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  • Lunedì 29 dicembre 2025

Come si finanzia Hamas

Prima riceveva milioni di dollari apertamente, con il benestare di Israele, ora usa metodi medievali, criptovalute e altri modi per aggirare le sanzioni

Membri delle brigate al Qassam (l'ala armata di Hamas) a Deir al Balah, nella parte centrale della Striscia di Gaza, a gennaio del 2025 (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
Membri delle brigate al Qassam (l'ala armata di Hamas) a Deir al Balah, nella parte centrale della Striscia di Gaza, a gennaio del 2025 (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
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Alla fine del 2024 il governo statunitense stimò che Hamas ricevesse circa 10 milioni di dollari al mese attraverso false raccolte fondi per iniziative umanitarie. La rete di associazioni finite al centro dell’inchiesta della procura nazionale antiterrorismo e antimafia in Italia, con 7 arresti e 25 persone indagate, è accusata di essere una delle molte componenti che contribuivano a questi finanziamenti. Per Hamas non è la fonte di introiti più importante, ma la rilevanza delle raccolte fondi è aumentata dopo l’inizio della guerra a Gaza, quando le altre entrate di cui il gruppo si avvaleva sono state bloccate o limitate.

Fin dalla sua fondazione Hamas è stato finanziato principalmente dall’Iran, e da quando governa la Striscia di Gaza (cioè dal 2007) ha ricevuto sostegno economico dal Qatar. I fondi sono arrivati in modo diretto e indiretto, pubblico e nascosto.

Fino all’ottobre del 2023, il governo del Qatar distribuiva apertamente al governo di Gaza milioni di dollari ogni mese. Fra il 2018 e il 2021 la consegna avveniva in contanti: il diplomatico qatariota Mohammed al Emadi entrava nella Striscia scortato dall’esercito israeliano, con valigie di contanti. Quei fondi servivano per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici o per comprare carburante per le centrali elettriche, tra le altre cose.

Mohammed al Emadi, diplomatico qatariota, a Gaza nel 2018 (AP Photo/Khalil Hamra)

Il governo israeliano di Benjamin Netanyahu permetteva questi finanziamenti nella convinzione che Hamas fosse più interessato a governare la Striscia di Gaza che a preparare attacchi contro Israele. Netanyahu riteneva che mantenere Hamas efficiente nel controllo della Striscia fosse un modo per preservare la pace e lo status quo, e per indebolire l’Autorità nazionale palestinese che governava la Cisgiordania (Israele considerava utile avere due entità separate e contrapposte – Hamas e l’Autorità nazionale palestinese – per dividere i palestinesi e ostacolare la creazione di un’entità statale unica).

– Leggi anche: Da mesi Israele trattiene i soldi che dovrebbe versare all’Autorità nazionale palestinese

I fondi che arrivavano dal Qatar erano molto controllati e perlopiù utilizzati solo per fini civili, ma permettevano ad Hamas di riservare altre risorse a fini militari. Dal 2021 la distribuzione dei soldi qatarioti non avveniva più in contanti portati direttamente da al Emadi, ma attraverso agenzie della Nazioni Unite: il modo in cui venivano usati era tracciato.

Miliziani di Hamas in auto fra le rovine di Gaza City (AP Photo/Jehad Alshrafi)

Al contrario erano molto meno trasparenti i fondi che il gruppo riceveva dal suo principale finanziatore: l’Iran. Questi soldi arrivavano in vari modi, alcuni usati ancora oggi nonostante sanzioni e blocchi sempre più rigidi attuati o promossi da Israele e dagli Stati Uniti. Negli anni il gruppo ha creato una rete di società all’estero, finanziate perlopiù dall’Iran e usate per trasferire soldi nella Striscia. Le società valgono centinaia di milioni di dollari e fino al 2019 avevano la loro sede centrale in Arabia Saudita: quelle identificate da autorità israeliane e statunitensi controllavano aziende minerarie, di allevamento e di costruzione di infrastrutture in Sudan; due grattacieli negli Emirati Arabi Uniti; una società immobiliare in Algeria e una in Turchia, quotata alla Borsa di Istanbul.

Dal 2019, in ragione di una maggiore collaborazione fra il regno saudita e l’amministrazione statunitense, l’organizzazione finanziaria ha spostato la sua sede operativa in Turchia, e ci sono altre società in Libano. In Turchia risiede anche Zaher Jabarin, prima dirigente e fra i fondatori dell’ala militare di Hamas, e dal 2010 considerato a capo dell’“ufficio finanziario” del gruppo: è sotto sanzioni dagli Stati Uniti ed era fra gli obiettivi dell’attacco di settembre a Doha, in Qatar, con cui Israele cercò senza successo di uccidere quattro dei principali dirigenti di Hamas.

