Charlie

Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.

domenica 7 Novembre 2021

Regole comuni

Un articolo del Foglio ha contestato i modi in cui il sistema pensionistico dei giornalisti sarà integrato nell’INPS per risolvere le annose questioni delle sue crisi di fondi. Con toni meno aggressivi, avevano espresso dubbi articolati anche gli economisti Tito Boeri e Roberto Perotti, sul sito Lavoce.info.

“Non si può accettare che il salvataggio di Inpgi1 avvenga senza chiedere un contributo a chi ha goduto e continua a godere di trattamenti palesemente insostenibili. È una questione di equità, ma non solo: stiamo creando un precedente, con il modo con cui verrà gestito l’ingresso dell’Inpgi1 che condizionerà anche il modo con cui problemi analoghi di altre casse verranno affrontati in futuro.

C’è, infatti, una fragilità strutturale nel sistema delle casse: comportano un’eccessiva concentrazione del rischio perché riguardano professioni molto specifiche. Se il settore e la professione vanno in crisi, la cassa diventa non più sostenibile perché si riducono i contribuenti, che pagano le pensioni a chi si è ritirato dalla vita attiva. Il vantaggio di portare una cassa all’Inps risiede proprio nel permettere una maggiore condivisione del rischio. Ma questa condivisione del rischio richiede che si adottino regole comuni nel calcolo delle prestazioni, non solo di quelle future, ma almeno in parte anche di quelle in essere. Se l’Inpgi1 viene salvata senza alcun contributo dei suoi membri, è un invito a tutte le altre casse a offrire ai propri aderenti prestazioni insostenibili contando sul fatto che, prima o poi, interverrà il settore pubblico per salvarle garantendo le prestazioni in essere”.


domenica 7 Novembre 2021

Spostamenti

Altri movimenti tra i due quotidiani maggiori del gruppo GEDI, dove c’è già una frequente permeabilità sui collaboratori: questa volta invece si tratta di ruoli interni e rilevanti. Dopo il prepensionamento del corrispondente da New York Federico Rampini (che immediatamente dopo è diventato collaboratore del Corriere della Sera), Repubblica ha scelto di sostituirlo con Paolo Mastrolilli, che faceva finora lo stesso lavoro per la Stampa. E contemporaneamente alla Stampa è andata Annalisa Cuzzocrea, autorevole e apprezzata cronista politica di Repubblica, con prospettive di vicedirezione dopo la fine dell’anno


domenica 7 Novembre 2021

Altri commenti chiusi

CBC, la tv pubblica canadese, ha deciso di continuare a impedire i commenti alle notizie pubblicate sulla propria pagina su Facebook, confermando l’esperimento iniziato a giugno per ridurre la quota di interventi “tossici” da parte degli utenti di Facebook: “l’impatto sulle visite al nostro sito è stato marginale, il benessere di chi lavora per noi è migliorato”.


domenica 7 Novembre 2021

In debito

Le pagine di Economia dei maggiori quotidiani italiani sono in gran parte ostaggio di aziende che ottengono grande spazio con le proprie comunicazioni in forza del loro ruolo come inserzionisti o come creditori delle aziende giornalistiche. È una condizione che è diventata molto più stabile e ineludibile in questi anni di maggiori difficoltà economiche per i giornali. Gli esempi sono molti ma ce ne sono due maggiori e molto visibili, che si sono mostrati anche questa settimana.

Il primo è quello di Eni, azienda che è uno dei maggiori e più preziosi inserzionisti sui quotidiani – praticamente su tutti i quotidiani – e il cui contributo è utilissimo a pagare una parte del lavoro dei giornali stessi: quello che ottiene in cambio è una disponibilità di molte testate a ospitare nelle pagine redazionali frequentissime citazioni di propri risultati, scelte aziendali, promozioni varie (accade anche con altre aziende, naturalmente), di recente soprattutto in prospettiva di greenwashing: questa consuetudine si è concretizzata al suo massimo giovedì sul Corriere della Sera attraverso uno spazio occupato esclusivamente da una grande foto dell’amministratore delegato di Eni e da un suo virgolettato di nove parole.

Il secondo ambito che occupa grandi parti delle stesse pagine è quello delle banche, a cui vengono dedicati estesi articoli che di fatto sono spesso resoconti aziendali riportati tali e quali, e che vanno sempre considerati in relazione al ruolo di creditrici che le stesse banche hanno nei confronti di molti giornali o delle aziende collegate (ne avevamo scritto lo scorso maggioqui c’è una più estesa ricerca accademica sul conflitto di interessi in questione). Un esempio di questa settimana sono i verbali delle dichiarazioni dell’amministratore delegato di Intesa (coinvolta in interessi con molti gruppi editoriali), articoli che sono praticamente solo successioni di virgolettati.

In entrambi i casi, ai lettori arriva una narrazione molto parziale e interessata della realtà.


domenica 7 Novembre 2021

Meno Bonomi per tutti

Per chi ci ha gentilmente scritto notando la sospensione della “tradizionale rubrica Bonomi” (avevamo segnalato spesso la frequenza intensa di un particolare tipo di articolo dedicato dal Sole 24 Ore alle parole del proprio editore): apprezziamo che vi siate affezionati ma ci siamo capiti abbastanza, ci torneremo quando ci siano novità o aggiornamenti.
(questa settimana, mercoledì e giovedì)


domenica 7 Novembre 2021

Farsi riconoscere

Il Consiglio d’Europa, che è un’organizzazione internazionale dedicata soprattutto alla tutela dei diritti umani, ha chiesto allo stato italiano rassicurazioni rispetto al senso intimidatorio e limitativo della libertà di stampa di due cause per diffamazione da parte di un magistrato italiano contro il giornalista Lorenzo Tondo, corrispondente del Guardian e collaboratore di altre testate internazionali, a proposito di una sua vecchia inchiesta che accusava il magistrato di accanimento su un imputato vittima di uno scambio di persona. Le cause civili sono frequentemente usate contro giornali e giornalisti, in Italia, per il maggiore effetto deterrente che possono avere le potenziali condanne a cospicue pene monetarie (ancora più probabili quando i proponenti della causa sono magistrati). Il magistrato ha denunciato anche una giornalista di Repubblica, Romina Marceca. Il Post aveva raccontato la storia e i suoi sviluppi in diverse occasioni.

