• Italia
  • Lunedì 22 dicembre 2025

Il terrazzo di Sandro Pertini

Guardava il Quirinale, la fontana di Trevi e quello di Marco Pannella, e da qualche mese ci si può salire

di Ivan Carozzi

(Ivan Carozzi)
(Ivan Carozzi)

L’8 luglio 1978 venne eletto al sedicesimo scrutinio il settimo presidente della Repubblica, Sandro Pertini, un nome già molto noto agli italiani. A differenza dei presidenti che lo avevano preceduto, Pertini scelse però di non traslocare all’interno del palazzo del Quirinale.

Sulla decisione influì la volontà della moglie, la giornalista Carla Voltolina, refrattaria a protocolli e cerimoniali, gelosa della propria indipendenza e restia al ruolo di “first lady”. I due preferirono trasferirsi in una mansarda dall’atmosfera molto intima e discreta e pagare un regolare affitto. L’appartamento è ancora di proprietà del Comune di Roma e si trova all’ultimo piano di Palazzo Castellani, edificio ottocentesco di via Trevi 86. Il portone d’ingresso è a pochi metri dai giochi d’acqua della celebre Fontana di Trevi. Pertini visse lì fino alla morte, nel 1990. Carla Voltolina ci restò fino al 2005, anno della sua morte.

Dopo essere rimasta chiusa per circa vent’anni, Casa Pertini Voltolina è diventata dal luglio 2025 la prima residenza privata di un presidente della Repubblica aperta al pubblico, grazie al progetto di un ente del terzo settore, gli Stati Generali del Patrimonio Italiano.

Nell’estate del 1978 Pertini era un anziano signore di 81 anni, con un passato circonfuso di leggenda. Fino a quel momento aveva vissuto in una casa lungo il viale Cristoforo Colombo, in un condominio gestito da una Cooperativa di parlamentari e senatori. In precedenza aveva avuto come vicino di pianerottolo Giovanni Leone, il suo predecessore alla presidenza della Repubblica. Da ragazzo Pertini aveva preso parte come sottotenente di complemento alla Prima guerra mondiale e combatté nella famosa battaglia di Caporetto. Dopo essersi iscritto al Partito Socialista, agli inizi del del ventennio fascista venne più volte incarcerato e fu infine costretto a fuggire in Francia. Sarebbe poi diventato uno dei maggiori protagonisti della Resistenza, tanto da meritare la Medaglia d’oro al valor militare.

Al momento dell’elezione a presidente, l’Italia era in un momento di agitazione e incertezza. Solo due mesi prima le Brigate Rosse avevano ucciso Aldo Moro, il cui corpo era stato trovato dentro il baule di una Renault 4 amaranto in via Michelangelo Caetani, a giusto un quarto d’ora a piedi dalla Fontana di Trevi.

Carla Voltolina era molto più giovane del marito. Tra i due c’erano 25 anni di differenza. Non avevano figli. Anche Voltolina aveva militato nella Resistenza ed era stata decorata con la Croce di guerra al valor militare. Nata e cresciuta a Torino, aveva un lontano passato da atleta (vinse a dodici anni il campionato nazionale di nuoto nella specialità staffetta, gareggiando nella squadra allieve della Juventus), un fisico imponente che sovrastava quello esile del marito e due lauree, una in Scienze Politiche e una in Scienze sociali con specializzazione in Psicologia. Aveva lavorato a lungo come giornalista e in seguito come psicoterapeuta nel settore delle dipendenze.

Era una donna dal carattere forte e autonomo, e avrebbe adottato il cognome del marito solo dopo la morte di lui. Durante il settennato mantenne un basso profilo, apparve pochissimo e all’occorrenza indossò occhiali e parrucca per sfuggire ai fotografi. Possedeva una Fiat 500 rossa, con la quale portava a spasso Pertini, non patentato. Condivideva questo particolare destino, di autista all’interno della coppia, con Eleonora Chiavarelli, moglie di Aldo Moro, altrettanto sprovvisto di patente.

Casa Pertini Voltolina è divisa in tanti piccoli ambienti comunicanti e misura circa 150 metri quadri, una metratura tutto sommato non eccezionale negli anni Settanta. All’epoca la zona intorno alla Fontana di Trevi, così come l’intero centro storico di Roma, aveva una natura più residenziale rispetto a oggi, oltre a soffrire una minore pressione turistica.

