Un altro anno di carceri sovraffollate
Ci sono 17mila persone in più rispetto ai posti disponibili e finora la situazione non è migliorata, nonostante il piano annunciato dal governo

Nei giorni scorsi il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha detto che nelle carceri italiane ci sono più di 15mila persone che non sono state condannate in via definitiva. Molte di loro, ha proseguito Nordio, vengono scarcerate dopo un certo periodo «perché la loro detenzione si è manifestata ingiustificata». Per limitare il problema il governo intende intervenire «per limitare il più possibile la carcerazione preventiva». Della necessità di questo intervento Nordio aveva già parlato nei mesi scorsi, in riferimento al grave e cronico sovraffollamento delle carceri italiane: nel frattempo però la situazione non è migliorata.
Ci sono oltre 1.500 persone detenute in più rispetto all’inizio del 2025, a fronte di quasi 800 posti in meno. Stando a dati aggiornati al 23 dicembre, le persone ora detenute nelle carceri italiane sono 63.402 su 51.276 posti regolamentari: i posti disponibili però sono circa 46mila, perché cinquemila non sono davvero occupabili per manutenzioni in corso o inagibilità delle celle. Significa quindi che ci sono 17mila posti in meno rispetto alle persone detenute, con un affollamento superiore al 137 per cento.
Come si può vedere dal grafico qui sopra in 71 istituti penitenziari l’affollamento è pari o supera il 150 per cento, con alcune situazioni particolarmente critiche come a Lucca, a Vigevano, a San Vittore a Milano (dove nelle scorse settimane i detenuti avevano dovuto essere trasferiti temporaneamente in altri istituti a causa di un blackout), a Foggia, a Canton Mombello a Brescia e a Busto Arsizio.
Le conseguenze di questo squilibrio sono molto concrete: ci sono celle con troppi letti, spazi personali ridotti, possibilità di svolgere attività ricreative o formative compromesse, e in definitiva condizioni di vita pessime o degradanti. Da tempo chi si occupa di diritti delle persone detenute fa notare che il sovraffollamento incide sui suicidi in carcere: nel 2025 la storica rivista del carcere di Padova Ristretti Orizzonti ne ha contati 78, su un totale di 235 morti avvenute in carcere. Le cause delle altre morti devono ancora essere accertate.
I numeri riportati nel post di Antigone non sono gli stessi del grafico perché sono aggiornati in tempi diversi.
A luglio Nordio aveva annunciato un piano con l’obiettivo molto ambizioso di risolvere il problema del sovraffollamento che si basava sostanzialmente su tre misure ed era stato molto criticato dalle associazioni che si occupano dei diritti delle persone detenute, come Antigone. La prima, la più pubblicizzata dal governo e già da tempo discussa, è quella che prevede di risolvere il sovraffollamento costruendo nuove carceri o ampliando quelle che esistono già, ma lo stesso ministero della Giustizia ha stimato che ci vorranno degli anni prima di poter aprire nuove strutture in grado di ospitare in modo dignitoso le persone detenute. Le altre due misure invece vorrebbero introdurre procedure più rapide per concedere la liberazione anticipata a chi ne ha diritto (una possibilità che esiste già) e la possibilità per le persone tossicodipendenti di scontare la pena in strutture alternative.
La soluzione auspicata da chi si occupa di carceri è invece più simile a quella contenuta in una proposta di legge presentata tempo fa dal deputato di Italia Viva Roberto Giachetti: consiste nell’aumentare gli sconti di pena, così che molte persone che hanno già una buona condotta in carcere possano uscire un po’ prima. È stata fortemente osteggiata dalla maggioranza, con l’illustre eccezione del presidente del Senato Ignazio La Russa.
– Leggi anche: Cinque grossi problemi delle carceri italiane



