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  • Lunedì 22 dicembre 2025

Facile fare punti in NBA

Ne hanno appena fatti 302 in una partita, e non è nemmeno un record

Il cestista statunitense Oso Ighodaro, dei Phoenix Suns, fa una schiacciata durante una partita di NBA contro i Golden State Warriors, 20 dicembre 2025 (Thearon W. Henderson/Getty Images)
Il cestista statunitense Oso Ighodaro, dei Phoenix Suns, fa una schiacciata durante una partita di NBA contro i Golden State Warriors, 20 dicembre 2025 (Thearon W. Henderson/Getty Images)
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Nella notte italiana tra domenica e lunedì la partita di NBA (il campionato nordamericano di basket) tra Chicago Bulls e Atlanta Hawks è finita 152 a 150, per un totale di 302 punti segnati. È un risultato (inteso proprio come somma tra due numeri) fuori dal comune per il basket, ma lo è un po’ meno per quel particolare tipo di basket che è il basket NBA. Rispetto ad altri campionati, soprattutto quelli europei, in NBA – almeno nelle partite meno determinanti, quelle della stagione regolare – è più facile segnare tanto, tant’è che lì ci sono già state parecchie partite oltre i 300 punti. Quella tra Bulls e Hawks non è stata neanche tra le più prolifiche nella storia del campionato.

Al contrario in Eurolega – il principale campionato europeo, considerato il più prestigioso e competitivo dopo la NBA – non sono mai stati superati nemmeno i 260 punti. Per capirci, il 19 dicembre la partita tra Barcellona e Baskonia (finita dopo tre tempi supplementari e quindi durata più del solito) è diventata quella con più punti segnati nella storia della competizione. Ma sono stati solamente 258. In NBA, ogni squadra fa in media ben più di 100 punti a partita; in Eurolega è raro che una squadra arrivi a una media punti a partita superiore a 90.

Sembra strano, ma in NBA, il campionato più difficile al mondo, è per molti versi più facile fare tanti punti. Lo sloveno Luka Doncic – attualmente uno dei più forti giocatori della NBA, dove arrivò nel 2018 dopo aver vinto l’Eurolega con il Real Madrid – ha ribadito più volte questa cosa, concentrandosi sulle rilevanti differenze regolamentari che ci sono tra la NBA e il resto del mondo. Anche se la NBA e l’Eurolega sono entrambe delle leghe private (cioè con propri regolamenti), la seconda segue grossomodo le norme della FIBA, l’organizzazione internazionale del basket. Che sono anche quelle adottate dai principali campionati nazionali e internazionali.

L’NBA fa invece a modo suo. Anzitutto in NBA c’è più tempo per segnare e per riprendere energie. Mentre una partita che segue le regole della FIBA dura 40 minuti effettivi e ogni squadra può chiamare un massimo di cinque timeout da 60 secondi ciascuno, in NBA una partita dura ben 48 minuti e i timeout per ogni squadra sono sette e durano 75 secondi.

In NBA, poi, c’è una regola in più che aiuta molto chi sta attaccando. Lì i giocatori non possono stare nel proprio “pitturato” (la parte immediatamente sotto il proprio canestro, talvolta letteralmente pitturata con un colore diverso) per più di tre secondi mentre la squadra avversaria ha in mano il pallone. È una regola che non esiste nel resto del mondo e limita quello che un cestista alto e potente può fare in difesa, perché, appunto, non può restare sotto il canestro a tempo indefinito a meno che non stia difendendo attivamente su un avversario. Dal 2001, quando questa regola è stata introdotta in NBA, la media dei punti segnati nelle partite è spesso aumentata.

Anche prima di questa modifica, però, segnare tanto in NBA era relativamente facile, grazie ad altre regole che limitavano l’efficacia della difesa. In effetti la partita con più punti della storia del campionato si giocò nel 1983 tra i Detroit Pistons e i Denver Nuggets. Finì 186 a 184, per un totale di 370 punti.

Chi regola l’NBA, dopotutto, ha sempre voluto favorire un basket più spettacolare e prolifico, tavola a scapito dello stesso regolamento. Per esempio ai giocatori capita spesso di fare più dei due passi consentiti con la palla senza palleggiare e nella maggior parte dei casi, anche quelli più clamorosi, gli arbitri non fischiano.

– Leggi anche: Neanche cinque passi con la palla in mano sono bastati ad annullare un canestro di Antetokounmpo in NBA

In Eurolega, poi, si segna di meno anche perché lo stile di gioco è diverso da quello dell’NBA, essendo molto più tattico e di squadra. In NBA, invece, le squadre fanno più affidamento alle giocate individuali, privilegiando l’attacco rispetto alla difesa. C’è insomma più spazio – letteralmente più spazio, dato che il campo è più grande – per i giocatori, che peraltro sono tra i più forti al mondo. Così forti che Doncic – che fa senz’altro parte di questa categoria – li definisce persino «impossibili da difendere». Insomma, in NBA capitano partite da oltre 300 punti perché ci giocano i migliori al mondo, ma anche perché quei giocatori si trovano in un contesto che spesso li mette nelle condizioni di fare molti punti, che magari non riuscirebbero a fare in Eurolega.