La Turchia non riconosce Hamas come organizzazione terroristica e questo permette ai suoi membri maggiore libertà operativa, anche a livello finanziario. Le società identificate come legate ad Hamas non possono operare sul mercato finanziario internazionale, ma il problema principale è appunto l’identificazione: in quasi vent’anni Hamas ha costruito una rete di prestanome, intermediari e società di facciata con cui riesce ad aggirare queste limitazioni.

Esistono poi strumenti per trasferire denaro che non passano attraverso vie completamente controllabili: uno è molto antico, la rete hawala, uno molto moderno, le transazioni in criptovalute.

Hawala in arabo significa semplicemente “trasferimento”. È un sistema che si è sviluppato in Medio Oriente nel Medioevo e si è poi diffuso in Asia meridionale e in alcune parti dell’Africa. Funziona in modo molto semplice: una persona interessata a spostare denaro tra due luoghi distanti consegna la somma di denaro a un primo hawaladar. Questa persona fornisce una parola in codice al cliente, il quale la riferirà alla persona che ritirerà i suoi soldi. Il primo hawaladar si mette poi in contatto con un secondo hawaladar suo socio, che si trova vicino al punto dove andranno ritirati i soldi. Il beneficiario del trasferimento potrà ricevere i soldi dicendo la parola d’ordine: i due hawaladar non si scambiano fisicamente la somma da consegnare, e sistemeranno i propri conti in seguito. È un sistema informale, che si basa sulla fiducia e non è tracciabile: è utilizzato per molti fini, tra cui trasferire soldi verso i conti di Hamas, soprattutto dall’Iran.

Negli ultimi anni poi Hamas ha utilizzato con sempre maggiore frequenza trasferimenti su portafogli digitali (equiparabili a dei conti bancari) di criptovalute: inizialmente erano stati utilizzati per raccogliere piccole ma numerose donazioni, poi dal 2020 per trasferimenti più consistenti. I trasferimenti attraverso criptovalute sono potenzialmente tracciabili, ma è molto complesso farlo se si cambiano continuamente portafogli digitali e se si usano intermediari e siti di transazioni accusati di non rispettare le regole internazionali, come quelli russi o iraniani.

Miliziani di Hamas a Jabalia durante la riconsegna del corpo di uno degli ostaggi israeliani, a inizio dicembre (AP Photo/Jehad Alshrafi)

Fino all’inizio della guerra Hamas inoltre ricavava soldi con le tasse sui prodotti venduti a Gaza e sulle transazioni commerciali che avvenivano nella Striscia: quella fonte di entrate si è azzerata negli ultimi due anni. Secondo fonti diplomatiche arabe, israeliane e occidentali, durante la guerra Hamas ha intercettato parte dei beni di prima necessità che entravano come aiuti umanitari nella Striscia, sequestrandoli e rivendendoli per finanziarsi.

Infine, Israele considera la gran parte dei fondi raccolti da organizzazioni umanitarie per Gaza come una potenziale fonte di finanziamento per Hamas: ha denunciato più volte associazioni che considera strumenti per coprire e nascondere finanziamenti all’organizzazione. Non sempre queste accuse sono state ritenute sufficientemente circostanziate dalle magistrature dei paesi interessati. Altre volte i fondi di alcune organizzazioni sono stati congelati e sono iniziati procedimenti legali: è accaduto in Germania, nei Paesi Bassi, nel Regno Unito e in Francia. L’inchiesta aperta sabato in Italia dovrà provare che i fondi raccolti non avevano fini umanitari ma erano destinati ad Hamas.

In questi due anni di guerra Hamas ha dimostrato di aver mantenuto almeno una parziale capacità di finanziarsi, nonostante il blocco totale della Striscia e i maggiori controlli finanziari a livello internazionale: ha pagato parte degli stipendi dei dipendenti pubblici, ha sostenuto economicamente i membri dell’organizzazione e le loro famiglie. Non è chiaro come abbia fatto. Potrebbe aver utilizzato riserve di denaro immagazzinate negli anni, o sfruttato una combinazione dei metodi citati in precedenza, superando almeno in parte controlli e sanzioni.