Nella fase di prevendita

Sembra ieri che Futuro e Libertà aveva in pugno almeno dal punto di vista della comunicazione pubblica la politica italiana: incassando i profitti dell’aver costruito l’unica invenzione politica degli ultimi due anni, i finiani hanno fatto girare per diversi mesi intorno a se stessi l’attenzione di media ed elettori, costruendo un’escalation di attese culminate infine nella plateale sconfitta del 14 dicembre. E da quella tranvata non si sono più ripresi.

Ci ho pensato finendo oggi sul sito di Generazione Italia, e pensando che solo fino a un paio di mesi fa quello che usciva da quel sito, dal blog di Fabio Granata, dalle pagine del Secolo, quello che diceva Fini quando andava in tv, era trattato ogni volta come una potenziale accelerazione della caduta del regime berlusconiano, come una nuova indicazione di cambiamento possibile: e quelle poche teste pensanti che stanno nel già ridotto manipolo che era stato capace di costruire quel partito e quell’attenzione erano state a volte capaci di aggiungere anche qualche contenuto efficace e di buon senso alle discussioni e al disastro da cui cercavano di emanciparsi. Stavano davvero provando a ricostruire una destra, con i limiti delle risorse a disposizione. Bocchino, poi, era ovunque ogni giorno.

Poi è arrivata la tranvata, e sono scomparsi. Non solo sconfitti, ma annientati. Può essere forse rincuorante pensare che quello che non era riuscita a fare una campagna di “fango” a base di case a Montecarlo l’ha ottenuto più istituzionalmente un voto parlamentare, ma l’effetto è comunque degno di nota. Annientati. Non sono più da nessuna parte, non li invita più quasi nessuno (ieri sera Perina a Otto e mezzo, ma in quanto donna), non riescono a inventarsi più niente per tornare sulla scena, sia un progetto o anche una semplice trovata. A questo pensavo arrivando sul sito di Generazione Italia, e ho controllato se malgrado i riflettori si fossero spostati proseguissero elaborazioni e costruzioni ininterrotte, se ci fossero aggiornamenti che magari ci erano sfuggiti.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).