L’uomo arrestato lo scorso 24 maggio in Sudan, estradato in Italia il 7 giugno e rinviato a giudizio lo scorso settembre, sarebbe Medhanie Tesfamariam Berhe, eritreo di 29 anni, e non Medhanie Yehdego Mered, uomo di 35 anni originario dell’Eritrea accusato di essere uno dei capi di una grande organizzazione con base in Libia che gestisce il traffico di migranti verso l’Europa, e coinvolto nei viaggi di almeno 13 mila persone.
Mercoledì 8 giugno il ministero dell’Interno italiano e la National Crime Agency del Regno Unito avevano annunciato con una certa enfasi l’arresto in Sudan e l’estradizione in Italia di Medhanie Yehdego Mered. I magistrati avevano intercettato per mesi il cellulare di Medhanie Yehdego Mered raccogliendo informazioni sul suo conto e sulle sue attività.
Dopo l’arresto, i media britannici avevano cominciato ad avere dei dubbi, scrivendo che la persona arrestata e ora sotto processo fosse in realtà Medhanie Tesfamariam Berhe: un eritreo di 29 anni che non era mai stato in Libia, che non ha niente a che fare con la presunta rete per il traffico di migranti e che si è dichiarato innocente. Con il trafficante, condivideva semplicemente un nome molto comune”.


domenica 7 Novembre 2021

Las cosas si accomodanos

Sette anni fa Google News aveva sospeso il suo servizio in Spagna, dopo che il parlamento spagnolo aveva approvato una legge sul copyright che tra le altre cose prevedeva il pagamento del diritto d’autore ai giornali da parte dei motori di ricerca che mostravano anteprime dei loro articoli. Google aveva duramente criticato l’approvazione della legge reagendo con una scelta che allora era stata segnalata come esemplare di cosa sarebbe successo in tutto il mondo se gli editori avessero insistito a pretendere retribuzioni per l’aggregazione e la promozione delle loro notizie.

Le cose però nel frattempo sono cambiate, e gli editori hanno ottenuto protezioni politiche sufficienti a rendere il loro fronte molto più potente nei confronti di Google: che è scesa a patti e anzi ha rilanciato in molti paesi, proponendo proprie condizioni che non la costringessero a regole più stringenti. La stessa cosa è avvenuta anche in Spagna, dove quindi in base ai nuovi accordi Google News tornerà a funzionare.


domenica 7 Novembre 2021

È finita la carta

Un articolo sull’Economist ha riassunto il circolo vizioso che ha portato a grossi aumenti di prezzo della carta su cui vengono stampati i giornali: le produzioni già andate in crisi con le chiusure dei giornali e i cali delle diffusioni hanno a loro volta chiuso o si sono riconvertite alla produzione di carta da imballaggi, per cui c’è una maggiore domanda con i successi dell’e-commerce. Dopo le fatiche della pandemia i giornali si sono trovati con una minore disponibilità di carta e i prezzi aumentati fino al 50%: cosa che, secondo l’Economist, incentiverà ulteriori spostamenti di priorità sul digitale, con minori necessità di carta.
Una questione simile era stata raccontata sul Post per quel che riguarda la carta dei libri.


domenica 7 Novembre 2021

Ammettere

Negli Stati Uniti è stata arrestata la fonte principale di un dossier contro Donald Trump che aveva fatto molto notizia all’interno delle indagini contro di lui nel 2016. Il Dipartimento della Giustizia ritiene che ci fossero invenzioni e cose inattendibili nel suo racconto, che fu allora ripreso da tutta la stampa statunitense e molta internazionale. Nel raccontare i nuovi dubbi su quei dossier, il Washington Post ha scritto, correttamente che “le accuse gettano incertezza su alcuni passati articoli dedicati al dossier da parte di testate giornalistiche, compreso il Washington Post“.


domenica 31 Ottobre 2021

Virgolettati inventati come pietre

Il sindaco di Milano Beppe Sala ha annunciato in un video pubblicato su Facebook di voler querelare i quotidiani la Verità e il Giornale per aver falsificato le sue parole in due titoli, inventando dei suoi virgolettati in modo da far sembrare che Sala proponesse alla polizia di caricare i manifestanti “No green pass”. I titoli dei due quotidiani sono estesamente circolati sui social network e hanno generato minacce personali e ritenute pericolose nei confronti di Sala.


domenica 31 Ottobre 2021

How much

Da alcuni anni si racconta l’impegno dell’Arabia Saudita nel diffondere propaganda e disinformazione a favore del proprio regime attraverso campagne sui social network e grazie ad influencer pagati, e investimenti per ottenere promozione presso i media internazionali. Ancora in questi giorni anche alcuni account italiani con un alto numero di follower hanno ricevuto proposte di retribuzione come questa.


domenica 31 Ottobre 2021

Chi porta i giornali nelle edicole

Sono società che operano a livello nazionale o locale, indipendenti o di proprietà degli editori stessi (Rcs e Mondadori ne hanno una, per esempio).
La distribuzione di giornali e riviste, dal momento in cui vengono stampati alle edicole, comincia con gli editori che commissionano agli stampatori la tiratura, cioè la quantità di copie da stampare. Quando le copie sono pronte, vengono assegnate a una delle società di distribuzione. Nel caso di riviste e periodici vengono prima indirizzate in un centro nazionale e poi smistate a una serie di distributori locali sul territorio: in questo modo il distributore riesce a ottimizzare il lavoro, aggregando le copie che provengono da diversi stampatori che hanno una medesima destinazione. Nel caso dei quotidiani, per ragioni di tempo più limitato, si salta questo passaggio, e le copie vengono direttamente inviate ai vari distributori locali, che a volte sono parte della rete delle stesse società di distribuzione nazionali e altre volte sono società indipendenti. Il trasporto fino ai distributori locali si fa con dei camion, che ritirano i giornali dalle tipografie subito dopo la stampa e partono per le diverse destinazioni. Naturalmente un camion che parte dal nord non arriverà fino a Reggio Calabria (o viceversa): per coprire tutte le aree di distribuzione, ogni giornale viene stampato in diversi punti d’Italia, quasi sempre attraverso accordi con le tipografie di altri giornali che operano in quelle zone (alcuni quotidiani minori non raggiungono certe regioni per questo limite). Il Corriere della Sera per esempio viene stampato per la maggior parte delle sue copie (circa 160mila ogni giorno) nella sua tipografia a Pessano, in provincia di Milano, ma le altre copie vengono stampate a Padova, Roma, Bari, Catania e Cagliari (dove si appoggia alla tipografia dell’Unione Sarda). A sua volta Rcs, l’editore del Corriere, stampa altri giornali a Pessano che vengono distribuiti nel centro-nord. Il “reso”, cioè i giornali che restano invenduti, viene riconsegnato ai distributori locali che li macerano in loco. Le società di distribuzione vengono pagate dagli editori con una percentuale per copia, sulla base delle stime di vendita, e le società di distribuzione pagano in modo simile una percentuale alle edicole. Proprio perché hanno interesse a massimizzare le vendite, generalmente queste società forniscono anche servizi di consulenza per ottimizzare la distribuzione e ridurre il più possibile il reso, sulla base di algoritmi statistici e del confronto dei dati storici a loro disposizione. Alcune di queste società si occupano anche direttamente della distribuzione delle copie agli abbonati che le ricevono a casa, oppure i giornali appaltano questo servizio ad altre società che prevedono un sovrapprezzo sul costo del giornale (9 centesimi, nel caso del Corriere della Sera). Alcuni editori di riviste si affidano invece a Poste Italiane, che fa pagare una percentuale sul numero di copie distribuite in base alla quantità complessiva distribuita, e al peso e alle dimensioni di ogni singola copia.


