissime, là fuori.


domenica 10 Ottobre 2021

Libero ha perso contro Raggi

Nella causa della ex sindaca di Roma contro il quotidiano per il famigerato titolo e l’articolo che Libero fece su di lei. Sono stati condannati per diffamazione l’autore dell’articolo Vittorio Feltri e l’allora direttore responsabile Pietro Senaldi, entrambi al pagamento di una multa, rispettivamente di 11mila e 5mila euro. L’accusa aveva chiesto una pena detentiva per gli imputati, e Libero aveva pubblicato due settimane fa articoli di grande allarme e protesta per questa eventualità (che non è mai stata davvero probabile, malgrado l’imprevedibilità di quello che avviene nei tribunali italiani). Libero ha ritenuto di raccontare la condanna ai propri lettori come se fosse stata una vittoria.


domenica 10 Ottobre 2021

Per solutori più che abili

Da ormai molti mesi il New York Times – il quotidiano più famoso del mondo, protagonista del maggiore successo di questi anni nello sfruttamento degli abbonamenti online – cita tra i maggiori fattori della crescita dei suoi abbonati due servizi che non sono strettamente giornalistici, ovvero i giochi e il “food”. Martedì il sito del Poynter Institute – un ente americano che si occupa di giornalismo – ha raccontato in particolare il successo del “Mini cruciverba” quotidiano e come sia diventato un veicolo di coinvolgimento di abbonati: lo cura un ventinovenne, Joel Fagliano, che è arrivato al New York Times a 17 anni da stagista. La redazione che si occupa di giochi è composta da 17 persone.


domenica 10 Ottobre 2021

Info essenziali sull’Essenziale

Il direttore di Internazionale Giovanni De Mauro ha aggiunto altre anticipazioni sul nuovo settimanale l’Essenziale – ne aveva scritto il Post una settimana fa – che uscirà a inizio novembre in un’intervista con la newsletter Ellissi.
Noi ci rivolgeremo a lettori che tendenzialmente, durante la settimana, non comprano quotidiani. Che si informano, certo, ma che sono bombardati soprattutto da titoli – su Twitter o Facebook, nei talk show, nelle homepage dei giornali online – e che vorrebbero capirci qualcosa in più.

Quasi tutti sanno cos’è successo a Mimmo Lucano, della condanna a 13 anni. Quasi tutti sanno perché è giusto indignarsi. Ma sono disposto a scommettere che in pochi abbiano trovato un articolo approfondito sulla vicenda.
Chi è Mimmo Lucano? Quanti anni ha? Qual è la sua storia personale? Di cosa è accusato esattamente? Cos’è il modello Riace?

L’Essenziale vuole fornire a questo tipo di fruitori la possibilità di trovare i fatti nel giusto ordine, chiari, spiegati, verificati”.

De Mauro dettaglia anche l’attuale composizione dei ricavi di Internazionale:
“Internazionale al momento genera circa l’87-88% dei suoi ricavi dalle vendite e dagli abbonamenti, mentre il restante 12-13% arriva dalla pubblicità.
Se guardiamo solo ai ricavi da distribuzione, c’è un sostanziale equilibrio tra copie vendute in edicola e in abbonamento, con una leggera preponderanza per le une o per gli altri a seconda dei periodi.
In questa fase, per esempio, dagli abbonamenti arriva più del 50% dei nostri guadagni da distribuzione”.


domenica 10 Ottobre 2021

La crisi dei CdR anche al Corriere

Il sito Professione Reporter è tornato sulla crisi di fiducia nei confronti del ruolo dei “Comitati di Redazione” – ovvero gli organi che rappresentano le richieste dei giornalisti nei confronti della direzione e dell’azienda – raccontando che anche al Corriere della Sera non ci sarebbero giornalisti disposti a candidarsi per farne parte, un po’ come avviene spesso quando bisogna eleggere i rappresentanti degli studenti a scuola.

“Una crisi della rappresentanza sindacale che ha varie spiegazioni. Più in generale, la caduta della fiducia nella risoluzione collettiva dei problemi. In particolare, nei giornali, la perdita di potere dei Cdr. Nonostante l’articolo 34 del contratto di lavoro resti intatto da molti decenni e conferisca ai Cdr molti poteri di controllo, di trattativa, di consultazione, permetta agli stessi di pubblicare comunicati sui giornali, di convocare assemblee, di interloquire e influenzare le direzioni, il ruolo non viene più considerato interessante, formativo, utile per la comunità (la redazione).
I cdr si trovano, in questa lunga contingenza di crisi – prepensionamenti, chiusure, riduzioni del trattamento economico- stretti fra le Aziende, che vogliono solo tagliare, le Direzioni, spesso più vicine alle Aziende che ai giornalisti e i colleghi, preoccupati, impauriti, disorientati. Senza avere sempre il sostegno del sindacato regionale e nazionale, a sua volta nel pieno di un calo di iscrizioni e di rappresentatività. Diventa così, quello di membro del Cdr, un secondo lavoro (oltre a quello normale di redazione, che non viene meno) molto pesante”.


domenica 10 Ottobre 2021

Ritorna Perugia

Il Festival del giornalismo di Perugia è il più importante evento pubblico italiano di discussione sui temi dell’informazione e del suo cambiamento (non ce ne sono molti, a dirla tutta), con una tradizionale partecipazione di ospiti internazionali e di pubblico appassionato. Da una sua costola è nato tra l’altro il progetto giornalistico Valigia Blu, di cui scrivemmo qui.
Questa settimana il festival ha annunciato che l’edizione del 2022 si terrà – dopo due anni di sospensione – dal 6 al 10 aprile.


domenica 10 Ottobre 2021

Forgotten

Un lungo articolo della Columbia Journalism Review – che è uno dei siti più interessanti nel raccontare l’attualità internazionale delle cose giornalistiche – ha spiegato un po’ di questioni e implicazioni che riguardano il rapporto dei giornali con il cosiddetto “diritto all’oblio”, ovvero la richiesta da parte di persone citate in notizie passate che gli articoli relativi siano rimossi dalla visibilità più immediata, soprattutto attraverso le ricerche su Google.
L’articolo riferisce dei più frequenti interventi europei e si pone il problema di come questi entrerebbero in conflitto con la libertà di espressione come è intesa negli Stati Uniti: oltre a mostrare come tra i giornali – questo vale anche in Italia – non ci sia nessuna modalità condivisa e canonizzata di scelta su quando e in che quota accettare le richieste di deindicizzazione o di rimozione degli articoli, e spesso si provveda ad accettarle semplicemente per maggiore praticità, trascurando un ruolo e una libertà essenziali del giornalismo.
(oltre ai link nel testo qui sopra, qui c’era un altro caso raccontato da Charlie)


domenica 10 Ottobre 2021

La rubrica Bonomi

Per le “dinamiche” di maggior debolezza delle redazioni dei quotidiani italiani di cui parlammo altre volte – anche domenica scorsa – questa settimana di nuovo il Sole 24 Ore, il cui editore è l’associazione di industriali Confindustria, ha pubblicato articoli del formato “dichiarazione del presidente di Confindustria non particolarmente significativa, con foto del presidente di Confindustria” mercoledìgiovedì e venerdì, con richiami in prima pagina. Negli ultimi due giorni una simile attenzione è stata dedicata dal Sole 24 Ore anche all’ex presidente di Confindustria, con due spazi gemelli venerdì e sabato.


domenica 10 Ottobre 2021

Showtime!

