La differenza tra piacere e convincere

Dopo le accuse sciocche e i ricatti improbabili ascoltati in questi giorni, ieri Nicola Zingaretti ha mosso a Matteo Renzi un’obiezione seria, di fondo.

Non gli ha contestato di voler prendere i voti degli elettori di centrodestra (che Zingaretti per primo dovrà presto conquistare a Roma) ma ha evidenziato una differenza importante: un conto è «piacere» a quegli italiani, un conto è «convincere» quegli italiani. Perché (sviluppiamo noi il concetto) la simpatia personale verso un leader politico è in effetti, in misura crescente nelle democrazie moderne, uno dei fattori che motivano le scelte di voto. Ma l’Italia in questa fase storica ha bisogno di leader forti di un consenso più convinto, profondo, duraturo, capace di reggere alla prova di misure di governo non facili, non popolari.
È un punto cruciale per il Pd e per il centrosinistra, che non sono mai usciti da una condizione di minoranza in Italia, perfino quando vincevano le elezioni o si presentavano con leader “simpatici”. Anche per questo hanno faticato a incidere nei mali del paese.

Per combinazione, mentre Zingaretti diceva queste cose al Corriere (argomentando il sostegno a Bersani), un’intellettuale di provenienza di centrodestra come Sofia Ventura spiegava sul Foglio il proprio appoggio a Renzi senza neanche sfiorare il tema della simpatia. Anzi, dicendosi convinta che il sindaco di Firenze sia potenzialmente il leader di un lungo corso di egemonia di una sinistra liberale, a capo di una coalizione riformista socialmente oltre che elettoralmente maggioritaria, edificata sulle macerie dei poli esistenti.

Non so se Renzi meriti tanta fiducia, che gli arriva anche per lo squagliamento di parecchi concorrenti (Ventura per esempio aveva sperato in Fini, povera).

So che le speranze dell’Italia sono legate all’inverarsi del sogno, diciamo così, di Sofia Ventura (un’ampia coalizione di italiani disposti a rivoltare il paese superando gli interessi particolari), realizzato con la profondità e la serietà invocate da Nicola Zingaretti. Chi saprà interpretare questa missione meriterà di vincere.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.