domenica 31 Ottobre 2021

Un paywall per Ansa

A partire dallo scorso martedì 26 ottobre, anche Ansa – la principale agenzia di stampa italiana – ha introdotto un servizio di abbonamenti per i lettori del sito e un sistema di paywall “poroso”. Si potranno ancora leggere gratuitamente 30 notizie al mese, ma oltre quel limite si dovranno pagare 6 euro al mese o 60 euro all’anno (la promozione di lancio prevede 1 euro per il primo mese e 25 euro per il primo anno).
È una scelta abbastanza inedita (almeno in Italia: Reuters ci aveva provato ma ha dovuto fermarsi), per un’agenzia di stampa: il principale lavoro delle agenzie infatti è da sempre quello di fornire in abbonamento ai giornali e alle pubbliche amministrazioni quello che viene chiamato “notiziario”, e quei guadagni sono per loro di gran lunga la principale fonte di ricavo: per l’Ansa costituiscono oltre l’80 per cento delle entrate. Il servizio al pubblico è nato come ricaduta dell’arrivo di internet e con l’opportunità di raccogliere ricavi pubblicitari dalle pagine web.
L’introduzione dei nuovi abbonamenti ad Ansa si rivolge al mercato dei lettori “ordinari”, cioè chiunque legga le notizie online, ma i maggiori sforzi continueranno a essere rivolti al notiziario per i giornali: sul sito si punterà a fare un servizio di breaking news, e gli articoli più lunghi e approfonditi, per esempio, continueranno a essere pubblicati solo dopo 24 ore rispetto a quando li ricevono i clienti abbonati al notiziario. Nel nuovo abbonamento al sito saranno compresi podcast, newsletter e altri contenuti dedicati; lo stesso sito verrà rinnovato dal punto di vista grafico e ci sarà una nuova app. Gli obiettivi di Ansa con questa operazione sono principalmente due: convincere i lettori che sia necessario pagare per accedere ai contenuti giornalistici (le agenzie sono le principali vittime della disponibilità di notizie gratuite e spesso competitive online) ed esplorare nuove possibilità di ricavi (il mercato dei notiziari in abbonamento, per quanto stabile, è anche piuttosto saturo).


domenica 31 Ottobre 2021

Luna s’allarga

A Riccardo Luna, giornalista 56enne che fu creatore e primo direttore dell’edizione italiana del mensile di tecnologia e innovazione WiredRepubblica ha affidato questa settimana la direzione di un altro dei suoi “hub” (le testate tematiche “verticali” e trasversali all’interno del gruppo GEDI, create per favorire una migliore raccolta pubblicitaria nei rispettivi settori), quello dedicato ai temi ambientali e alla scienza che si chiama “Green&Blue”. Luna dirigeva già la sezione sulla tecnologia e sul digitale “Italian Tech”.


domenica 31 Ottobre 2021

Le pensioni dei giornalisti

La bozza della legge di bilancio preparata dal governo italiano affronta con una soluzione drastica l’annosa questione dell’ente previdenziale dei giornalisti, l’INPGI, da molto tempo in grave crisi economica e oggetto di scorate discussioni e riflessioni nelle redazioni di tutta Italia. Nei progetti del governo la soluzione scelta sarà di dissolvere l’ente di categoria e farlo assorbire dall’INPS.
Il regime pensionistico verrà uniformato, nel rispetto del principio del pro-rata, a quello degli iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti sempre con effetto dal 1° luglio 2022. In particolare, per gli assicurati presso la gestione sostitutiva dell’Inpgi, l’importo della pensione è determinato dalla somma delle quote di pensione corrispondenti alle anzianità contributive acquisite fino al 30 giugno 2022 calcolate applicando le disposizioni dell’Inpgi e da una quota di pensione corrispondente alle quote anzianità contributive acquisite a decorrere dal 1° luglio 2022, applicando le disposizioni del Fondo pensioni lavoratori dipendenti dell’Inps”.
(più in dettaglio, qui)


domenica 31 Ottobre 2021

Ripescaggi

L’anno scorso, nelle settimane successive alla cessione di proprietà del gruppo GEDI alla società della famiglia Agnelli-Elkann, c’era stato un grande spostamento di giornalisti noti tra i maggiori quotidiani italiani: in parte per dissensi con la nuova “linea” soprattutto a Repubblica, in parte per “acquisti” da parte di Repubblica per compensare quell’effetto (Roberto Saviano al Corriere della Sera, Gad Lerner al Fatto, Francesco Piccolo a Repubblica, Enrico Deaglio a Domani, Pigi Battista allo Huffington Post, Carlo Verdelli rientrato al Corriere dopo essere stato dimesso da direttore di Repubblica). Le cose si sono poi calmate fino alla notizia di questa settimana che Federico Rampini inizierà a scrivere per il Corriere della Sera dopo 26 anni a Repubblica. Nel suo caso non ci sono ragioni di delusione per il cambiamento (anzi, Rampini era stato accusato nell’ultimo anno, come la direzione, di eccessive indulgenze per la campagna di Donald Trump rispetto alle tradizioni di Repubblica): avrebbe comunque dovuto lasciare nel quadro degli oltre 50 prepensionamenti decisi nelle scorse settimane.


domenica 31 Ottobre 2021

Hate speech

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha deciso una multa di 125mila euro per la radio che si chiama Radio 105, a causa dei messaggi “denigratori contro donne e omosessuali” del suo programma “Lo zoo di 105”, già accusato spesso in passato di indulgenza nei confronti di messaggi offensivi e discriminatori.
“La Commissione Servizi e Prodotti (CSP) dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha sanzionato con una multa di 125 mila euro (delibera n. 183/21/CSP) la società Radio Studio 105 S.p.a. per la diffusione di due puntate in fascia diurna del programma “Lo Zoo di 105”. AgCom ha accertato la violazione dell’art. 34, comma 2, del Tusmar che vieta di trasmettere “programmi che possono nuocere allo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori e film vietati ai minori di anni 14”. All’interno delle due puntate sanzionate, andate in onda alla fine del 2020, sono state pronunciate, in maniera continuativa e morbosa, allusioni sessuali, messaggi di intolleranza e sono state utilizzate espressioni volgari e denigratorie rivolte in particolar modo contro donne e omosessuali. L’emittente Radio 105 era già stata diffidata in passato dall’Autorità per aver diffuso espressioni dal contenuto fortemente denigratorio in violazione del regolamento di contrasto all’hatespeech”.


domenica 31 Ottobre 2021

Coup de théâtre!