Il sito britannico che si occupa del business dei media PressGazette, ha dato un po’ di informazioni sugli accordi conclusi da Google per il suo progetto Showcase: l’iniziativa per retribuire le maggiori testate in ogni paese del mondo in cui Google teme che le suddette testate possano ottenere compensi maggiori (per l’uso dei loro contenuti da parte di Google) per vie legali. Ne avevamo scritto qui e qui. Ormai Google ha concluso accordi con molti siti di news (anche italiani, compreso il Post), e sta ancora trattando con altri che non hanno finora accettato la misura dei compensi proposti: gli accordi durano tre anni, e sono retribuiti con una cifra forfettaria pattuita con ciascuna testata in cambio della rinuncia ad altre pretese, spiega PressGazette, che dice che le testate coinvolte sono oltre mille in 15 paesi. Le informazioni non sono facili da ottenere perché i contratti prevedono delle clausole di riservatezza sui termini, ma l’articolo sostiene:
– che alle testate australiane siano andate cifre maggiori per le leggi che in quel paese danno maggiore potere contrattuale ai giornali;
– che i compensi siano proposti da Google sulla base del traffico di ciascun sito, del costo di eventuali abbonamenti per i contenuti usati, del numero di articoli prodotti;
– che alcune testate che Google ritiene avere un potere di influenza politica maggiore abbiano ricevuto compensi più alti nella forma di pagamenti per servizi accessori forniti da Google;
– che PressGazette sia riuscita a ottenere informazioni sul valore degli accordi con alcune aziende giornalistiche britanniche: l’editore JPI, che pubblica molti giornali locali, tra cui due o tre importanti, riceverebbe 800mila sterline l’anno (936mila euro); Reach, editore del tabloid Mirror e di molti altri quotidiani locali, tra un milione e un milione e mezzo di sterline.


domenica 10 Ottobre 2021

Traffici di magazine americani

La grande società di media, editoria digitale ed entertainment che si chiama IAC (posseduta da Barry Diller, uno dei più ricchi e noti imprenditori ed editori americani, che ha 79 anni) ha comprato l’azienda editoriale Meredith, che pubblica i magazine People ed Entertainment Weekly e fu brevemente l’editrice del settimanale Time, che comprò e rivendette dopo pochi mesi tre anni fa.


domenica 10 Ottobre 2021

Le cose alla Gazzetta del Mezzogiorno

La Gazzetta del Mezzogiorno, il più radicato quotidiano della Puglia e della Basilicata, di storia secolare, è in traversie ancora maggiori da più di un anno: una nuova proprietà sembrava averla salvata dalla chiusura lo scorso novembre, era stato nominato un nuovo direttore, ma le pratiche per la cessione non si sono concluse – per un groviglio di ricorsi e confronti tra le società coinvolte – e all’inizio di agosto il giornale ha smesso di essere pubblicato. Nei giorni scorsi sembra esserci stato un parziale sviluppo giudiziario verso la risoluzione delle controversie.


domenica 10 Ottobre 2021

Le cose al Corriere di Como

Che è il quotidiano che dal 1997 esce assieme al Corriere della Sera a Como (dove la testata maggiore è la Provincia), dove i giornalisti hanno scioperato sabato scorso per protestare contro i progetti di ridimensionamento del giornale – che comprendono anche ipotesi di chiusura – e i ritardi e le sospensioni nei pagamenti degli stipendi.
In tale contesto l’azienda non ha escluso una chiusura al 31 dicembre 2021. Come possibili soluzioni alla crisi sono state prospettate delle non ben precisate ipotesi di trasformazione del giornale in un sito web o in un periodico. Tutte proposte ancora da verificare sia dal punto di vista della sostenibilità economica che della concreta fattibilità.
Idee che, il rischio è concreto, potrebbero avere ripercussioni sulla forza lavoro e che dovranno comunque essere concretizzate entro i prossimi 3 mesi […]
Si è purtroppo arrivati all’attuale realtà dopo anni di sacrifici da parte dei lavoratori che hanno accettato – per il bene del giornale – riduzioni di stipendio, taglio dell’anzianità e pagamenti effettuati con estremo ritardo.
I dipendenti, ad esempio, a inizio 2021 sono rimasti anche 4 mesi senza remunerazione”.


domenica 10 Ottobre 2021

Le cose al Gazzettino

I giornalisti del Gazzettino hanno scioperato martedì, in una tensione che dura da un po’ con l’editore (il gruppo Caltagirone, che possiede anche il Messaggero di Roma e il Mattino di Napoli, e il quotidiano “freepress” Leggo) e con il direttore, che lunedì avevano fatto uscire il giornale malgrado un primo sciopero, boicottato da una minoranza che il Comitato di Redazione indica come la “catena di comando” del giornale. Il Gazzettino è il maggiore quotidiano di Venezia e del Veneto, ed esce anche in Friuli.
Troviamo stupefacente che il direttore minimizzi a “ragioni interne” la violazione dello Statuto dei Lavoratori, la violazione del contratto nazionale giornalistico, il rifiuto di confrontarsi con le rappresentanze sindacali, la mancata sostituzione di colleghi morti prematuramente, di pensionati e di dimissionari, i carichi di lavoro insostenibili, il tetto imposto ai pezzi dei collaboratori.
Direttore che facendo uscire un giornale, quello amputato di oggi, ha causato una ferita profonda che sarà difficilissimo rimarginare e che dimostra di non aver rispetto del lavoro giornalistico di tutti i suoi redattori”.


