Educare le masse, va bene

In cerca di definizioni chiare e sintetiche per le promozioni giornalistiche delle prime settimane del Post, a un certo punto dissi ad Anna Masera della Stampa che me lo immaginavo un “prodotto elitario per maggioranze”. A volte quando fai così dici una totale sciocchezza, a ripensarci: ma quella volta lì invece la definizione aveva senso e ci sono ancora affezionato, è il discorso di Un grande paese, fare le cose bene e di qualità e non autocompiacersi di essere nicchia o minoranza, anzi averne fastidio e umiliazione.
Oggi c’è una bella intervista di Repubblica a Roman Vlad, che è un signore di 92 anni grande musicista e intellettuale, che sta in Italia da quasi sempre, e a un certo punto dice:

«La situazione è degradata è vero, ma certi valori s’impongono sempre. Il rischio da evitare è che si riformi una élite… Tutti, invece, dovrebbero far parte dell’élite»

Ma prima ancora Vlad dice un’altra cosa ottima e importante, a proposito di un altro tema caro quaggiù, quello della responsabilità dei media e delle leadership culturali, e dei criteri che debbano muoverli, se pedagogici o commerciali:

«Ho conosciuto Adorno. Aveva previsto questo destino e individuato il ruolo dei media nel portare la cultura alle masse; solo che la mercificazione della cultura ha avuto l’effetto opposto: è il livello della cultura che è stato abbassato al livello delle masse e non il contrario. Invece di educare le masse ci si è conformati al loro gusto»


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).