Il dibattito tv bisogna meritarselo

Se a Bersani riuscisse il piccolo capolavoro di non fare alcun confronto televisivo con Berlusconi, facendone ricadere la responsabilità su Berlusconi medesimo, vorrebbe dire che sul piano tattico la campagna dei democratici ha fatto un bel salto di qualità.
Che la televisione divenga ogni volta, più che il luogo dove si svolge lo scontro elettorale, l’oggetto stesso dello scontro elettorale, è una maledizione della quale ci libereremo, forse, solo quando ci saremo definitivamente liberati del candidato Berlusconi.
Fino a quel momento, dispiace per le molte anime belle vaganti soprattutto a sinistra e fra i terzisti, non può esistere né fair-play né una regola valida in assoluto. Col Cavaliere si gioca sempre col mazzo truccato, basta chiedere ai candidati premier del centrosinistra che nel 2001 e nel 2008 chiedevano invano un faccia-a-faccia, negato da Berlusconi (in vantaggio nei sondaggi) con il più offensivo degli argomenti: Rutelli e Veltroni non sono personalità degne di stare al mio livello.

Sacrosanto che oggi Berlusconi venga messo al livello di Ingroia e Oscar Giannino, che gli sono per molti motivi superiori ma gli sono sicuramente pari quanto alla legittimità di accedere a un confronto tv fra candidati. La destra italiana è il tempio del sostanzialismo, sono usi a sghignazzare quando qualcuno prende in mano codici e leggi: dunque da parte loro la formalistica distinzione fra capi coalizione e capi lista è semplicemente improponibile. Se Berlusconi non accetterà di mischiarsi ai candidati ipoteticamente minori, come Bersani fece solamente due mesi fa presentandosi fra Puppato e Tabacci, può scordarsi il dibattito tanto atteso (da lui, dagli anchormen e dalla chattering class: sulla febbrile impazienza dei cittadini ho qualche dubbio). E la leggenda della rimonta perderà un indispensabile tòpos narrativo, dopo aver già perduto verosimiglianza grazie al semplice confronto fra sondaggi diversi.

Non ci sarebbe alcun vulnus democratico. Il dibattito tv non è inciso in alcuna tavola costituzionale. Può essere utile, non indispensabile come i precedenti dimostrano. Richiede in ogni caso correttezza reciproca, concetto sconosciuto a palazzo Grazioli. E infine dimostratemi, in generale, che non la società dello spettacolo ma la democrazia italiana abbia mai tratto vantaggio da una singola apparizione di Berlusconi in tv.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.