domenica 10 Ottobre 2021

Le cose al Tirreno

Il Tirreno è lo storico quotidiano di Livorno – e che copre tutta la costa toscana e parte dell’entroterra – che è in particolari ambasce nell’ultimo anno: il gruppo GEDI (ex Espresso) lo ha venduto a ottobre 2020 assieme ad altri quotidiani locali emiliani a una società che si sta muovendo un po’ disordinatamente con la stampa locale, SAE (aveva comprato il Centro di Pescara e poi lo ha rivenduto, ora sta trattando per comprare la Nuova Sardegna, che GEDI vuole vendere da tempo). Il direttore scelto da SAE al Tirreno – Stefano Tamburini – non aveva avuto il gradimento della redazione, e l’azienda non sembra in questo anno avere fatto progetti convincenti di sopravvivenza nei tempi difficili dei quotidiani (la settimana scorsa però ha presentato un supplemento di programmi tv). Adesso ha deciso di sostituire il direttore – Tamburini prenderà un altro ruolo – e il nome del nuovo direttore non è stato finora comunicato malgrado fosse stato annunciato per lunedì scorso.


domenica 10 Ottobre 2021

A costo zero

Internet ha diminuito enormemente i costi di produzione di molti contenuti giornalistici, dando accesso a informazioni e materiali e fonti con maggiore facilità e minor spesa (il Post è uno dei progetti giornalistici che sono potuti nascere grazie a questo, per esempio): per molte testate, questo accesso poco costoso viene da anni portato all’estremo e tradotto nella possibilità di utilizzare tali e quali i contenuti gratuiti – o ritenuti tali – che si trovano online. Non solo l'”embedding” di video da YouTube o di post dai social network, secondo un meccanismo condiviso e promosso dalle stesse piattaforme, ma anche foto prese dai social network senza pagarne diritti o chiedere permesso agli autori, video trovati online che vengono associati a una propria pubblicità, articoli riprodotti tali e quali: in diverse misure tanti giornali hanno fatto propria una consuetudine alla disordinata libertà di manovra nata con internet, e a volte sono gli stessi giornali che protestano per la violazione del copyright sui loro articoli che vengono diffusi in rete o letti senza pagare.
Un caso ancora più ardito di questo tipo di appropriazioni è stato molto discusso questa settimana: il quotidiano londinese Daily Mail (appartenente alla categoria screditata dei “tabloid britannici”) ha direttamente convertito in un articolo di commento sul proprio sito una serie di tweet (un “thread”, come si dice) di un professore di diritto su un tema di diritti umani (pubblicato a lato dell’articolo maggiore di cronaca). Dopo le proteste e le richieste dell’autore, il giornale ha accettato di rimuovere il suo “commento” e citarlo all’interno dell’articolo principale, e di pagare l’autore 250 sterline (avevano offerto 100, ma lui gli ha fatto capire che avrebbe potuto fargli causa).


domenica 10 Ottobre 2021

I quotidiani ad agosto

Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani ad agosto. Ricordiamo che la “diffusione” è un dato che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in: copie pagate, scontate o gratuite; copie in abbonamento o in vendita singola; copie cartacee o digitali; copie acquistate da singoli lettori o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori. Il totale di queste copie dà una cifra complessiva che è quella usata nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il giornale specializzato Prima Comunicazione, e che trovate qui, da cui si vedono grosse perdite rispetto ad agosto 2020 da parte di tutti i quotidiani nazionali, salvo il Corriere della Sera. Ma è utile sottrarre da questi numeri quelli delle copie gratuite o scontate oltre il 70% e di quelle acquistate da “terzi”, per avere un dato relativo alla scelta attiva dei singoli lettori di acquistare il giornale. Con questo risultato:
Corriere della Sera 204.097
Repubblica 150.538
Stampa 94.648
Resto del Carlino 71.113
Sole 24 Ore 68.548
Messaggero 64.707
Fatto 51.790
Nazione 50.293
Gazzettino 41.884
Giornale 37.752
Altri giornali nazionali:
Verità 26.995
Libero 24.257
Avvenire 17.533
Manifesto 13.449
ItaliaOggi 10.137

(il Foglio non è certificato da ADS)

Quanto invece alle altre copie comunicate dalle testate come diffusione è interessante notare che:
– Corriere e Sole 24 Ore hanno una quota molto alta di copie scontate oltre il 70%: 43mila e 33mila, dietro di loro c’è Repubblica con 11mila.
– il Manifesto è ottavo per copie digitali (più del Giornale e della Gazzetta dello Sport), pur essendo 44mo nel totale.
– Avvenire comunica ben 60mila copie “multiple pagate da terzi”, attribuibili in buona parte alla rete delle strutture cattoliche.
– anche il Sole 24 Ore ne indica una quota eccezionale, 11mila, in gran parte digitali.
– delle 22mila copie dichiarate da ItaliaOggi, la metà sono copie “promozionali e omaggio” o con sconti superiori al 70%.
– gli altri quotidiani che dichiarano più copie omaggio sono ancora AvvenireMessaggeroSole 24 Ore e Gazzettino.
– i giornali che conteggiano oltre 5mila copie “digitali abbinate agli abbonamenti cartacei” sono Corriere della SeraSole 24 OreStampa e Avvenire.

(Avvenire, Manifesto e ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti)


domenica 10 Ottobre 2021

Puntare sui lettori deboli?

Un articolo sul sito NiemanLab (che si occupa di cambiamenti nell’informazione per conto di un’importante fondazione dedicata al giornalismo) ha introdotto questa settimana una lettura un po’ controcorrente nel dibattito – molto giovane e in evoluzione – sui risultati dei progetti di abbonamento o membership delle testate giornalistiche. Secondo l’autrice Sarah Scire, che riferisce di una ricerca appena pubblicata, l’investimento sulle comunità di lettori più fedeli e assidui è naturalmente prioritario, ma in prospettiva queste saranno un bacino sempre più limitato di nuovi abbonati (mentre resta importantissima l’attività di “retention”, ovvero di conservarli come abbonati): mentre i lettori occasionali o interessati solo a poche e rare cose sono una quota straordinariamente più ampia e che di solito viene ritenuta poco interessante, se non per cercare di portarla progressivamente (nel marketing lo chiamano “funnel”) verso coinvolgimenti maggiori. I dati, dice invece Scire, mostrano che tra questi lettori “deboli” ce ne sono che si abbonano comunque, e che tra gli abbonati digitali a una testata una gran parte legge pochi articoli nel corso di un mese; e mentre il bacino di lettori “forti” è difficile da far crescere dopo una prima fase, quello di lettori “deboli” è potenzialmente enorme: il lavoro per le testate sarebbe di fare in modo che a questa più rara frequenza venga dedicata un’accogliente e proficua attenzione da parte dei giornali nel proporre loro di abbonarsi sulla base di priorità che possono essere varie e diverse.
(una difficoltà particolare nell’entrare in questo ordine di idee, premette Scire, è che chi fa i giornali o ci lavora di solito somiglia più a un lettore forte che a uno debole, e fatica a mettersi nei panni di quest’ultimo e delle sue considerazioni)