(Ivan Carozzi)

La casa ha un ingresso, un salottino, una piccola sala da pranzo con camino, uno studio, un cucinino, una camera da letto con cabina armadio, un solo bagno e un terrazzino. Sparse un po’ ovunque ci sono le famose pipe collezionate da Pertini. All’ingresso, sul ripiano di uno dei mobili d’antiquariato che arredano sobriamente la casa, si trova un vassoio di caramelle Rossana. La sala da pranzo veniva spesso usata da Pertini per giocare a carte. È qui che un giorno giocò di nuovo in coppia con Dino Zoff, come nella celebre partita a scopone sull’aereo di ritorno da Madrid, con la Nazionale di calcio vincitrice dei mondiali di Spagna del 1982.

Tra le immagini esposte nello studio di Pertini è presente anche una foto di Alfredino Rampi, il bambino caduto dentro un pozzo artesiano a Vermicino nel 1981. Il ritratto incorniciato è girato verso la scrivania dove Pertini lavorava quando non era al Quirinale. In camera da letto è conservato un quadro di Novella Parigini, pittrice cresciuta negli ambienti dell’esistenzialismo francese e figura nota della Dolce Vita, la mondanità romana degli anni Cinquanta e Sessanta.

(Ivan Carozzi)

(Ivan Carozzi)

Le ciabatte di Pertini sono state posizionate accanto al letto. La cabina armadio con il guardaroba color cappuccino, dove ancora oggi si trovano una cyclette e una tavola da stiro, prende luce da una finestra affacciata sul giardino dell’Accademia di San Luca. Nel minuscolo cucinino sono custoditi gli elettrodomestici originali usati dalla coppia, tra cui un tostapane Termozeta beige e una macchina Olimpic per il caffè espresso. Una discreta novità per le case dell’epoca.

Il momento culminante della visita e del percorso all’interno della casa è forse il terrazzino, al quale si accede grazie a una scaletta di pioli in legno, ripida e angusta. Il terrazzo, di dimensioni contenute, ha un triplice affaccio che corrisponde, in un certo senso, a tre sfere diverse dell’esperienza umana: l’arte, l’amore coniugale e la politica.

Da una parte il terrazzo guarda infatti sulla Fontana di Trevi, quasi a perpendicolo, con una vista molto ravvicinata sul prospetto superiore, dove spiccano le sculture in marmo di Carrara e le colonne corinzie della facciata monumentale in travertino. Dall’altro il terrazzo guarda in alto, verso il colle e le finestre del Quirinale, tanto che si dice che Pertini e la moglie, agitando la mano, riuscissero di tanto in tanto a scambiarsi un complice saluto a distanza.

(Ivan Carozzi)

Infine il terrazzo di Casa Pertini Voltolina aveva in vista quello di un altro importante politico, Marco Pannella, entrato in Parlamento per la prima volta nel 1976. Pannella era noto per il temperamento esuberante, il carattere eccentrico e per aver rivoluzionato, proprio in quegli anni, lo stile e il linguaggio della politica. Abitava due strade oltre la casa di Pertini, in via della Panetteria. I due terrazzi si guardavano da vicino. Anche Pannella viveva in una specie di soffitta all’ultimo piano. Fra gli anni Sessanta e Settanta la casa di Pannella fu un luogo molto conosciuto e frequentato dalla vivace Roma del tempo, nel quale si entrava attraverso una porta che per molto tempo fu priva di serratura, attraversata da militanti del Partito Radicale, da giovani antiabortiste, da studenti, intellettuali, artisti o anche soltanto da viaggiatori in sacco a pelo in cerca di un posto dove passare la notte. Pannella continuò ad abitarvi fino alla morte, nel 2016.

Tra Pertini e Pannella, pur appartenendo a generazioni molto lontane e a diverse culture politiche, esisteva un legame di simpatia e confidenza, che si rafforzò anche grazie al trasferimento di Pertini in piazza Trevi e quindi alla particolare e contingente situazione di vicinato. Spesso Pannella cercava di scavalcare i protocolli della politica e di avere con Pertini, il vertice delle istituzioni, un rapporto privilegiato, diretto, fisico, uno a uno. Talvolta lo aspettava in strada, al mattino o alla sera, frapponendosi al convoglio presidenziale.

Nei primi mesi di apertura Casa Pertini Voltolina è stata visitata da circa 4.000 persone. Al Museo del ‘900 di Mestre, invece, è in corso la mostra Pertini. L’arte della democrazia, aperta fino al 31 agosto 2026. Fra i tanti cimeli e documenti esposti, è presente anche la 500 rossa di Carla Voltolina.

Una delle tante leggende sul conto della coppia ricorda lo spirito di certe vignette che il fumettista Andrea Pazienza dedicò proprio a Sandro Pertini, rappresentato come un buffo e imprevedibile vecchietto, “ultimo esemplare d’una razza di uomini duri ma puri come i bambini”. La leggenda racconta che a volte la coppia sgattaiolava via e che a bordo della 500 rossa i due se ne andassero per Roma, in cerca di un gelato.