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  • Lunedì 22 dicembre 2025

Le app che monitorano in tempo reale i bambini al nido

Inviano notifiche ai genitori quando i bambini mangiano, dormono, fanno la cacca: per qualcuno è rassicurante, per altri una forma eccessiva di controllo

Un asilo nido di Milano (Matteo Corner/La Presse)
Un asilo nido di Milano (Matteo Corner/La Presse)
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La prima notifica arriva al mattino, quando il bambino viene accolto al nido. Poi in genere ne arriva un’altra che certifica il primo spuntino, una dopo pranzo, una che informa quanto è durato il riposino, e una sulla merenda. Vengono inviate quasi sempre alla stessa ora. A queste si aggiungono le segnalazioni “extra”: quando il bambino ha fatto la cacca, oppure se vengono scattate foto dell’attività di giornata.

Oggi, in molti asili nido, tutte queste informazioni passano attraverso delle app pensate per aggiornare in tempo reale i genitori sulle attività dei propri figli.

La più diffusa in Italia si chiama Kindertap: è utilizzata da oltre 1.400 nidi e il numero delle strutture che la adottano è in crescita da anni.

Uno screen dell’interfaccia di Kindertap

Kindertap ha digitalizzato una pratica che esiste da sempre e che continua a essere fatta alla vecchia maniera in molti nidi: quella di aggiornare dettagliatamente i genitori sulle attività dei loro figli. C’è chi viene informato a voce ogni volta che li va a prendere al nido; in altri casi – soprattutto nei nidi più tradizionalisti – viene consegnato ai genitori un foglietto di carta con tutte le informazioni di cui sopra. Altri educatori mandano un resoconto giornaliero e personalizzato su WhatsApp.

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Per molti genitori, soprattutto quelli più apprensivi, ricevere aggiornamenti in tempo reale tramite una app è rassicurante. Secondo loro sapere in anticipo se e quanto il bambino ha mangiato permette, per esempio, di organizzare una merenda adeguata al momento del ritiro, senza dover aspettare il resoconto a voce. E conoscere la durata del riposino aiuta a “prefigurarsi” la serata: capire se il figlio sarà tranquillo o particolarmente stanco, e magari rinviare o meno un impegno. Una mamma con cui ha parlato il Post racconta che l’app “snellisce” anche il momento dell’uscita: alcune informazioni sono già state date e non serve fermarsi troppo a parlarne a voce, rendendo caotico quel momento. Questo non esclude la possibilità di parlare comunque di persona con educatrici ed educatori, cosa che dipende molto da come si organizza il singolo nido.

Uno screen dell’interfaccia di Kindertap

Un’altra mamma racconta che ormai, in ufficio, le notifiche del nido sono diventate una gag quotidiana. Verso l’ora di pranzo le colleghe le chiedono: «Allora, tuo figlio ha mangiato?». Per altri, invece, l’aggiornamento costante può alimentare un’ansia da controllo. In questi casi la tecnologia offre anche una specie di via di mezzo: le notifiche si possono disattivare.

C’è chi preferisce invece soluzioni più semplici. Ada Biafore, che da poco ha aperto un asilo nido a Milano, spiega di non aver ancora un’app dedicata: per ora le comunicazioni avvengono con i genitori tramite WhatsApp. Gli aggiornamenti non sono in tempo reale ma arrivano a fine giornata, sulla base degli appunti che le educatrici prendono durante le attività. In generale Biafore dice che l’applicazione consente alle educatrici di risparmiare del tempo ma che lei per il momento preferisce comunicare su WhatsApp per avere un dialogo con i genitori che le app non permettono, dato che la comunicazione è spesso unidirezionale.

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Alcuni servizi educativi scelgono esplicitamente di non utilizzare le app, sostenendo non ci sia bisogno di rendicontare istantaneamente ogni minima attività, né dal punto di vista educativo né da quello pratico. Per alcuni esiste anche il timore che la comunicazione in tempo reale costringa educatrici ed educatori a passare buona parte del tempo col telefono in mano, per fare foto o inserire aggiornamenti, sottraendo attenzione alla relazione diretta con i bambini. Nei contesti in cui il resoconto avviene a fine giornata o a fine settimana, questo rischio è percepito come minore.

Secondo Chiara Borgia, pedagogista e direttrice del magazine sulla genitorialità Uppa, l’uso sempre più intenso di app, registri elettronici, sistemi di geolocalizzazione e strumenti di monitoraggio continuo dei figli riflette una trasformazione sociale più ampia.

Per Borgia non è soltanto una questione tecnologica, ma il segnale di una carenza di relazioni fra adulti basate sulla fiducia: «i genitori, sentendosi insicuri nell’affidare i figli a terzi, compensano questa insicurezza chiedendo di sapere tutto, subito». Le app quindi diventano «uno strumento di controllo»: sul figlio o sulla figlia, sulle persone a cui è affidata, e sulla loro relazione.

Sempre secondo Borgia, però, sarebbe scorretto attribuire tutta la responsabilità di queste derive ai genitori: «la pressione sociale, la riduzione dei servizi, l’idea che un “buon genitore” debba essere sempre informato e presente, contribuiscono a rendere questo monitoraggio costante non solo accettabile, ma spesso richiesto».

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