domenica 3 Ottobre 2021

Ritiro delle maglie

Il numero di 54 prepensionamenti chiesti a Repubblica dall’editore GEDI – concordati con il Comitato di redazione la settimana scorsa – discende dall’avere stabilito che riguardassero i giornalisti di oltre 62 anni. Il sito Professione Reporter ha ricostruito i nomi di alcuni dei giornalisti coinvolti, tra i quali molti assai noti ai lettori di Repubblica, spiegando che per alcuni di loro potrebbero proseguire delle collaborazioni con il giornale: Simonetta Fiori, Giampaolo Cadalanu, Marco Ansaldo, Pietro Del Re, Federico Rampini, Ernesto Assante, Ettore Livini, Fabrizio Bocca, Roberto Petrini, tra gli altri.
Il sito Prima Comunicazione aggiunge alcune decisioni del direttore Molinari sui nuovi ruoli tra chi rimane: tra cui Livio Quagliata che da condirettore diventa direttore del Venerdì, dopo l’uscita di Aligi Pontani che lo dirigeva dal 2016.


domenica 3 Ottobre 2021

Le rubriche delle lettere

Giovedì nelle rubriche delle lettere dei lettori sulle edizioni di carta del Corriere della Sera e di Repubblica è stata notata la pubblicazione di una stessa lettera, uscita nello stesso giorno anche sul sito della Stampa (che da circa un anno e mezzo non pubblica più le lettere dei lettori sul giornale di carta). La coincidenza suggerisce intanto che le rubriche delle lettere ospitino ancora vere lettere (a volte invece l’impressione è che siano palesemente inventate per dare l’opportunità di una risposta premeditata): la lettera in questione era d’attualità, breve e incisiva, ed evidentemente era stata inviata dalla sua autrice a più giornali. Con il calo dei lettori dei giornali di carta sono però diminuite anche le lettere, dice chi se ne occupa nelle redazioni maggiori. Un tempo arrivavano numerosissime ai giornali: oggi a scrivere sono spesso le stesse persone affezionate, i cui nomi e cognomi sono ormai noti a chi gestisce le rubriche delle lettere (perciò si cerca di scegliere persone nuove e temi il più possibile originali). Molte di quelle che arrivano, poi, vengono scartate perché lunghissime, perché scritte troppo male o perché eccessivamente critiche nei confronti delle scelte del giornale. In generale il bisogno di scrivere al giornale è molto minore, da quando i lettori possono commentare direttamente gli articoli nelle pagine del giornale online o sui social, dove sono più certi di essere pubblicati tempestivamente (anche qui capita che ci siano commentatori “seriali” o più assidui). Anche da queste condizioni nasce il sospetto che a volte i giornali siano costretti a inventarsi le lettere per riempire le pagine dedicate, ma in realtà accade raramente e succede più spesso invece nelle rubriche su temi sentimentali, quelle che spesso si chiamano “la posta del cuore” o simili, o su argomenti specifici: in cui il curatore crea con una lettera l’opportunità per trattare argomenti immortali o attuali. A volte nei quotidiani capita di dover tagliare lettere lunghissime per poterle inserire in pagina, con conseguenti lamentele di chi le aveva scritte. Anna Masera, la public editor della Stampa che gestisce anche la pagina delle lettere, racconta di aver risposto più volte personalmente – quando è indicato l’indirizzo del mittente – a lettere scritte a mano da lettori anziani con minore abitudine agli strumenti digitali.


domenica 3 Ottobre 2021

Altri movimenti nei quotidiani americani 

Questa volta riguardano uno storico quotidiano di Chicago, il Chicago Sun-Times, il più importante della città dopo il Chicago Tribune, tradizionale rivale: riconoscibile per il formato tabloid ma con un approccio rispettabile e premiato all’informazione e al giornalismo investigativo. Le due cose per cui può essere familiare in Italia sono che ci scriveva uno dei più famosi critici cinematografici di sempre, Roger Ebert, e che era il giornale di John Belushi in Chiamami aquila.
Il Chicago Sun-Times ha avuto i problemi di tutti i quotidiani “locali” statunitensi e negli ultimi due decenni è passato attraverso grandi tagli e diversi cambi di proprietà: adesso sta trattando per essere acquisito da una società non profit.
Il Chicago Tribune, invece è stato da poco comprato da un fondo tra molte polemiche e timori per i suoi destini. L’eventualità che riguarda il Sun-Times viene quindi vista come opposta e promettente, nell’ipotesi che coinvolga un editore interessato al giornale e alla sua sopravvivenza più che ai conti economici.


domenica 3 Ottobre 2021

La rubrica Bonomi

Abbiamo raccontato in passato come le cateratte etiche che trattenevano i maggiori quotidiani dal promuovere visibilmente i propri editori e i loro interessi siano state molto aperte negli ultimi anni, e il potere delle redazioni di tenerli fuori dalle pagine dei giornali si è molto ridotto insieme a tutte le autonomie attenuate dalla minor indipendenza economica dei prodotti giornalistici. Il fenomeno non era certo inesistente nei decenni passati, ma ebbe un’accelerazione qualche anno fa con l’operazione che portò Urbano Cairo – imprenditore dai diversi interessi e attività – a diventare editore del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, e a ottenere quindi frequenti attenzioni in fotografie e articoli nei suddetti giornali. Forse forti anche di questo esempio, altri suoi colleghi hanno iniziato a trasmettere approcci simili, e per esempio Repubblica e Stampa hanno oggi citazioni del loro editore John Elkann ogni settimana (alla Stampa capitava con maggior frequenza anche prima, per storico intimo rapporto con la famiglia Agnelli e con la sua azienda Fiat), scelta che per ora è culminata nella gran parte della prima pagina di dieci giorni fa dedicata a una conversazione in video dell’editore con un famoso imprenditore americano.

