domenica 7 Novembre 2021

Farsi riconoscere

Il Consiglio d’Europa, che è un’organizzazione internazionale dedicata soprattutto alla tutela dei diritti umani, ha chiesto allo stato italiano rassicurazioni rispetto al senso intimidatorio e limitativo della libertà di stampa di due cause per diffamazione da parte di un magistrato italiano contro il giornalista Lorenzo Tondo, corrispondente del Guardian e collaboratore di altre testate internazionali, a proposito di una sua vecchia inchiesta che accusava il magistrato di accanimento su un imputato vittima di uno scambio di persona. Le cause civili sono frequentemente usate contro giornali e giornalisti, in Italia, per il maggiore effetto deterrente che possono avere le potenziali condanne a cospicue pene monetarie (ancora più probabili quando i proponenti della causa sono magistrati). Il magistrato ha denunciato anche una giornalista di Repubblica, Romina Marceca. Il Post aveva raccontato la storia e i suoi sviluppi in diverse occasioni.

L’uomo arrestato lo scorso 24 maggio in Sudan, estradato in Italia il 7 giugno e rinviato a giudizio lo scorso settembre, sarebbe Medhanie Tesfamariam Berhe, eritreo di 29 anni, e non Medhanie Yehdego Mered, uomo di 35 anni originario dell’Eritrea accusato di essere uno dei capi di una grande organizzazione con base in Libia che gestisce il traffico di migranti verso l’Europa, e coinvolto nei viaggi di almeno 13 mila persone.
Mercoledì 8 giugno il ministero dell’Interno italiano e la National Crime Agency del Regno Unito avevano annunciato con una certa enfasi l’arresto in Sudan e l’estradizione in Italia di Medhanie Yehdego Mered. I magistrati avevano intercettato per mesi il cellulare di Medhanie Yehdego Mered raccogliendo informazioni sul suo conto e sulle sue attività.
Dopo l’arresto, i media britannici avevano cominciato ad avere dei dubbi, scrivendo che la persona arrestata e ora sotto processo fosse in realtà Medhanie Tesfamariam Berhe: un eritreo di 29 anni che non era mai stato in Libia, che non ha niente a che fare con la presunta rete per il traffico di migranti e che si è dichiarato innocente. Con il trafficante, condivideva semplicemente un nome molto comune”.

Charlie è la newsletter del Post sui giornali e sull'informazione, puoi riceverla gratuitamente ogni domenica mattina iscrivendoti qui.