Siete i buoni? Vedete di dimostrarlo

Se il gufare producesse un suono, si sentirebbe un gran ronzìo, in giro. E non parlo tanto degli insofferenti dell’Inter, ma piuttosto della sinistra piazzata davanti al televisore aspettando l’incidente durante il Gran Premio. Ovvero Fini che crei un casino vero, la crisi di governo, eccetera.
Seguire le agitazioni del centrodestra da qui è quindi diventato un po’ imbarazzante: è talmente diffusa e trasparente la speranza che nella maggioranza succeda un guaio, che anch’io a momenti ho bisogno di uno psicanalista che mi faccia capire quali siano le mie reali motivazioni. Posto che continuo ad avere dei solidi pregiudizi sull’uomo – e condivido molto l’analisi di Matteo Renzi ad AnnoZero – perché faccio il tifo per i finiani? Quando mi rispondo che penso sia bene per tutti che la destra italiana migliori, me la sto raccontando? Non è che alla fine anch’io sogno l’incidente in curva? Giovedì, diciamocelo, ci siamo prima di tutto divertiti, in quella mezz’ora.

Il mio analista dice che è importante averne consapevolezza, che un po’ stiamo gufando. Ma che non devo colpevolizzarmi troppo: dice che io davvero penso che un pensiero strutturato e moderno faccia bene al centrodestra italiano, e che la destra di Fini abbia approcci politici apprezzabili almeno a parole che nella attuale maggioranza non si sono mai sentiti in sedici anni. Certo, il mio inconscio vuole solo lo schianto, forse, ma il mio conscio conterà qualcosa, no?

Il mio conscio dice che questo paese sarebbe migliore se fosse governato da una buona e preparata sinistra. Ma in mancanza di quella, e visto che è governato da una pessima e impreparata destra, uno straccio di destra migliore è di certo una cosa auspicabile. Ed è per questo che i tatticismi e le prudenze di questi ultimi giorni tra i finiani mi sembrano deludenti. Non già perché rallentare allontana le chances dell’incidente spettacolare – sentite il ronzio? – ma perché una destra migliore è una che vuole esserlo a costo di prendersi dei rischi. Se torna subito a preoccuparsi di non farcela e di perdere spazio, allora la famosa differenza da Forza Italia dov’è?


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).