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  • Sabato 27 dicembre 2025

Uno storico cinema di Kabul diventerà un centro commerciale

Si chiamava Ariana, era un simbolo dell'antico fervore culturale della capitale afgana

Gul Mohammed, l'ex usciere del cinema Ariana, in una foto del 4 novembre 2021 (AP Photo/Bram Janssen)
Gul Mohammed, l'ex usciere del cinema Ariana, in una foto del 4 novembre 2021 (AP Photo/Bram Janssen)
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La settimana scorsa a Kabul è iniziata la demolizione di uno storico cinema degli anni Sessanta, l’Ariana, a lungo considerato uno dei simboli dell’antico fervore culturale della capitale afgana e della libertà che i suoi residenti hanno perso con l’arrivo dei talebani.

Il terreno su cui sorge è di proprietà del comune: al suo posto l’amministrazione ha detto che verrà costruito un centro commerciale con centinaia di negozi, ristoranti e un hotel (oltre a una moschea), in uno dei paesi più poveri del mondo. Nei piani dell’amministrazione lo scopo è portare soldi nelle proprie casse: stando alle dichiarazioni che un funzionario ha dato al New York Times, il comune otterrà il 45 per cento dei profitti del centro.

L’Ariana aprì per la prima volta al pubblico nel 1963. All’epoca l’Afghanistan era una monarchia costituzionale e attraversava un periodo di grande progresso: le donne lavoravano ed erano iscritte all’università, il paese era una destinazione amatissima dai turisti – e in particolare dai giovani della controcultura hippie – e in Occidente Kabul era spesso definita la Parigi dell’Asia centrale, per la sua bellezza e vitalità. Durante gli anni d’oro della capitale l’Ariana trasmetteva film di Bollywood, l’industria cinematografica indiana, e capolavori del cinema iraniano, attirando moltissimi spettatori.

Venne chiuso per la prima volta negli anni Novanta, quando i talebani salirono al potere dopo la guerra civile, da cui peraltro il cinema uscì gravemente danneggiato. Già durante il loro primo regime (tra il 1996 e il 2001) i talebani applicarono un’interpretazione particolarmente intransigente della sharia, ossia quella che in modo un po’ approssimativo viene spesso definita “legge islamica”: vietarono tra le altre cose anche le forme di intrattenimento, come musica e film. L’Ariana potè riaprire soltanto dopo il 2001, ovvero durante gli anni dell’occupazione statunitense, e nel 2004 venne sottoposto a lavori di ristrutturazione finanziati dal governo francese. In quel periodo ebbe persino una direttrice donna, Asita Ferdous.

Il proprietario di un forno vicino al cinema, Mohammad Naeem Jabarkhel, ha raccontato che quando riaprì il cinema tornò a essere amatissimo nonostante i suoi molti difetti. Spesso infatti c’erano guasti che interrompevano la proiezione, costringendo gli spettatori a tornare in un altro momento per terminare la visione. Anche il costo era proibitivo, ma le persone mettevano da parte i soldi per andarci. «All’epoca il prezzo del biglietto equivaleva a sei o otto pezzi di pane, e quindi non avrei dovuto spendere quei soldi per andare al cinema. Ma nel mio cuore c’era l’interesse e il desiderio di farlo» ha detto Jabarkhel.

Nel 2021 gli Stati Uniti abbandonarono improvvisamente Kabul e i talebani ripresero subito il potere. Durante i primi mesi sembrava il regime fosse intenzionato ad allentare alcune delle misure più restrittive, e il cinema Ariana rimase inizialmente aperto (anche se alla direttrice, Ferdous, così come a tutte le altre lavoratrici, venne vietato di avvicinarsi). Alla fine però non è stato così: come la prima volta, i talebani sono tornati a imporre una dittatura durissima, specialmente per le donne, escluse dalla vita sociale e politica e a cui è proibito praticamente tutto. Ancora una volta i talebani hanno imposto la loro rigida visione anche sulla vita sociale e culturale, e vietato tra le altre cose anche i cinema: l’Ariana, come gli altri cinema del paese, ha quindi chiuso.

Secondo l’amministrazione comunale, la demolizione dell’Ariana non è una grossa perdita. «Anche quando era funzionante era un’attività commerciale, vendeva biglietti» ha detto un funzionario.

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