Berlusconi messo all’angolo

Comunque vada questa mattina a palazzo Madama, la politica italiana non sarà mai più la stessa.
Al momento in cui scriviamo, un solo dubbio rimane in piedi. È un dubbio enorme, eppure paradossalmente è rilevante solo fino a un certo punto.
Berlusconi si piegherà nella inconcepibile prova di forza con Angelino Alfano, trascinando tutto il partito in una ignominiosa ritirata sotto l’ombrello del governo Letta, senza alcuna certezza di essere di nuovo accolto?
Oppure accetterà le conseguenze di aver deciso giorni fa per la linea dura, subendo oggi la defezione di un numero imprecisato di parlamentari, comunque sufficienti a ribadire la fiducia al governo e a conclamare la fine della sua leadership sul centrodestra?

Non esiste un’opzione vincente per Berlusconi. E siamo per di più all’antivigilia del voto della giunta del senato che ne sancirà (in attesa della conferma dell’aula) la decadenza dal mandato parlamentare.
Il Cavaliere ha voluto sparare il suo colpo prima di subire una sanzione che considera un insulto. Il colpo è risultato a vuoto. Cilecca. Quando il senato lo espellerà, lui sarà fuori dalla maggioranza e con il Pdl in pezzi. Esito di una strategia suicida, culminata con la rancorosa e disperata rottura con il capo dello stato e con un presidente del consiglio che solo nel luglio scorso considerava Berlusconi il miglior sostegno al governo.

Berlusconi è nell’angolo per i propri errori e per non aver mai voluto fermare la guerra fratricida nel Pdl. Forse per non aver saputo contrastare un’operazione condotta contro di lui da settori di poteri economici e di mondo cattolico.
Ma Berlusconi è messo nell’angolo anche dalla fermezza di Enrico Letta e di tutto il Pd con lui.
Umiliati e offesi per mesi, accusati d’ogni sorta di inciucio, i democratici hanno alzato un muro contro la pretesa che si potesse scambiare il rispetto della legge con l’opportunità politica.
Letta, Franceschini, Epifani, Renzi, Cuperlo: non contano le competizioni vere o presunte, passate o future. Da una posizione di forza il Pd si può permettere di non trattare sull’intrattabile. E oggi Letta potrà porre condizioni dure e giuste per proseguire nell’azione di governo. «Non a ogni costo», disse fin dalla prima ora. Una promessa mantenuta: infatti è andato a sbattere chi pensava che il costo delle larghe intese dovessero davvero pagarlo il centrosinistra e la dignità della politica.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.