Stati d’animo

Mercoledì sono andato a vedere il nuovo Museo del Novecento, all’Arengario di Milano. Mi è piaciuto molto, per ragioni che hanno fatto arrabbiare un mio amico artista, con cui ne ho parlato dopo. Ovvero perché è una bell’idea di museo molto aperto verso l’esterno, che sfrutta e aumenta le finestre e le vetrate degli spazi, costruendo una spettacolare passeggiata panoramica nel centro di Milano. Il mio amico dice che dal Guggenheim in poi, simili ambizioni hanno rovinato le collezioni, mettendole in secondo piano, costringendole a ornamenti mal serviti dell’opera maggiore. È un vecchio dibattito: ma devo confessare che della ricca collezione del Museo del Novecento mi restano in testa davvero tre o quattro cose soltanto, tra le quali la grande rosa nera di Kounellis che infatti il museo ha scelto a suo emblema (e che è invece disposta in un modo che la esalta) e uno degli elementi della trilogia “Stati d’animo” di Boccioni, che si chiama “Quelli che restano”, che è impossibile guardare senza immedesimarsi.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).