L’ingerenza della persona dell’editore nelle pagine del giornale è stata contestata in questi anni dalla redazione del Sole 24 Ore, che ha avuto frequenti tensioni con l’azienda per questa e altre ragioni: il Sole 24 Ore è dell’associazione degli industriali Confindustria, e il suo presidente Carlo Bonomi è protagonista di quello che è un vero e proprio format sul quotidiano: l’articolo con foto su una dichiarazione di Carlo Bonomi, quasi sempre poco significativa. Ne avevamo già scritto in passato, ma ancora questa settimana il format è comparso nelle pagine dedicate – quasi sempre le prime del giornale – martedìgiovedì e venerdì (sul sito, poi, altro ancora).


domenica 3 Ottobre 2021

«Rimedi peggiori del male»

La questione della “direttiva europea sul copyright” e della sua applicazione che riguarda il rapporto tra i giornali e le grandi piattaforme online (Google per prima) sull’uso dei contenuti dei primi, è stata raccontata in Italia soprattutto da una parte interessata, ovvero i maggiori giornali: quindi con poca chiarezza e poca terzietà, e con campagne degli stessi giornali perché venisse accolta e recepita piuttosto che descrizioni chiare di cosa implichi. Questa settimana ci si è dedicato con maggiore competenza un articolo sul quotidiano Domani, spiegandone limiti, contraddizioni e pericoli.
La direttiva, infatti, ha previsto il diritto di autorizzare o meno le pubblicazioni giornalistiche online da parte dei prestatori dei servizi delle società dell’informazione, dietro il pagamento di un corrispettivo, al termine di una negoziazione tra le parti interessate; il decreto, invece, vorrebbe introdurre un vero e proprio diritto a ottenere una remunerazione, obbligando le piattaforme di internet a stipulare accordi con gli editori.

Il governo, in maniera singolare, ha ripreso questa regola da una recente legge australiana, dimenticando, evidentemente, che l’Australia, non appartenendo all’Unione europea, non è tenuta a condividere gli obiettivi della direttiva, né gli strumenti legislativi per raggiungere tali obiettivi, e che tutti gli altri stati europei, nelle proprie leggi nazionali di recepimento, hanno rispettato fedelmente il diritto delle imprese in gioco di concludere o meno gli accordi […]

La bozza di decreto fissa regole poche chiare e di complessa interpretazione. L’esempio forse più evidente è quello che riguarda gli “estratti brevi” ossia le porzioni di pubblicazioni giornalistiche liberamente utilizzabili dagli operatori di internet. Anziché adottare una linea di demarcazione netta, il legislatore italiano ha tradotto la nozione di “estratti brevi” con una definizione criptica, secondo cui l’obbligo di licenza non sussisterebbe nel caso in cui l’estratto ripreso “non dispensi dalla necessità di consultazione dell’articolo giornalistico nella sua integrità”. Quindi, non un parametro oggettivo, come avrebbe potuto essere un numero massimo di caratteri, ma soggettivo e vago, essenzialmente associato alle conoscenze e alle capacità del lettore. L’incertezza definitoria e l’assenza di parametri di immediata applicazione potrebbero riverberarsi negativamente sulla posizione di editori e autori e aprire il campo a possibili, se non inevitabili, contenziosi giudiziari tra gli attori in gioco”.

(qui gli articoli del Post sulla direttiva e sugli sviluppi della sua approvazione)


domenica 3 Ottobre 2021

Meglio perdere

Che per un giornale appoggiare posizioni critiche del potere in carica, piuttosto che sostenerne le scelte, paghi di più in termini di attenzioni, visibilità e lettori, è cosa risaputa da sempre. E si applica in particolare con le maggioranze e le opposizioni dei governi: a beneficiare dei contesti politici sono quasi sempre i giornali che sostengono l’opposizione, piuttosto che quelli più vicini al governo (ci sono interessanti e peculiari eccezioni: come i casi della Verità e del Fatto che negli scorsi anni erano così soli nell’esaltare rispettivamente il governo Lega/M5S e la persona di Giuseppe Conte – di grande popolarità – da ricavarne tutto il beneficio).
Adesso uno studio americano dice una cosa ancora più puntuale, ovvero che i primi tra i lettori ad avere un calo di attenzione e interesse all’informazione dopo le elezioni sono quelli che hanno vinto: e quindi che per i giornali la vittoria dei candidati che avevano sostenuto si traduce in una perdita di copie, mentre ne guadagnano quelli vicini ai perdenti, i cui lettori cercheranno nelle loro pagine una compensazione al proprio risentimento o delle rassicurazioni per le proprie ansie di sconfitti. Laddove i lettori/elettori vittoriosi perdono la simmetrica ansia che motivava la propria ricerca di informazioni.


domenica 3 Ottobre 2021

Gratis prima di internet

Negli ultimi anni la perdita di valore dei ricavi pubblicitari ha costretto molti giornali a ripensare il proprio modello di business e a spostarsi con decisione su ricavi che prevedano lettori paganti anche online. I motivi principali sono il grosso calo della diffusione delle copie cartacee dei giornali e il valore molto minore della pubblicità online rispetto a quella su carta (almeno a parità di volumi). Questo spostamento di modelli di ricavo è stato la tendenza prevalente nelle aziende giornalistiche in questi anni: per questo potrebbe sembrare controintuitivo il modello di business di una freepress, un giornale gratuito, come Leggo, che si sostiene interamente con i ricavi derivanti dalla pubblicità. Un modello che era apparso improvvisamente molto proficuo alla fine del secolo scorso, quando la pubblicità aveva ancora ricavi floridi. Il direttore di Leggo Davide Desario dice che il giornale si mantiene bene, nonostante la pandemia. Secondo Desario, la digitalizzazione dell’informazione ha avuto un impatto molto positivo sulla freepress e su Leggo, per diverse ragioni. La più importante è che, non dipendendo dai ricavi di vendita, la freepress non ha avuto grandi sconvolgimenti dal passaggio al digitale e le due edizioni, cartacea e online, non sono mai entrate in concorrenza. Da ormai un po’ di tempo negli equilibri di Leggo il giornale online è diventato molto più importante di quello di carta, e lo sta diventando anche a livello economico: «Attualmente su Leggo la pubblicità digitale ha un peso simile a quello che ha sulla carta. Se il sorpasso non c’è ancora stato, ci sarà a breve», dice Desario. Secondo gli ultimi dati Audiweb sul traffico, “nel giorno medio” gli utenti unici di Leggo si aggirano intorno ai 600mila (a luglio 2021 era decimo fra le testate giornalistiche generaliste). Desario parla del modello di Leggo come «una scelta industriale completamente diversa» rispetto a quello ad abbonamenti, non necessariamente migliore o peggiore. Secondo Desario c’è certamente un pubblico disposto a pagare per gli approfondimenti, se li trova di qualità: se invece molti contenuti a pagamento si somigliano, le persone finiranno per leggere più volentieri un giornale gratuito. L’importante è avere consapevolezza di cosa cerchino le persone nel proprio giornale: «Leggo coprirà la crisi afghana solo per lo strettissimo necessario», dice Desario, e concentrerà maggiori risorse e impegno su informazioni che raggiungano e attraggano un maggior numero di lettori.


