I parlamentari non devono dimettersi, ma darsi una mossa

Oggi Roberta, una mia amica di gioventù che stimo intelligente e democratica, mi chiede se io non ritenga di dovermi dimettere in quanto eletto con una legge elettorale incostituzionale.

Premetto che il Porcellum faceva schifo a me come a tutti. E che, oltre ad averne beneficiato in questa legislatura, ne sono stato in passato anche una vittima, se così si può dire: alle elezioni del 2008 fui infatti candidato al numero 15 della lista di Milano, risultando il primo dei non eletti. Prima di me in lista c’erano tante persone validissime, ma anche due parlamentari che in corso di legislatura cambiarono gruppo parlamentare. E cambiarono gruppo portandosi via un seggio loro assegnato solo in virtù della posizione in lista e grazie ai voti di elettori che avevano votato PD, non loro.

Detto questo, non seguo il ragionamento di Roberta. Se infatti applicassimo la logica “la legge è incostituzionale, quindi ti devi dimettere” dovremmo applicarla anche ai 5 giudici della Corte Costituzionale eletti dalle Camere in seduta comune che ieri hanno contribuito a formare la sentenza della Consulta. Se i deputati e i senatori che li votarono non erano legittimati, non lo sono nemmeno loro che da essi furono votati. E questo vale per tutte le nomine di origine parlamentare delle ultime tre legislature: Consiglieri del CSM, Autorità garanti, Alte magistrature… E poi naturalmente tutte le leggi e gli atti approvati nelle legislature XV, XVI e XVII dovrebbero essere considerati illegittimi, perché approvati da Camere illegittimamente elette.

Ora, io vedo benissimo il problema politico. Capisco e condivido che politicamente questa classe politica sia delegittimata dalla sentenza della Corte. Però trovo preoccupante che pure una persona raziocinante come la mia amica Roberta trovi soddisfazione alla propria frustrazione di cittadina attraverso l’azzeramento delle istituzioni. Che si accontenti di “mandare tutti a casa” (me compreso, che so bene di godere della sua stima e del suo rispetto) invece di pretendere che questo parlamento – che la stessa Corte Costituzionale ha spiegato essere assolutamente legittimato a operare – approvi una legge elettorale che faccia dell’Italia un paese politicamente civile.

Quello che mi preoccupa, insomma, è che il livello di rabbia induce tantissimi, forse la maggioranza, a distruggere invece di costruire. Lo dico con particolare convinzione perché siamo alla vigilia delle primarie del PD: primarie nelle quali abbiamo una gigantesca possibilità di cambiare una classe dirigente che ha fallito. Sulla legge elettorale, per esempio, si potrà scegliere tra la posizione di Giachetti (che sta con Renzi, e che sta rimettendo la propria salute sulla riforma elettorale) e quella di Anna Finocchiaro (che sta con Cuperlo, e che continua a tenere la legge elettorale inspiegabilmente impantanata al Senato).

Ecco, vorrei che Roberta e gli altri miei concittadini si riappropriassero della politica. Che invece di mandare tutti a casa, buoni e cattivi, sostenessero quella parte della politica che rappresenta al meglio gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Che approfittassero delle primarie per sostituire la politica che non gli piace con una politica migliore. Altrimenti il gioco è quello di Grillo, parliamoci chiaro.

Ivan Scalfarotto

Deputato di Italia Viva e sottosegretario agli Esteri. È stato sottosegretario alle riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento e successivamente al commercio internazionale. Ha fondato Parks, associazione tra imprese per il Diversity Management.