Fermatemi, se vi sembra di averla già sentita

Era l’inizio del 1984 e avevamo appena cominciato l’università quando il mio amico che in quei mesi stava traghettando le mie passioni musicali verso la contemporaneità (io avevo vissuto tra i dinosauri del rock tutti gli anni del liceo) con l’aiuto di Mister Fantasy di Massarini mi chiese di accompagnarlo nel nostro negozio di dischi di riferimento per comprare un disco di una band nuova che sapeva lui. Gli Smiths.

Sono passati quasi trent’anni. Il mio amico comprò l’ellepì che si chiama “The Smiths”, ma io nel negozio mi innamorai di una canzone che non c’era nel disco e che trovai su un EP (quei dischi grandi come 33 giri ma che di solito giravano a 45 e contenevano una canzone sola): si chiamava “This charming man” e aveva un gran ritmo rispetto agli altri pezzi, ma sempre la stessa ipnotica voce lamentosa del cantante. E tutte e due le copertine erano strane, foto in bianco e nero virate di corpi maschili, non il genere di cose che dei teenagers eterosessuali di provincia al tempo si portavano a casa a cuor leggero.

Gli Smiths, nella provincia la notizia ancora non era arrivata, erano già un superfenomeno in Inghilterra. Quel disco era arrivato al numero due della classifica e andarono molto bene diversi singoli, pur attraversando polemiche sui contenuti dei testi che alludevano spesso ad ambiguità sessuali e furono accusati di celebrazione della pedofilia e anche di un orrendo crimine contro dei bambini avvenuto a Manchester, accuse che la band respinse con forza.

La band era soprattutto Morrissey, cantante che divenne rapidamente famoso per le performances live in cui gettava fiori sul pubblico e per gli esibiti atteggiamenti omosessuali uniti a un sistematico rifiuto di discutere il tema del proprio orientamento sessuale. Malgrado fiori, gorgheggi e testi delle canzoni, l’immagine della band era però molto sobria rispetto alle baroccherìe britanniche degli anni Ottanta, cosa che sommata ai suoni più acustici – un sacco di chitarra del fondamentale Johnny Marr e una formazione tradizionale voce-chitarra-basso-batteria – li sistemò stabilmente sul lato più rispettato e rock delle rivoluzioni musicali di quei tempi.

Gli Smiths si sciolsero presto, nel 1987, dopo appena quattro dischi di studio e manciate di singoli e registrazioni sparse raccolte in altri ellepì. La band prese forti posizioni posizioni politiche, in particolare contro il consumo alimentare della carne, ma anche contro il governo di Margaret Thatcher e la monarchia britannica (che Morrissey è tornato ad attaccare di recente): Morrissey però non si è mai astenuto da posizioni conservatrici e anche accusate di antisemitismo o vicinanza alla destra inglese. Lui continuò una carriera solista che gli diede ancora successo e culto (e una nuova vita californiana con un cospicuo successo presso gli statunitensi sia bianchi che latinos), Marr mise la sua apienza musicale al servizio di molte collaborazioni e produzioni. I loro fans non li hanno mai dimenticati, e non è mai più apparso niente del genere sulla scena musicale capace di citarsi e riviversi spesso.

Adesso l’etichetta Rhino investe sulla permanenza di quel culto e pubblica una super antologia per curiosi, una per fanatici e una per mezzi fanatici. La più preziosa comprende vinili, copie numerate, poster, dvd, riproduzioni di copertine e mp3 ad alta qualità: e costa ben 250 sterline. Un cofanetto dei soli vinili costa 150 sterline. E quello di 8 CD (i quattro dischi più 4 raccolte di singoli e canzoni varie) costa 35 sterline ed è un ottima alternativa per chi non abbia avuto gli amici che ho avuto io.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).