domenica 3 Ottobre 2021

Visti da vicino

Un piccolo segnale dell’esistenza di un sempre più esteso sottobosco di articoli dettati dalle aziende sulle maggiori testate online: accanto alle più vistose e promosse doppie pagine sui quotidiani (“Le Guide”, “Gli Eventi”, eccetera) e ai molti altri contenuti sui giornali di carta che sono dettati da relazioni non sempre esplicitate con gli inserzionisti, le pagine web offrono spazi illimitati per pubblicare contenuti di questo genere. Sono meno visibili, ma affiorano sulle homepage o nelle ricerche online, con risultati alterni per le aziende coinvolte: la cui promozione è a volte venduta esplicitamente dalle testate e altre associata in “pacchetti” più larghi di offerte agli inserzionisti.
Il piccolo segnale ed esempio di questa settimana è un articolo sulla presbiopia che compare ciclicamente su molti siti, dai toni di un comunicato stampa: su Repubblica è uscito nei giorni scorsi in una oscura sezione del sito chiamata “Retina in salute” e indicata come “con il contributo non condizionato di Novartis” (azienda che ha un proclamato interesse nell’attenzione sulla presbiopia). Ma un articolo che diceva le stesse cose – il tema è peraltro eterno – e aveva simile origine era uscito nella stessa sezione già un anno fa, o su Vanity Fair – con esplicito suggerimento di acquisto – due anni fa, o all’inizio del 2021 su IoDonna, incentivato da un’associazione di produttori di occhiali.
(sul sito della Stampa invece, contenuti promozionali sullo stesso argomento sono sommariamente indicati come “Contenuto a cura di Manzoni”, che è la concessionaria pubblicitaria del giornale: sul suo sito mostra i vari articoli promozionali di questo genere che offre alle aziende)


domenica 3 Ottobre 2021

L’edipeo enciclopedico

Un articolo sul quotidiano ItaliaOggi ha raccontato che la società milanese che pubblica la Settimana enigmistica (e altri giornali di giochi) ha chiuso il 2020 con un aumento dei ricavi (52,3 milioni in totale) del 7,1% rispetto al 2019 e un utile di 12,74 milioni, a sua volta in crescita rispetto agli 11 milioni del 2019. La società spiega alcune ragioni molto concrete della crescita – a differenza di altre aziende giornalistiche che usualmente celebrano i successi attribuendoli a sensazionali quanto generici meriti propri -, a cominciare dalla maggiore attività enigmistica degli italiani durante la pandemia, ma citando anche l’aumento di prezzo a 1 euro e 70 della Settimana enigmistica dalla seconda metà del 2019, e il numero in più uscito nel 2020 per ragioni di calendario. Non ci sono cifre di vendita certificate della Settimana enigmistica: ItaliaOggi parla di “stime di 500mila copie”.
Altre informazioni su storia e attualità della Settimana enigmistica erano raccontate in questo articolo del Post.


domenica 3 Ottobre 2021

Le testate nazionali Condé Nast saranno meno autonome

Il sito Digiday, che si occupa di media e marketing, ha pubblicato un ritratto della nuova – da dicembre scorso – responsabile dei periodici Condé Nast in Europa, Natalia Gamero del Castillo. Condé Nast è la grande multinazionale che pubblica Vogue, Vanity Fair, Wired e GQ, tra gli altri, e le loro diverse edizioni nazionali tra cui quelle italiane. Il ruolo di Gamero del Castillo è particolarmente rilevante perché l’azienda sta centralizzando in questi mesi – dopo anni di grosse difficoltà in tutti i paesi – la sua gestione delle testate nazionali: e quindi lei coordina il lavoro delle singole direzioni europee, incentivando maggiori “sinergie” e condivisioni di contenuti tra edizioni che finora erano state molto autonome, e promuovendo progetti commerciali comuni. Con attenzioni particolari al video e ai business pubblicitari connessi.


domenica 3 Ottobre 2021

Lo stretto indispensabile

Il direttore di Internazionale Giovanni De Mauro ha annunciato venerdì – nel suo editoriale su Internazionale e in una conversazione col Post – l’uscita di un nuovo settimanale prodotto dalla redazione di Internazionale: si chiamerà l’Essenziale, sarà di carta, uscirà a novembre.
«La redazione di Internazionale è fatta di giornaliste e giornalisti italiani e sono anni che ragioniamo su come occuparci di quello che succede in Italia, ma finora l’abbiamo sempre fatto all’interno del contenitore di Internazionale», ha detto De Mauro. «Più recentemente abbiamo visto che tutti i progetti esterni a Internazionale, come per esempio Internazionale Kids e Internazionale Storia, sono andati bene e da lì è venuta l’idea di creare un contenitore nuovo».


domenica 3 Ottobre 2021

«Sapete che c’è?»

CNN è la prima grossa testata giornalistica ad avere limitato l’accesso alle proprie pagine su Facebook in Australia, in conseguenza della sentenza della Corte Suprema australiana che un mese fa aveva giudicato i giornali titolari delle pagine responsabili del contenuto dei commenti degli utenti. A quanto ha riferito il Wall Street Journal, CNN aveva chiesto a Facebook di disabilitare i commenti ai suoi post per gli utenti in Australia: ma Facebook si è rifiutata di prevedere questa possibilità, proponendo di collaborare alla moderazione dei commenti. Ipotesi che comunque CNN ha giudicato troppo impegnativa.


