Cosa cambia la candidatura di Vendola

Benvenuto Nichi Vendola, davvero da ieri non si può più parlare di “primarie del Pd” bensì di primarie del centrosinistra. Come era ovvio, per ottenere questo risultato non c’è stato bisogno di aspettare alcuna regola, alcuna rassicurazione e alcuna pronuncia dell’assemblea nazionale democratica: che le primarie fossero una cosa o l’altra, dipendeva solo dalla decisione del leader di Sel. Vendola aveva vincolato lo scioglimento della propria riserva a una serie di fattori (il pieno proscioglimento nella vicenda giudiziaria che lo coinvolge in Puglia, oppure appunto di ricevere “garanzie” da parte del Pd sulla natura della competizione). Poi alla fine non ne ha tenuto conto, e ha fatto bene.

Che cosa cambia con Vendola in campo, terzo candidato forte dopo Bersani e Renzi?
Fin dalle primissime battute s’è capito come le cose cambiano per Bersani: in meglio. Vendola sarà quello che ogni giorno attacca Monti in quanto simbolo della destra tecnocratica; quello che chiede la cancellazione delle riforme approvate in questo anno anche dal Pd; quello che rigetta l’ipotesi di alleanze con l’Udc. Avere Vendola dalla propria parte fin dall’inizio avrebbe schiacciato Bersani su posizioni impossibili. Già lo scivolamento della segreteria Pd a sinistra ha regalato a Matteo Renzi praterie. Ora almeno Bersani potrà marcare una posizione più consona alla realtà e rispettosa dell’antica regola sempre osservata dai segretari Pci-Pds-Ds: si vince e si governa dal centro. Lo scambio polemico di ieri con Casini è, per Bersani, funzionale a questo ruolo.

Dopo di che, fin solo all’anno scorso Vendola era forte contro il segretario Pd soprattutto grazie al fattore “novità”, che come s’è capito è ormai decisivo nell’orientare la fascia allargata di elettori progressisti. Ora questo fattore gioca tutto dalla parte di Renzi, tant’è vero che gli analisti più attenti del mercato elettorale segnalano più sovrapposizioni fra gli elettori suoi e di Vendola, che fra quelli di Vendola e Bersani. Per questo il meccanismo del doppio turno è insidioso per il segretario del Pd: al ballottaggio non potrà fare pieno affidamento sulla contiguità con i vendoliani lungo il tradizionale asse sinistra-destra.

Comunque sia, sarà positivo per il Pd e per il centrosinistra poter individuare e sconfiggere in campo aperto le posizioni schiettamente anti-montiane. Grazie alle primarie si potrà valutare l’entità di questa minoranza di sinistra, e quindi in seguito la possibilità di coinvolgerla (senza potere di veto) nella proposta di governo da avanzare agli elettori in aprile: se Vendola fosse rimasto appartato questa incognita sarebbe rimasta fino a quel momento sospesa, e pericolosa.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.