Dagli amanti dell’accuratezza certosina nella fattura dei giornali, che molti lettori lamentano si sia perduta (se c’è mai stata), è stata notata la rara precisione con cui il Giornale ha disposto gli opportuni accenti nell’usare la parola “débâcle” in un occhiello di prima pagina di venerdì: le parole francesi sono spesso riportate sui giornali italiani trascurando gli accenti tipici di quella lingua, e ancora di più quando si tratta di accenti circonflessi, inesistenti da noi. E infatti “débâcle” è spesso riportata come “debacle”: lo faceva lo stesso Giornale nel titolo di un suo articolo online del giorno prima, ma anche la Stampa e il Sole 24 Ore sul quotidiano (sul sito invece era corretto). Ma ci sono anche casi in cui ci si spinge fino agli accenti grave o acuto, ma non al circonflesso.
(sui termini francesi nell’informazione italiana aveva scherzato il direttore di Internazionale un paio d’anni fa)


domenica 31 Ottobre 2021

Basta che paghino

Venti giorni fa una sola azienda ha comprato per un giorno tutte le pagine pubblicitarie del Corriere della Sera: una strana azienda, su cui il Post ha indagato e raccolto informazioni.
“L’edizione di martedì 12 ottobre del Corriere della Sera aveva 56 pagine, di cui 25 occupate da inserzioni pubblicitarie. Con una scelta assai rara, notata da diversi lettori (il rosso della comunicazione era piuttosto visibile), tutte le inserzioni pubblicitarie erano state comprate da un’unica azienda (11 pagine intere e 14 inserti di varia grandezza): Avyium, un sito di e-commerce piuttosto sconosciuto, in cui, suggerivano le pubblicità non tanto esplicite, sono in vendita prodotti di vario tipo, dagli alimentari alla tecnologia. Lo stesso giorno, Avyium aveva pubblicato diverse inserzioni nell’edizione cartacea della Gazzetta dello Sport (con cui collaborava già per articoli promozionali) e aveva trasmesso alcuni suoi spot su La7. La pubblicità di tutte queste testate è gestita da CairoRCS Media”.


domenica 31 Ottobre 2021

I numeri dei più piccoli

Le rilevazioni Audiweb coinvolgono in totale un numero molto esteso di siti di news, oltre a quelli citati nelle tabelle: questi sono i numeri ad agosto (utenti unici/mese) di alcuni di quelli più noti tra i nazionali meno grandi che non sono nelle prime posizioni delle classifiche di cui sopra.
Affari Italiani 2.829.301
Dagospia 2.469.721
Agi 2.012.812
Blitzquotidiano 1.118.401
Linkiesta 840.277
Rolling Stone 627.004
Tag43 65.236

(sugli andamenti di Tag43, nuovo progetto dell’ex direttore del sito di news Lettera43 – che aveva chiuso dopo dieci anni nel 2020 – c’è una prudente analisi di Datamediahub)


domenica 31 Ottobre 2021

Giornali online e classifiche

Il sito Prima Comunicazione ha pubblicato uno schema dei dati di traffico di agosto dei siti web estraendo una varietà discontinua di siti di informazione. Ricordiamo che non tutti i siti sono iscritti ad Audiweb, e che questi sono dati non esatti, elaborati con un sistema misto di rilevazioni (sistema sulla cui efficienza ci sono tra l’altro investimenti economici straordinariamente più esigui di quelli che per esempio ci sono sulle rilevazioni televisive Auditel). Qui c’è una sintesi maggiore che comprende solo i primi venti siti di news generalisti (c’è un refuso, la seconda colonna di dati indica luglio).
(se vi appassionano le classifiche, e a dimostrazione della varietà delle rilevazioni possibili, qui ci sono i siti di news generalisti calcolati da un’altra società, Comscore, a settembre: sempre elaborati da uno schema di Prima Comunicazione, con altri iscritti e aggregazioni diverse)


domenica 31 Ottobre 2021

La crisi dell’intermediazione, e prenderne atto

La Banca d’Inghilterra, ovvero la banca centrale del Regno Unito, ha diffuso uno studio interno che propone ai suoi responsabili di usare nelle comunicazioni pubbliche – documenti, comunicati, o interventi orali – formulazioni più semplici e che stiano sul punto, dato che i giornali spesso tendono a riprenderle senza un lavoro di maggiore chiarezza e spiegazione: “il giornalista affronta una scelta, scrivere articoli che soddisfino le attese dei lettori farà vendere più copie, ma richiede uno sforzo. Parafrasare la banca centrale può non corrispondere ai desideri del lettore, ma è più facile”. Per far arrivare chiaro il messaggio della Banca, meglio quindi usare frasi brevi e indicare immediatamente il punto delle comunicazioni.


domenica 31 Ottobre 2021

Perché se ne vanno

La prima illuminante scoperta fatta dalle testate mondiali che negli scorsi anni hanno spostato priorità e risorse sulla costruzione di programmi di abbonamento online è stata che ottenere nuovi abbonati è solo metà del lavoro: l’altra metà è trattenere quelli che decidono di andarsene, e cancellano gli abbonamenti. La quota di abbonamenti di un giornale non è mai un capitale stabile da far crescere e basta, ma va conservato con attenzioni e strategie che sono in parte diverse da quelle messe in atto per convincere nuovi lettori ad abbonarsi.
Questo lavoro è diventato un impegno e una preoccupazione centrale nelle aziende giornalistiche, ancora di più quest’anno, passato il periodo più intenso della pandemia (e per gli americani delle elezioni) in cui gli abbonamenti erano molto aumentati per maggior bisogno di informazioni e domanda di giornalismo di qualità: nel 2021 c’è stata una specie di calo di motivazioni, e la questione della “customer retention” è diventata rilevantissima. I siti di news la affrontano soprattutto con sconti e offerte, con comunicazioni motivazionali (“sostieni il giornalismo di qualità”) o con arricchimento dell’offerta di contenuti e servizi per gli abbonati (o ancora, con poca correttezza, costruendo ostacoli nel percorso di cancellazione). Il sito NiemanLab ha fatto una ricerca sulle motivazioni per cui un campione di suoi lettori abbonati a testate americane ha cancellato i propri abbonamenti: le due maggiori motivazioni sono una economica e una di dissenso politico (la prima è affrontabile con sconti e offerte, pratica non tanto lungimirante; la seconda è delicata, perché prenderla in considerazione significa abdicare alla propria indipendenza di linea editoriale). Qui ci sono tutte le 503 risposte divise per testata (sono testate americane o anglofone).


domenica 31 Ottobre 2021

Altre riduzioni di redazioni

Non solo a Repubblica ma anche al Sole 24 Ore, dove è stato avviato un piano di incentivi all’uscita (due anni di stipendio a chi lascia) e ci saranno prossimi prepensionamenti: la riduzione sarà di 60 giornalisti su 273, riferisce il Fatto. Sarà anche chiusa la stamperia abruzzese di Carsoli.


domenica 31 Ottobre 2021

Gli amici degli editori

Se avete visto quel buon film di Spielberg che si chiama The Post, dedicato alla pubblicazione dei “Pentagon papers” sul Washington Post nel 1971, ricorderete che una questione delicata ed eticamente critica nella storia fu l’amicizia dell’editrice del giornale con il ministro della Difesa McNamara (e lo era stata quella con il presidente Kennedy), e il rischio che questo rapporto condizionasse le scelte giornalistiche.
È un vecchio tema del giornalismo importante e potente, quello delle relazioni amichevoli che inevitabilmente finiscono per crearsi tra i maggiori responsabili delle testate (editori, direttori) e rappresentanti del potere politico con proprie agende e priorità che dipendono molto dal ruolo dei giornali. Eliminare queste relazioni personali è raramente realistico, e l’obiettivo dovrebbe essere quello di tenerle più al di fuori possibile dell’ambito in cui i giornali lavorano, e non dare ai lettori occasioni di sospetto o diffidenza (il modo numero uno è rendere più invisibile ed estraneo l’editore, che come abbiamo visto spesso avviene poco nei maggiori quotidiani italiani). È anche vero che la trasparenza su questo tipo di relazioni con la politica può essere a sua volta un approccio corretto con i lettori, laddove il giornale ritenga di poter essere convincente sulla propria indipendenza: non è facile, soprattutto di questi tempi, ma è quello che sembra aver scelto il Corriere della Sera decidendo di dare evidenza ed esibire un affettuoso incontro – sottolineando i “moltissimi anni di amicizia” – tra il proprio editore Urbano Cairo e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi.

