Quando arriva il Renzi garantista?

Quelli del Pd escono tutti male dall’ultimo passaggio della vicenda Cancellieri, ammesso che sia stato l’ultimo. Non si salva nessuno tra i democratici, come capita ogni volta che un partito scarica le proprie tensioni sulle istituzioni e sulle dinamiche parlamentari. Ieri a Montecitorio Epifani è stato anche generoso nel difendere la dialettica congressuale, sta di fatto che su questo punto gli attacchi degli altri partiti al Pd contenevano una forte e innegabile verità.
Non era un caso se un tempo la vita parlamentare si fermava per i congressi dei partiti. Ma succedeva quando i congressi duravano quattro giorni, non quattro mesi.
Detto questo, i termini dello scontro che si è consumato fra Letta e Renzi sono abbastanza leggibili. Oltre tutto di nuovo – com’è già successo su amnistia, decadenza di Berlusconi e legge di stabilità – anche stavolta Renzi non si appropria abusivamente di una leadership che non è ancora formalizzata, bensì interpreta in maniera aggressiva sentimenti e posizioni largamente e trasversalmente maggioritarie nel suo partito.
Non so se e come questo pericoloso gioco delle parti tornerà a gelare i rapporti tra presidente del consiglio e segretario in pectore. Se metà dei giornali scrive che ha vinto Letta (perché ha dimostrato che perfino Renzi deve inchinarsi alla logica delle larghe intese) e l’altra metà scrive che ha vinto Renzi (perché ha obbligato il premier a una esposizione impopolare che gli peserà), vuol dire che entrambi hanno margine e convenienza per trovare criteri di convivenza.
Il problema grosso riguarda però la cultura politica che, di nuovo, affiora nel corpo del Pd.
È difficile disfarsi dell’impressione di una perdurante sudditanza politica e psicologica alla delegittimazione che alla politica nel suo insieme arriva, con tempi e modi spesso opachi, dalle inchieste della magistratura.
In un paio di occasioni, Renzi ha dichiarato la volontà di una svolta garantista. Scopriremo presto se sono solo chiacchiere. Proprio Cancellieri sta per tirare fuori un pacchetto di misure che, tra l’altro, colpiscono l’abuso del ricorso alla custodia cautelare. A parte il sospetto che la cosa non renda il ministro simpatico a una parte di magistrati, Renzi e il Pd potranno dimostrare su queste misure se hanno il coraggio di sfidare la marea manettara che, puntuale come a ogni vigilia di svolta politica, torna ad alzarsi.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.