L’invasione di campo di Elsa Fornero

Fornero l’ha messa sulla cortesia. Per lei andare lunedì all’incontro con i lavoratori dell’Alenia di Caselle sarà «un fatto di cortesia», visto che è stata invitata con una lettera sottoscritta da 1300 persone. Dunque le è impossibile aderire all’intimazione di Susanna Camusso a non presentarsi all’assemblea operaia.

Il riferimento alla gentilezza è importante (anche se inquietante: date le origini del ministro è impossibile non pensare subito all’altro attributo che la saggezza popolare ha associato all’esser cortesi, parlando di piemontesi), ma molto riduttivo. La disfida di Caselle non solo diventa una tappa cruciale dello scontro fra governo e Cgil sulle questioni del lavoro: accende la luce su una ragione di fondo, mai dichiarata, della reciproca insofferenza fra le due donne simbolo di questa stagione politica.

Fornero va all’Alenia su iniziativa della Fiom, cioè della federazione che in corso d’Italia è all’opposizione di Camusso. L’hanno invitata lavoratori di ogni colore politico, ma Fim e Uilm non sono state coinvolte: dunque è un’assemblea che ribadisce la divisione sindacale. Infine, Fornero parlerà direttamente a operai e impiegati, senza filtro sindacale, col dichiarato intento di «spiegare» (una delle sue parole preferite, praticamente una missione di vita) una riforma che non ritiene sia stata spiegata bene.

È un gesto irrituale, ma la stizza di Camusso non è per la formalità violata. È per la sostanza: denuncia una vera invasione di campo. Un taglia-fuori, si direbbe nel basket. Si ribadisce sul campo, anzi peggio in una fabbrica, ciò che il governo è riuscito a fare (o meglio, le confederazioni hanno consentito al governo di fare) nella trattativa di Palazzo: metterle ai margini. Allora Camusso, Bonanni e Angeletti furono fatti fuori dalla decisione ultima su articolo 18 e dintorni, affidato per la prima volta non al tavolo con le parti sociali ma al parlamento, come da Costituzione. Oggi vengono aggirati addirittura nella discussione coi lavoratori, cioè nel loro proprio regno: un’intrusione inaccettabile.

Fornero sarà cortese, sicuramente non falsa, ma è anche molto intenzionale. Invadere i terreni inviolati delle parti sociali è un suo obiettivo strategico fin dal primo momento, ne sa qualcosa anche Emma Marcegaglia. Se può farlo (e se suscita reazioni così aspre, anche dalla Cisl) è perché la crisi della rappresentanza sindacale si offre a simili incursioni.

Una Cgil che è, per oltre metà delle tessere, sindacato dei pensionati, e che fra i lavoratori attivi ha la maggioranza di impiegati pubblici, sa di avere un problema nelle fabbriche. E anzi, ne ha meno in quelle grosse tipo Alenia che nella fabbrica diffusa fuori dal triangolo industriale. Nella frammentata società della comunicazione il ruolo essenziale di corpo intermedio è già compromesso, la crisi economica ha fatto il resto: quanto a consenso, i sindacati stanno appena poco meglio dei partiti.

L’impressione è che Camusso non possa pretendere di difendere l’inviolabilità di santuari che non sono più tali, e che comunque non le riuscirà. L’impressione è anche che però Fornero (che fa bene ad andare a Caselle) debba porre un limite ai propri impulsi iconoclasti. Per cortesia, se non altro. Ma soprattutto perché, per quanto brava, non ha ancora a disposizione una democrazia di ricambio rispetto a quella che abbiamo conosciuto fin qui.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.