(va detto che solo la sera successiva la televisione di Urbano Cairo, La7, ha trasmesso una serata speciale con l’ex magistrata Ilda Boccassini dedicata in gran parte a raccontare tutte le accuse più gravi contro Silvio Berlusconi)


domenica 31 Ottobre 2021

Il Wall Street Journal e Trump, ancora

Le tensioni intorno alla sezione delle opinioni del Wall Street Journal di cui avevamo parlato domenica scorsa si sono rinnovate in questi giorni dopo che il giornale ha deciso di pubblicare una lettera dell’ex presidente Donald Trump piena di falsificazioni pericolose sul risultato delle elezioni: il giorno seguente il giornale ha risposto alle accuse ricevute rivendicando la scelta in un editoriale polemico. L’editoriale conveniva sul fatto che la lettera fosse piena di bugie e aveva toni critici e sprezzanti nei confronti di Trump, ma sosteneva che la stessa “monomania” di un ex presidente di questo rilievo e le sue fesserie (“bananas”) siano una notizia. I critici della scelta hanno obiettato soprattutto al passaggio dell’editoriale che sostiene che “i lettori siano in grado di valutare le sue affermazioni”: è infatti evidente e dimostrato storicamente che le falsificazioni di Trump – e quelle di molti altri a cui i giornali di tutto il mondo danno ospitalità – vengano prese per vere da grandi quote di lettori ed elettori. E la successione di correzioni e smentite alla lettera di Trump contenute nell’editoriale del Wall Street Journal sarebbe stata più efficace e opportuna se pubblicata nella stessa edizione del giornale, e non l’indomani.


domenica 31 Ottobre 2021

Facebook fa dare il peggio anche ai giornali

Tra le molte cose raccontate nei giorni scorsi dalle inchieste su Facebook nate dalla diffusione di una grande quantità di documenti interni messi a disposizione di un gruppo di testate internazionali, ce n’è una che riguarda meccanismi che coinvolgono i giornali stessi. Secondo alcune ricerche interne che avrebbero confermato quella che è da anni una valutazione intuitiva frequente, le dinamiche di Facebook favorirebbero una maggiore promozione degli articoli giornalistici divisivi e capaci di creare polemiche e indignazione, e in particolare quelli diffusi dai siti di news più conservatori o di destra. Avendo i giornali di tutto il mondo investito molto negli scorsi anni sul prezioso traffico proveniente da Facebook, questa conclusione rivela che Facebook incentiva le testate a produrre più articoli con tale effetto, e a usare tale effetto come criterio di scelta degli articoli da pubblicare, e da pubblicare su Facebook (che ha continuato ad applicare gli stessi algoritmi anche dopo aver annunciato che avrebbe cercato di rimediare): la resistenza a questo incentivo, naturalmente, ha a che fare con l’autonomia e con la capacità di ogni singola testata di resistere alle tentazioni.


domenica 24 Ottobre 2021

Poco giornalismo sul giornalismo

Lo abbiamo citato altre volte su Charlie, e questa settimana Ben Smith del New York Times è stato protagonista e responsabile di conseguenze ancora più rilevanti nel mondo dei giornali internazionali (vedi sotto). Ma la cosa interessante da commentare da qui è l’assenza in Italia di un lavoro giornalistico di divulgazione sui giornali (esclusi i presenti, ovvero una newsletter), che viene svolto invece abitualmente in molta autorevole stampa internazionale: dove le testate hanno giornalisti dedicati a raccontare ai lettori le vicende del business dell’informazione allo stesso modo con cui ne hanno competenti e impegnati su altri settori, dalla moda, alla tecnologia, alla televisione, alle automobili, ai libri (Joe Pompeo a Vanity Fair, Margaret Sullivan al Washington Post, Jim Waterson al Guardian, per dirne alcuni). È un peccato perché la domanda c’è (lo si vede, scusate se ci ripetiamo, dalle estesissime attenzioni che ha guadagnato questa newsletter) e un buon lavoro di reporting potrebbe spiegare molte cose interessanti e utili ai lettori: ma una consuetudine un po’ omertosa e un po’ autopromozionale fa sì che in Italia ci sia poca disponibilità a rendere pubbliche le cose dei giornali o a renderle pubbliche con sincerità, che si tratti dei giornali propri o di quelli altrui (ma è successo anche con la storia tedesca di questa settimana che raccontiamo tra poco, quando un editore ha deciso di non pubblicare le accuse contro i concorrenti della Bild). Ed è un peccato non perché ci siano da svelare cose particolarmente disdicevoli (forse anche), ma perché anche nel business dei giornali ci sono cose da far capire e storie interessanti da raccontare: quella cosa che fa il giornalismo.


domenica 24 Ottobre 2021

Per sapere altre cose

Il 15 novembre inizia una nuova edizione – la terza – della serie di lezioni online del Post sul giornalismo (“10 lezioni sul giornalismo“): ci si può iscrivere fino al 10 novembre.


domenica 24 Ottobre 2021

Agli ordini

Il sito Professione reporter ha intervistato il direttore del Post Luca Sofri dentro una sua serie di conversazioni sull’attualità dell’Ordine dei Giornalisti.

“- Però l’Ordine è a tutela delle garanzie del lettore, perché l’Ordine sanziona o dovrebbe sanzionare eventuali comportamenti scorretti del professionista.
– Sì, ma non lo fa. Sappiamo tutti benissimo che non lo fa, non lo fa mai. Sappiamo anche che sarebbe molto difficile farlo. Il terreno dell’informazione accurata, di che cosa sia vero e cosa no, eccetera, è un terreno scivolosissimo e difficile da regolare e condividere, soprattutto in termini di grandi partigianerie e polarizzazioni come oggi. Ma faccio l’esempio più palese: esiste in diverse Carte condivise dell’etica giornalistica, l’impostazione e la richiesta che ogni contenuto promozionale e pubblicitario sui giornali sia segnalato al lettore. Bene, questa richiesta scritta e condivisa da tutti quanti è quotidianamente disattesa su tutti i giornali e sui maggiori quotidiani. È solo un esempio, ma non mi sembra che esista alcuna vigilanza rispetto alla correttezza nei confronti del lettore”.