domenica 3 Ottobre 2021

Arrivare prima troppo prima 

Quella che è diventata la storia giornalistica della settimana – la rivelazione di una per lui imbarazzante vicenda che aveva riguardato il social media manager del partito della Lega Luca Morisi – ha avuto anche alcune implicazioni particolari sul piano della vita dei giornali. A pubblicare la notizia dell’indagine contro Morisi è stata per prima Repubblica, nella sua edizione di lunedì mattina: lunedì mattina un articolo simile era anche sul Corriere della Sera, ma non c’era nella primissima edizione del quotidiano, quella pubblicata online a mezzanotte e partita con le prime spedizioni alle edicole. La differenza tra le due edizioni del Corriere è stata mostrata su Twitter dalla vicedirettrice di Repubblica, per correggere il modo in cui un servizio di Sky Tg24 aveva indicato in entrambi i giornali gli autori dello scoop. Quello che probabilmente è successo è che al Corriere della Sera si siano accorti della storia – che può darsi conoscessero ma senza sufficienti sicurezze o conferme – dalla precoce edizione di Repubblica e abbiano cercato di non prendere un “buco” (come si chiama in un novecentesco gergo giornalistico il mancare una notizia importante pubblicata dai concorrenti) rimpiazzando una pagina già stampata nella successiva edizione. Se si tratti di un caso legato alla maggiore facilità di consultare per tempo i quotidiani rivali nelle edizioni digitali che escono poco dopo la mezzanotte, non è chiaro: ma non sarebbe la prima volta, e in passato ciascuno dei due quotidiani è stato cauto nel pubblicare la versione digitale più tardi quando aveva qualcosa di grosso e proprio.
Nei giorni successivi i due quotidiani sono sembrati muoversi parallelamente attingendo alle stesse fonti e con gli stessi sviluppi della storia.


domenica 3 Ottobre 2021

Il lavoro del fixer

Qualche giorno fa un giornalista italiano, Massimiliano Sfregola, ha raccontato una sua esperienza negativa con il programma della 7 DiMartedì, che lo aveva contattato per una consulenza nell’ambito di un servizio giornalistico da realizzare nei Paesi Bassi. Sfregola lavora nei Paesi Bassi da 13 anni ed è il direttore di un giornale online in lingua italiana specializzato su temi olandesi, 31Mag: gli capita spesso che testate giornalistiche internazionali lo contattino per ingaggiarlo come “fixer”. Il fixer, o “stringer”, è solitamente un giornalista o un consulente locale a cui le testate si affidano per essere aiutate nella realizzazione di articoli, servizi e interviste in un paese straniero. Il fixer trova i contatti, fissa le interviste e fa da traduttore, altre volte suggerisce storie interessanti o ha ruoli ancora più operativi. In generale è una figura imprescindibile per accedere a contesti e storie che altrimenti non si conoscerebbero e per interpretare situazioni poco familiari. All’estero la professione del fixer è tenuta in grande considerazione: nelle sue esperienze con testate internazionali – tra cui AFP e molte olandesi che avevano bisogno di consulenze in Italia – Sfregola racconta di aver sempre ricevuto compensi adeguati, con collaborazioni a partita IVA che tenevano conto anche delle prime telefonate esplorative per capire se ci fossero gli estremi per iniziare a lavorare. Quello di cui si è lamentato Sfregola è che in Italia la figura del fixer non sia presa seriamente e che una giornalista della 7 che lo aveva contattato, alla richiesta delle condizioni economiche della prestazione lavorativa, avesse detto di volere in realtà “solo una dritta” e non una consulenza a pagamento. Naturalmente questa situazione dipende anche dalle difficoltà economiche delle testate italiane, ma secondo Sfregola non affidarsi a un fixer retribuito correttamente rischia di compromettere di molto la qualità dei lavori che vengono realizzati. In altre esperienze con testate italiane, come Rai o Mediaset, Sfregola ha detto a Charlie di aver avuto un trattamento più professionale, pur con compensi non paragonabili a quelli di altre testate internazionali.


domenica 26 Settembre 2021

A che ora è 

Uno dei progetti a cui il Post intendeva dedicarsi con le risorse economiche che auspicava sarebbero arrivate dal progetto degli abbonamenti era lo sviluppo della sua produzione di podcast, per i quali c’è stata in questi anni una rilevante richiesta, mentre sono ancora discontinue le opportunità di ottenerne ricavi. Il progetto degli abbonamenti sta funzionando in modi soddisfacenti, e permette di applicare ai podcast un circolo virtuoso: il contributo degli abbonati permette di produrne di più (i costi dei podcast sono soprattutto di impegno di lavoro delle persone, e poi di tecnologie adeguate alla loro distribuzione più efficiente: come il Post fa con la propria app), ma i podcast a loro volta sono un prodotto che coinvolge nuovi abbonati.

Insieme a progetti di podcast di durata più prolungata – come il quotidiano Morning – il Post sta quindi producendo anche più podcast in un numero finito di puntate: questa settimana La fine del mondo, su un avvincente mistero storico, che ha già raggiunto le prime posizioni delle classifiche dei podcast più scaricati.


domenica 26 Settembre 2021

I prepensionamenti a Repubblica

La settimana che viene i giornalisti di Repubblica voteranno sull’accordo preso dal Comitato di redazione con l’editore GEDI sui prepensionamenti richiesti da quest’ultimo per diminuire il numero dei dipendenti e attenuare i costi: nell’ambito di una serie di interventi di ripensamento del giornale e del suo lavoro iniziato un anno e mezzo fa con il cambio di proprietà e di direzione. I termini dell’accordo – concluso dopo vicende concitate e tese all’interno della redazione – sono stati riassunti sabato dal sito Professione Reporter (altri dettagli anche qui).
Il nuovo Comitato di redazione di Repubblica ha chiuso in pochi giorni l’accordo per i prepensionamenti, impostato dal Cdr precedente, che ha dato le dimissioni all’inizio di agosto. Cinquantaquattro giornalisti a casa in anticipo entro un anno, dei quali 35 entro il 2021. Buonuscite sotto i cinquantamila euro, soprattutto per gli stipendi più bassi. Cassa integrazione per chi non accetta di andare via. Per ogni due uscite ci sarà un’assunzione (27 in tutto), attingendo “prevalentemente” alle liste dei precari. Per coloro che accettassero di uscire senza prepensionamento ci sarà un assunzione ogni due esodi e qui potranno essere assunti un massimo di 4 non giornalisti: tecnici, come digital data analyst, esperti di Seo e di sistemi editoriali. Scelti dal direttore Molinari.

