Retromarce che non lo erano

Non sono un fine-analista-politico, non frequento, non conosco i retroscena, vado a occhio. Sono solo un po’ esperto di “notizie che non lo erano”. E allora vi dico cosa mi dice la mia esperienza e la mia deformazione professionale sulla questione del video di Fini di ieri e della sua “marcia indietro”: secondo me è una colossale bufala. Secondo me, vi chiedo ancora perdono per la presunzione di azzardare una ricostruzione di cose su cui ne so quanto voi, è andata così:

1. Fini ha fatto un video per ragioni di comunicazione, restare sulla scena, compattare le file e chiamare alla militanza: un appello ai suoi.
2. Gli è venuto brutto e noioso.
3. I suoi nemici del PdL hanno tirato un sospiro di sollievo che non ci fosse niente di più battagliero contro di loro e hanno subito annunciato che la montagna aveva partorito un topolino e che Fini aveva abbassato le orecchie.
4. I giornali e i siti si sono trovati con un video su cui avevano montato un’attesa e che era un flop: nessuna notizia. Nemmeno un attacco a Berlusconi, purtroppo. “Nemmeno un attacco a Berlusconi?”, deve aver detto qualcuno: “È una notizia!”. E così i titoli sono diventati sulla nuova cautela di Fini e sulla “retromarcia”, con ricche dichiarazioni gongolanti del PdL.
5. Quando i finiani si sono accorti del disastro hanno messo online sul sito del Secolo un articolo che negava quella lettura, parlando di “equivoco” deliberato, di “strumentalizzazione”, scrivendo “nessuna apertura” e citando Buonfiglio che intanto aveva commentato “cazzate”.
6. Stamattina Della Vedova prova a ribadire anche lui che non c’è nessuna “marcia indietro”, ma tutto il dibattito politico-mediatico è altrove.

Ma di certo mi sbaglio io. Vado a occhio.

Aggiornamento: passato mezzogiorno, adesso i titoli sui siti dei quotidiani sono “Nessuna retromarcia”. E oplà, un altro giorno se ne va.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).