domenica 24 Ottobre 2021

Sui micropagamenti

Sia Anna Masera, nella rubrica citata qui sopra, sia il direttore di Domani Stefano Feltri sono tornati sull’eventualità dei “micropagamenti” per permettere ai lettori di acquistare online singole copie dei giornali o addirittura singoli articoli (la prima è possibile in Italia solo per poche testate, non le maggiori): è una richiesta che arriva spesso dai lettori, ma che ha per gli editori delle controindicazioni che avevamo spiegato su Charlie l’anno scorso.
Per gli editori è molto più remunerativo un abbonato rispetto a chi acquista un singolo articolo. Il calcolo è presto fatto: per rimpiazzare un abbonamento da 90 euro all’anno servono 450 micropagamenti da 20 centesimi ciascuno, oppure 90 da 1 euro”.


domenica 24 Ottobre 2021

L’angolino del peggio

Una polemica sgradevole ha riguardato l’inviata di Repubblica Annalisa Cuzzocrea questa settimana: Cuzzocrea si occupa con competenza, attenzione e discrezione di politica da molti anni, e in un tweet su una seduta parlamentare di questa settimana ha citato – una nota “di colore” frequente nei resoconti di questo genere – il colore del vestito di Giorgia Meloni del partito Fratelli d’Italia, che Cuzzocrea ha percepito come nero. Il colore in realtà era blu, ma la svista è stata accolta da Meloni – per una comprensibile ipersensibilità sul tema – come un’allusione subdola, a cui Meloni ha reagito polemicamente sui social network incentivando una serie di attacchi online molto violenti e minacciosi nei confronti di Cuzzocrea, che nel frattempo si era spiegata e aveva constatato l’errore. A peggiorare le cose, il quotidiano Libero del giorno dopo ha messo la questione in prima pagina con toni polemici nei confronti di Cuzzocrea e raccontando ai propri lettori la sua neutrale descrizione del colore (sbagliato) come se fosse stata un’accusa.


domenica 24 Ottobre 2021

La tradizionale rubrica Bonomi

Come sanno i più fedeli lettori di Charlie, la direzione del Sole 24 Ore offre ogni settimana una eccezionale quota di spazio all’editore (dai tre ai cinque articoli) nella persona del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, destinando una giornalista fissa a “coprire” il settore delle sue dichiarazioni come si fa di solito con più concreti e significativi temi di attualità. Questa settimana, con i consueti richiami in prima pagina e le foto del presidente, lo spazio della proprietà è stato ospitato nei numeri di martedìmercoledìvenerdì e oggi, domenica.


domenica 24 Ottobre 2021

Una foto vale più di mille parole

È stata notata, in una pagina pubblicitaria acquistata dalla Federazione Nazionale della Stampa (il sindacato unitario dei giornalisti) su alcuni quotidiani di domenica scorsa, la scelta dell’immagine che per la FNSI stessa rappresenterebbe – nel 2021 – la professione giornalistica.


domenica 24 Ottobre 2021

La diplomatica diplomazia ungherese

L’ambasciatore ungherese in Italia ha scritto una lunga lettera di critica e correzioni al quotidiano Repubblica a proposito di un articolo in cui ritiene che ci fossero degli errori a proposito del suo paese: Repubblica non l’ha pubblicata, lui una settimana fa l’ha messa su Facebook, e chiunque abbia ragione (il governo ungherese non si è mostrato molto attento alla libertà di espressione negli ultimi anni, e ha già cercato di intervenire nella narrazione di sé sui giornali europei), l’ambasciatore ha trovato una formulazione spiritosa per esporre le sue versioni dei fatti contestati.


domenica 24 Ottobre 2021

La contesa con le rassegne stampa

Il Sole 24 Ore ha pubblicato un articolo di aggiornamento sulla questione dei compensi per i giornali da parte delle società che offrono servizi di rassegna stampa (il Sole 24 Ore è molto parte in causa, letteralmente).
Che si tratti di colossi del web o anche di società di media monitoring la partita va avanti da lungo tempo e, nel caso delle società di rassegne stampa, si è spostata nelle aule di tribunale dove la Fieg (Federazione degli editori), ma anche editori singoli come il Gruppo 24 Ore (che edita questo giornale) hanno incrociato le lame in particolare con le due società che storicamente non riconoscono alcun compenso agli editori e che sono anche quelle di maggiori dimensioni: L’Eco della Stampa e Data Stampa, che insieme fanno circa l’80% del mercato.
La maggior parte degli operatori nei servizi di rassegna stampa ha riconosciuto il diritto degli editori di essere remunerati per l’uso dei propri articoli. Ma dalla partita si sono per anni chiamate fuori le due principali società che solo nella primavera scorsa hanno raggiunto un accordo con Promopress, che rappresenta alcuni editori aderenti a Fieg. Tuttavia, di tale accordo non beneficiano alcuni grandi gruppi editoriali, tra cui il Gruppo 24 Ore, che quindi tuttora non ricevono alcun compenso. Un peso non indifferente nella questione lo ha avuto la decisione di Agcom del maggio 2020, favorevole al Gruppo 24 Ore proprio contro L’Eco della Stampa. L’editore del Sole 24 Ore, infatti, ha ottenuto dall’Autorità l’ordine impartito a L’Eco della Stampa di rimuovere entro due giorni, dal proprio servizio stampa e dai propri archivi, gli articoli del Sole 24 Ore contenenti l’indicazione “riproduzione riservata””.


domenica 24 Ottobre 2021

Le cose non migliorano all’Evening Standard

L’Evening Standard è un quotidiano “tabloid” di Londra che ha quasi due secoli ed è diventato una freepress nel 2009: è più “presentabile” dei più screditati tabloid britannici ed è di proprietà dell’imprenditore russo Alexander Lebedev, uno dei cosiddetti “oligarchi”, ex ufficiale del KGB, che possiede anche il quotidiano Indipendent. La “presentabilità” del giornale si deve anche al fatto che i suoi ultimi direttori sono stati due personaggi con forti relazioni nella politica nazionale: l’ex cancellieri George Osborne e la giornalista Emily Sheffield, cognata dell’ex primo ministro David Cameron. Giovedì Sheffield ha annunciato le sue dimissioni dopo soli 15 mesi, molto faticosi, per le difficoltà economiche del giornale che avevamo raccontato qualche mese fa, aggravate dalla pandemia (il giornale è distribuito gratuitamente soprattutto nelle stazioni della metropolitana).