Quindi calo dell’occupazione in generale e avvio della sostituzione dei giornalisti con altre figure: sarebbe la prima volta che accade in un accordo sindacale in una delle grandi testate italiane. Alcune redazioni andranno in grande sofferenza, come Torino, dove usciranno in 4″.


domenica 26 Settembre 2021

“Coupon” 

Da qualche mese il sito del Fatto Quotidiano ospita una pagina che elenca una serie di codici sconto per fare acquisti online in diversi negozi a prezzi promozionali. Il giornale ha un’affiliazione con le aziende che compaiono in quella pagina e guadagna una piccola percentuale dagli acquisti che vengono fatti attraverso quei link. È una fonte di ricavi interessante e diversi giornali prima del Fatto l’avevano già adottata da tempo: tra i primi La Gazzetta dello Sport e Focus, più o meno intorno al 2013, più di recente il Sole 24 Ore.
Per i giornali è allettante perché il funzionamento è molto semplice, e soprattutto non richiede alcun investimento economico o di personale dedicato. Il giornale si limita ad affidare tutto a un’altra piattaforma intermediaria – nel caso del Fatto è Advisato.it – che si occupa di proporre al pubblico codici di sconto, guadagnando generalmente tra l’8 e il 10 per cento degli acquisti che vengono fatti attraverso i suoi link. Quando il buono sconto viene aperto da una pagina di un giornale online, come quella del Fatto, il giornale e la piattaforma si dividono quella percentuale: al giornale alla fine arriverà tra il 3 e il 5 per cento di quell’acquisto, e senza dover produrre nessun contenuto o servizio proprio. Da parte loro, le piattaforme come Advisato hanno interesse a stringere accordi con i giornali perché sfruttano la grande audience dei loro siti e aumentano di molto la possibilità che le persone vedano e utilizzino quei coupon. I guadagni dipendono soprattutto dal traffico che i siti riescono a portare sulle proprie pagine di coupon. Secondo una persona che lavora in una di queste piattaforme, per i giornali si può stimare mediamente un guadagno tra i 100 e i 150 euro ogni mille visite. Per fare un paragone, la pubblicità sui siti dei giornali può far guadagnare mediamente a un’azienda editoriale – pur con grandi variazioni – tra i 2 e i 4 euro ogni mille sessioni (ma con un numero di sessioni molto più alto).


domenica 26 Settembre 2021

Diminuisce la stampa, aumentano le rassegne stampa

C’è stato un periodo in cui Clubhouse, “il social dell’audio”, era sembrato a molti il nuovo formato su cui investire e fare progetti, anche per i giornali: ne avevamo parlato, quel periodo non è durato moltissimo. Poco tempo dopo la grande attenzione per Clubhouse, Twitter aveva lanciato il suo prodotto concorrente, Spaces, che funziona più o meno allo stesso modo: con delle stanze virtuali in cui molte persone possono trovarsi e discutere. Da qualche settimana Good Morning Italia, un servizio di rassegna stampa in abbonamento che arriva ogni mattina per mail da diversi anni, ha cominciato a produrre Fuori dalla bolla, una rassegna stampa live su Twitter Spaces condotta da Cecilia Sala e Guido Canali (e con interventi di diversi altri esperti e giornalisti). Sala e Canali avevano iniziato il progetto in maniera indipendente alcuni mesi fa, ora lo hanno ripreso con il supporto di una redazione. Uno dei principali problemi di portare “i giornali su Clubhouse” è il poter rendere sostenibile un ipotetico investimento, cioè come monetizzare i prodotti offerti sulla piattaforma. L’intenzione di Fuori dalla bolla è estendere successivamente il format in eventi dal vivo che possano generare dei ricavi per Good Morning Italia (oltre a farne accrescere il marchio e le ambizioni, naturalmente). Good Morning Italia era nato nel 2013 con 6 giornalisti, e da quando ha raggiunto una sostenibilità economica nel 2018 si sta concentrando su possibili opportunità di crescita: oggi ci sono 26 persone che si alternano ai soli contenuti della rassegna quotidiana, più altre che si occupano di design e sviluppo tecnologico. Otto anni fa la rassegna veniva curata da una sola persona ogni giorno, oggi almeno da tre. Il modello di ricavi puntò da subito sui soli abbonamenti, 3 euro al mese o 30 all’anno, in anni in cui i media italiani facevano fatica a credere che online ci fossero persone disposte a pagare per l’informazione. Oltre agli abbonamenti per le persone, il progetto si sostiene con abbonamenti per aziende piccole e grandi (e per alcune di queste cura anche rassegne in inglese) e con ricavi pubblicitari minori associati al libro, gratuito, che pubblica annualmente a fine dicembre (“L’anno che verrà”).


domenica 26 Settembre 2021

Il traffico sui siti di news statunitensi

Qui invece potete farvi un’idea dei numeri del traffico dei maggiori siti di news statunitensi, e delle loro perdite rispetto a un anno fa, quando erano in mezzo a una campagna elettorale presidenziale e a un contesto più drammatico sulla pandemia (crescono solo Yahoo News e Buzzfeed). Ricordatevi nel confrontare i numeri che per alcune di quelle testate il traffico – e i ricavi pubblicitari conseguenti – sono solo una parte degli obiettivi, e che l’altra è quella degli abbonati paganti (su cui per esempio il New York Times è più forte di tutti). Per questo alcune hanno dei paywall più severi, che influiscono sui numeri delle visite.


domenica 26 Settembre 2021

Ancora sui numeri dei giornali online a luglio

Il sito del mensile Prima Comunicazione – tradizionale rivista specializzata del settore media – è tornato sui ricchi e complessi dati Audiweb sul traffico “nel giorno medio” dei siti web a luglio, che avevamo sintetizzato la settimana scorsa a partire dalle analisi del sito DataMediaHub. Estraendo le testate giornalistiche generaliste (occhio che Libero è il “portale” Libero, non il quotidiano Libero), le più visitate sono, nell’ordine: Corriere della Sera, Repubblica, TGCom24, FanPage, Messaggero, Fatto, Ansa, Giornale, Stampa, Leggo, Huffington Post, Sole 24 Ore (il Post è 14mo).
Non tutte le testate sono registrate ad Audiweb e hanno dati certificati e paragonabili sul loro traffico, se notate che alcune – come il Foglio, Domani o Open – mancano.


domenica 26 Settembre 2021

Oscurantismi

Una discussa scelta giudiziaria ha imposto giovedì l'”oscuramento” di un articolo dal sito di news Fanpage, decisione che è poi stata revocata sabato. Alla difficoltà di comprendere correttezza e senso di entrambi gli interventi concorrono sia il tema della libertà di stampa e del diritto di cronaca rispetto al merito della storia, sia la frequente inadeguatezza dei tentativi di applicazione di norme antiche ai nuovi e diversi meccanismi dell’informazione online. Gli sviluppi finora sono elencati qui e qui.