Alta velocità in Sicilia

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Era illuminista per formazione, scettico per indole, verificazionista per convincimento. Una volta raggiunta la maggiore età e completato il duro addestramento, volle sperimentare sul corpo quanto appreso con la mente. In anni di studio matto e disperatissimo aveva acquisito dimestichezza con le triangolazioni, il compasso, la bussola. Quando fu in grado di tracciare da sé la rotta, arrotolò le carte dentro uno zaino da pioniere e si recò in stazione. Poi, con la baldanza dell’esploratore mista al piglio dello scienziato, salì sul regionale  Siracusa- Trapani.

Non fu un atto sconsiderato. Fedele all’idea che il coraggio è figlio della prudenza, aveva ridotto il rischio tramite la preparazione: nulla gli era ignoto delle lande che avrebbe traversato. Parimenti, l’intento della spedizione rimaneva ambizioso: mappare l’esistente.

Gli orari ferroviari dell’epoca (si era nell’anno del Signore 2010) recavano ampie zone vuote, contrassegnate dalla didascalia hic sunt leones. Le stazioni di cambio (uno degli oggetti più importanti della ricerca: esistevano davvero? O erano frutto della fantasia di altrettanto immaginari viaggiatori?) alternavano toponimi da romanzo Urania come Xirbi (un pianeta? una stirpe androide?) ad appellativi da bestiario medievale come Roccapalumba (un coacervo di minerale e volatile?), a riferimenti zoo-ittici come Piraine (piccoli predatori in branco, dai denti seghettati?).

Egli ubbidiva all’unico scopo, alto e nobile, di separare leggenda e verità. Sapeva che per diradare le brume doveva indagare con rigore cronometrico i tempi di percorrenza. Dall’esattezza della misurazione sarebbero dipese l’uscita dell’isola dalle tenebre, il suo ingresso nella luce, la validità del discorso sul metodo. Occorreva dimostrare una volta per tutte che anche in Sicilia la Terra mantiene la sua forma sferica, smentire definitivamente il Paracelso (noto ai contemporanei col nome di Giacobbo) e provare l’infondatezza della diceria secondo cui all’altezza di Dittaino lo spazio-tempo curva bruscamente, inghiottendo ogni vagone dentro un buco nero, per restituirlo poi intatto (ma sotto forma di galeone secentesco) in pieno Atlantico, nel triangolo delle Bermude.

Solo una testimonianza umana avrebbe potuto confutare tali leggende. Ed essendo concreto il rischio di morire di vecchiaia durante il tragitto, solo un giovane come lui poteva farsi carico dell’intrapresa.

Ecco da quali scopi era mosso quando quella mattina si recò al binario. Ed ecco quali motivazioni gli consentirono di salire sulla motrice alle ore dieci a trenta in punto e toccare la costa occidentale alle ventuno e quarantotto dello stesso giorno.

Di come fece ritorno, invece, nulla ci è stato tramandato. Tranne l’accoglienza che gli fu tributata in stazione. Stando ad attendibili resoconti, pare che scese dal treno provato e malconcio. Ma ancora vivo.

Da allora, sappiamo con certezza che il viaggio di andata dura undici ore e diciotto minuti. Che si attraversano stazioni fantasma. Che nelle selve intorno a Catenanuova gli scambi sono manovrati da fauni, e che dal loro capriccio dipende lo smistamento dei vagoni verso la dimensione sicana dell’universo, o viceversa il loro ritornare al punto di partenza.

Pur con tutto questo, abbiamo acquisito per certo che quel viaggio è possibile. L’abitante della Sicilia ha ancora una volta spostato in avanti i propri limiti. Grazie al suo coraggio, siamo divenuti un popolo consapevole delle nostre potenzialità.

Chissà se anche i nostri pronipoti, quelli a cui ieri Rosario Crocetta e Mauro Moretti hanno promesso spostamenti tra Catania e Palermo in un’ora e mezza a bordo di un freccia rossa ad alta velocità lo saranno altrettanto. Chissà se i vent’anni necessari a completare i lavori vedranno nascere sull’isola una nuova progenie, pigra, indolente, eppure frenetica e abituata a coprire grandi distanze in tempi brevi. Chissà se a causa di tale speditezza ci ibrideremo ancor più con i continentali, mutando nei geni. Chissà se davvero in una sola decade potremo dichiarare estinto il bradipo Messina-Ragusa e saettare a nostro piacimento tra lo stretto e il canale. Certo è che con qualche milionata di euro e nel giro di pochi mesi, si potrebbero risolvere già domani i problemi di un sacco di gente.

Forte è la curiosità di viaggiare in avanti nel tempo e scoprire se, trascorsi dieci anni dalla conferenza stampa di ieri, l’epoca di Crocetta sarà passata alla storia come l’epoca dei proclami a effetto e degli assessori celebri o come quella in cui l’isola uscì dallo stato di minorità che è da imputare a se stessa.

Mario Fillioley

Ho tradotto libri dall'inglese in italiano. Poi ho insegnato italiano agli americani. Poi non c'ho capito più niente e mi sono messo a scrivere su un blog con un nome strano: aciribiceci.com