– I famigerati tabloid britannici, una piccola mappa


domenica 24 Ottobre 2021

Conversazioni e interviste

Il Foglio aveva pubblicato la settimana scorsa un’intervista interessante e ricca con lo storico Emilio Gentile, a proposito di populismi e fascismi: Gentile ha però contestato in due successive lettere l’intervista, spiegando – oltre a smentire alcune parole che gli venivano attribuite – di avere esplicitamente detto al giornalista di non voler dare interviste e che quella tra loro doveva ritenersi una conversazione privata.
L’articolo è tuttora online senza indicazioni aggiornate.


domenica 24 Ottobre 2021

Ancora niente cidierre al cidiesse

A conferma della perdita di fiducia delle redazioni nei confronti del ruolo e delle opportunità costituite dai Comitati di redazione (ovvero gli organi di rappresentanza dei giornalisti eletti in ciascun giornale, dedicati soprattutto al rapporto con la direzione e la proprietà), le elezioni del “cidierre” al Corriere della Sera sono state immediatamente invalidate dalle dimissioni degli eletti, che non si erano candidati (nessuno si era voluto candidare).


domenica 24 Ottobre 2021

Don’t stop believin’

È stata annunciata la chiusura di Believer, rivista culturale californiana che aveva avuto grandi ammirazioni e consensi internazionali per l’inventiva grafica e di contenuti quando era nata nel 2003 dall’idea di un gruppo di giovani autori molto di moda in quel momento e con la complicità del gruppo di McSweeney’s, il sito creato dallo scrittore Dave Eggers. L’editore attuale ha spiegato la decisione con l’insostenibilità economica del magazine.
(in Italia Internazionale ha tradotto a lungo una amata rubrica di Nick Hornby pubblicata da Believer; e il settimanale Diario – chiuso nel 2009 – aveva nei suoi ultimi mesi scelto un restyling grafico ispirato a Believer)


domenica 24 Ottobre 2021

Con la D

D, il “femminile” allegato a Repubblica che 25 anni fa fu una creazione grafica ed editoriale decisamente nuova e creativa nell’ambito dei magazine settimanali allegati ai quotidiani, ha da questa settimana il primo responsabile maschio della sua storia, Emanuele Farneti, da poco ex direttore di Vogue Italia (il cui editore Condé Nast sta riorganizzando molte delle sue testate europee e il loro coordinamento). La direttrice uscente di D Valeria Palermi aveva contestato a luglio in un editoriale – informato o preveggente – il fatto che la quota di direttrici dei giornali stesse calando persino nei femminili. Farneti sarà direttore di quello che il gruppo GEDI (l’editore di Repubblica) chiama “hub Moda e Beauty”, ovvero la redazione congiunta carta/digitale creata per raccogliere maggiori investimenti pubblicitari da parte degli inserzionisti di quei settori.


domenica 24 Ottobre 2021

In Francia i giornali portano a casa qualcosa anche da Facebook

Dall’articolo del Post:
Giovedì Facebook ha annunciato di aver raggiunto un accordo con i giornali francesi riuniti nell’associazione di categoria APIG (l’Alleanza della stampa d’informazione generalista), che prevede il pagamento ai giornali dei diritti di pubblicazione dei contenuti editoriali sul social network. L’APIG è un sindacato che rappresenta 300 tra giornali e riviste d’informazione politica e generalista in Francia, tra cui alcuni dei maggiori giornali francesi, come Le Monde e Le Figaro. È il secondo importante accordo che l’APIG conclude quest’anno con le grandi multinazionali tecnologiche, dopo quello faticosamente raggiunto a gennaio con Google“.


domenica 24 Ottobre 2021

E con l’occasione

L’articolo di cui sopra ha un passaggio che è utile riportare perché conferma una cautela che abbiamo spesso ripetuto qui su Charlie a proposito dei numeri di abbonati diffusi dalle testate anche in Italia, numeri che non hanno nessuna verifica esterna e terza.
“Negli stessi giorni News Corp ha annunciato che la quota di abbonamenti al Wall Street Journal stava aumentando: ad agosto, il numero totale degli abbonati era cresciuto quasi del 10%, raggiungendo 3,45 milioni, di cui 2,72 abbonamenti digitali. Ma un responsabile della redazione digitale mi ha spiegato che questi numeri sono ingannevoli – e implausibili – perché comprendono “abbonamenti aziendali e scolastici e offerte istituzionali” che propongono sconti fino al 90% per gonfiare il numero complessivo”.


domenica 24 Ottobre 2021

Anni complicati al Wall Street Journal

Il sito della Columbia Journalism Review ha pubblicato un lunghissimo e documentato articolo che fa la storia di questi anni in uno dei quotidiani più grandi e illustri del mondo, il Wall Street Journal. Dove uno dei tratti più noti e peculiari è da sempre la rigida separazione tra le pagine dei commenti e delle opinioni e quelle del giornale prodotto dalla redazione: che ha permesso la convivenza tra posizioni conservatrici spesso sfacciatamente faziose nelle prime e un giornalismo autorevole e rigoroso nelle seconde. Ma dalla prima campagna elettorale di Trump a oggi questa distinzione è andata confondendosi, con le pagine delle opinioni sempre più estreme e libere nel loro emanciparsi dai fatti e dai rigori giornalistici, e le altre sempre più soggette a interventi censori da parte della direzione del giornale, che ha una lunga storia ma dal 2007 è stato acquisito dalla grande multinazionale editoriale News Corp di Rupert Murdoch, con la garanzia di un comitato che dovrebbe vigilare sull’integrità giornalistica delle scelte maggiori. Nell’ultimo anno le contestazioni all’interno della redazione nei confronti della perdita di credibilità causata da alcuni articoli di opinionisti esterni sono cresciute, ma la proprietà e la direzione non sembrano intenzionate a cambiare regime (anzi, si dice che Murdoch stia muovendo il suo impero giornalistico americano in direzione di un appoggio a una candidatura di Trump nel 2024), pur convenendo sulla necessità che il giornale allarghi il suo potenziale pubblico: ma farlo continuando ad accontentare quello maschio, bianco e conservatore non è facile, racconta l’articolo della CJR.

Alcuni articoli del Post sulla storia e le storie del Wall Street Journal:
– I 130 anni del Wall Street Journal (2019)
– Anche al Wall Street Journal si litiga sulla sezione delle opinioni (2020)

– Il Wall Street Journal è diviso sul suo futuro (2021)


domenica 24 Ottobre 2021

L’ultima (e l’unica) dei public editor

Anna Masera, che è stata tra i più precoci a seguire l’innovazione e il digitale tra i giornalisti delle testate italiane tradizionali, è tra i dipendenti del gruppo GEDI coinvolti nei “prepensionamenti” che hanno agitato molto le redazioni del gruppo in questi mesi. Di conseguenza, chiuderà il suo spazio – unico in Italia nel suo genere – di “public editor” della Stampa, che non sarà assegnato a nessun altro. Lo ha raccontato lei stessa nella rubrica suddetta, rivendicando l’utilità della costruzione di un rapporto più affidabile con i lettori.
“il declino dei giornali è anche morale: la tendenza è quella di abbandonare l’attenzione alla deontologia per acchiappare clic nella speranza di alimentare la magra raccolta pubblicitaria. La conseguenza? La fiducia generale del pubblico nelle notizie è bassa. Secondo l’Edelman Trust Barometer, il 75% degli italiani ritiene che i giornali non stiano facendo bene il loro lavoro. Una percentuale superiore del 14% alla media delle 27 nazioni analizzate. Questa è una brutta notizia per la credibilità del giornalismo. Il sistema basato su traffico e pubblicità oltre a non funzionare più economicamente ha compromesso la qualità”.


