Formigoni sia sconfitto dalla politica

Le imputazioni a carico di Roberto Formigoni – corruzione e associazione a delinquere – sono gravissime. La ricostruzione del suo ruolo nello scandalo sanità, così come proposta dai pubblici ministeri di Milano, è ancora più inquietante. Le accuse al presidente uscente della Lombardia sono il coronamento delle tante inchieste che, da mesi, hanno offerto del governo della prima e più ricca regione d’Italia un’immagine da banda criminale.

Diciamo che sarebbe stato meglio se il coinvolgimento personale e penale di Formigoni (quello politico era già totale, e infatti l’aveva spinto alle dimissioni) non fosse arrivato quando mancano dodici giorni alle elezioni. Sarebbe stato meglio che i pm avessero parlato per acta prima (in tempo perché i cittadini potessero farsi un’idea, e naturalmente perché Formigoni potesse avanzare i propri argomenti) oppure dopo.
Adesso i giorni rimanenti di campagna elettorale saranno consumati in Lombardia da recriminazioni e accuse reciproche, dal sospetto di strumentalizzazioni, dai lamenti sulla giustizia a orologeria. Tanto più che l’altro colossale scandalo che scuote il paese – Finmeccanica – coinvolge non penalmente ma politicamente il candidato successore appoggiato da Formigoni, cioè quel Maroni che da ministro leghista era entrato con tutte le scarpe nelle logiche della lottizzazione partitica appoggiando la nomina di Giuseppe Orsi ad amministratore delegato.

In realtà la marcia di Umberto Ambrosoli verso il Pirellone è sospinta in queste ore da leggibili e “normali” dinamiche politiche. Convergono in suo favore tre fattori diversi: si rafforza la corrente del voto disgiunto proveniente dalla Lista Monti; è evidentissimo un fenomeno analogo da sinistra, fino a espressioni esplicite da parte di Ingroia; infine, sbarca in Lombardia Matteo Renzi, con la forza di convincimento che gli è propria.
Ambrosoli può tranquillamente vincere con le proprie gambe, ed è ciò che si avvia a fare. Il quadro desolante del centrodestra lombardo era già chiaro prima dello shock di ieri e già premiava la spinta per la soluzione civica rappresentata dall’avvocato.

Tutti preferiamo un Formigoni libero di difendersi dalle accuse terribili che lo colpiscono dopo esser stato sconfitto politicamente in campo aperto, insieme ai leghisti suoi alleati di sempre, giustamente travolti dall’ultima delle loro compromissioni.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.