domenica 24 Ottobre 2021

Ben Smith batte Axel Springer

La storia della settimana nell’editoria giornalistica mondiale sono state le dimissioni del direttore del quotidiano tedesco Bild in seguito a un articolo di Ben Smith del New York Times: è la storia della settimana perché ha dentro diverse cose grosse.
– La Bild è uno dei più importanti quotidiani tedeschi, famigerato per la quota di sensazionalismo aggressivo e spesso retrogrado, paragonabile a quella dei più famosi tabloid inglesi.
– L’editore della Bild è Axel Springer, una multinazionale dell’editoria tra le più potenti del mondo, e con una lunga presenza di rilievo nella storia politico-mediatica tedesca.
– Axel Springer sta aumentando il suo potere e la sua attività internazionale acquistando, con grandi investimenti ma anche con operazioni aggressive e accorte, alcune importanti testate digitali fuori dalla Germania: la più recente è Politico, sito di politica statunitense che ha da anni un grosso credito e importanza nell’informazione americana e non solo americana (un lungo articolo su Vanity Fair americano ha raccontato questo lato della storia della settimana).
– Il direttore della Bild era stato brevemente sospeso lo scorso aprile (forse lo ricorderete) dopo le accuse di comportamenti inappropriati nei confronti di alcune dipendenti del giornale: la proprietà aveva fumosamente dichiarato di aver fatto un’indagine interna che aveva rivelato come ci fosse stato qualcosa di inadeguato, ma niente che meritasse interventi più severi, e il direttore Reichelt era tornato al suo posto.

Questo era il contesto su cui è intervenuto domenica scorsa Ben Smith – il più importante “media columnist” del mondo, le cui rubriche settimanali sul New York Times sono diventate attesissime dal mondo dell’informazione per la probabilità che contengano scoop o notizie in anteprima – raccontando meglio ai lettori statunitensi sia cosa sia il nuovo editore di Politico, sia le accuse contro Reichelt, e aggiungendoci nuove rivelazioni raccolte da Smith da ulteriori fonti aggregate a un lavoro giornalistico fatto dal settimanale tedesco Spiegel e alla storia di come un altro gruppo editoriale avesse censurato un proprio articolo sulle accuse stesse. E ottenendo così quello che Axel Springer aveva scongiurato di fare ad aprile: la sostituzione del direttore della Bild.


domenica 17 Ottobre 2021

Altri canoni

Il “Fondo per il pluralismo” è la quota di soldi pubblici che lo stato ha allocato per finanziare le attività di alcuni giornali, soprattutto attraverso il sistema dei “contributi diretti”, di cui abbiamo parlato molte volte. Malgrado il nome, nella pratica non contribuisce a particolari pluralismi, se non nel senso di aumentare i ricavi – e aiutare la sopravvivenza – di alcuni giornali che però non hanno niente di peculiarmente diverso da quelli che quei contributi non li ricevono: con l’eccezione maggiore di quelli destinati alle minoranze linguistiche e quindi scritti in lingue diverse dall’italiano.
Da qualche anno il fondo è alimentato anche da una quota del canone Rai pagato in bolletta, e insieme ad altri finanziamenti assottiglia il totale ricevuto effettivamente dalla Rai: questa cosa irrita e frustra la Rai, che come si sa fatica molto a far quadrare i conti. Quindi, in un tentativo tipico dei debuttanti alla guida della Rai, il nuovo amministratore delegato Fuortes ha provato a fare delle proposte per garantire maggiori ricavi alla Rai, tra cui la riconquista di quella quota oggi stornata verso il finanziamento di alcuni giornali. Ipotesi che ha allarmato la Federazione degli editori dei giornali che ha immediatamente protestato con la gravità retorica che le è abituale, senza porsi neanche in questa occasione il problema del discredito su quei contributi derivato dal fatto che per molte testate beneficiate la definzione di “cooperativa” o “non profit” è del tutto pretestuosa: tantissimi italiani pagano il canone del servizio pubblico Rai e i loro soldi vengono destinati a un gruppo di giornali e siti in concorrenza sleale con gli altri.


domenica 17 Ottobre 2021

Con l’aiuto di tutti

Grazie a chi ha raccolto l’invito della settimana scorsa a raccontare a Charlie (rispondendo a questa mail) storie interessanti intorno ai destini e ai progetti dei giornali: alcuni spunti li abbiamo ripresi e seguiti già oggi, di altri ci stiamo occupando.


domenica 17 Ottobre 2021

Scemi noi

Che domenica scorsa per un lapsus banale quanto evitabile abbiamo chiamato Fabio il direttore uscente del Tirreno, Stefano Tamburini. Fabio Tamburini è invece tuttora il direttore del Sole 24 Ore. Chiediamo scusa.
Una seconda correzione: il sito della Gazzetta del Mezzogiorno (tuttora chiusa) non è aggiornato dai giornalisti, ma da un feed automatico di notizie di agenzia. Doppiamente scusa.
Entrambi gli errori sono stati corretti nell’archivio web della newsletter.


domenica 17 Ottobre 2021

Cosa ci si aspetta alla Gazzetta del Mezzogiorno

La Gazzetta del Mezzogiorno, il quotidiano più radicato in Puglia e Basilicata, è da circa tre anni in una complicata crisi, ha cambiato diversi editori e ha dovuto interrompere più volte la pubblicazione. Dopo aver dichiarato fallimento a giugno 2020 e dopo un esercizio provvisorio andato molto male, a novembre 2020 era stato aperto un bando per l’affitto della testata a un nuovo editore fino a luglio 2021, vinto dalla società Ledi, con la speranza di trovare poi un compratore definitivo. Alla fine di questo periodo, e quindi da agosto, il giornale ha smesso di essere pubblicato, e i suoi 136 dipendenti (di cui circa 70 giornalisti) sono stati messi in cassa integrazione. Gli sviluppi più recenti sono che quest’estate Ledi e un’altra società, Ecologica Spa, hanno fatto una proposta di concordato preventivo: che nell’ambito delle procedure fallimentari significa fare una proposta per risanare i debiti di un’azienda e diventarne proprietari, in questo caso proprietari del giornale (dopo aver dimostrato di avere certi requisiti per rilanciarlo a lungo termine). La proposta che si è aggiudicata La Gazzetta del Mezzogiorno è stata quella di Ecologica Spa: la scorsa settimana l’esito è stato confermato dal tribunale di Bari, dopo un ricorso di Ledi. Ora Ecologica ha due possibilità: comportarsi come un editore e scegliere un nuovo direttore, una nuova sede (ma si parla anche della possibilità che inizialmente il giornale ricominci in smart working) e far ripartire il giornale, oppure affittarlo a un editore più esperto (Ecologica Spa si occupa di smaltimento di rifiuti). Nell’ultima settimana si è parlato di un possibile interesse dell’editore Angelucci (che pubblica anche Libero Il Tempo, tra gli altri), ma sembra che al momento le parti non riescano a trovare un accordo soddisfacente per entrambe. Durante l’assenza della Gazzetta del Mezzogiorno, intanto, la concorrenza si è mossa: ad agosto il Nuovo Quotidiano di Puglia ha aperto una sede a Bari.