Com’è cambiata alla fine la legge di bilancio
Le misure per le imprese sono finanziate con un intervento sulle pensioni diverso da quello che aveva fatto litigare la maggioranza

Sabato sera la commissione Bilancio del Senato ha infine approvato la manovra finanziaria, il provvedimento con cui il governo decide in quali misure investire e come spendere i soldi nel prossimo anno, anche detto legge di bilancio. Il percorso per arrivarci è stato più accidentato e caotico del solito, tanto che in commissione sono intervenuti direttamente il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il suo sottosegretario Federico Freni, che ha commentato il voto non nascondendo il sollievo: «Alla fine ce l’abbiamo fatta, […] ogni fiume arriva al mare e siamo felici».
Lunedì la manovra verrà votata dal Senato e poi passerà alla Camera, dove verrà approvata senza discutere nessuna modifica, come prevede la prassi degli ultimi anni (solamente una delle due camere, a turno, discute le modifiche alla legge; l’altra si limita a ratificarla). Quella discussa dalla commissione del Senato, quindi, è la manovra nella sua forma definitiva, modificata all’ultimo per finanziare alcune misure per le imprese.
Queste misure sono agevolazioni fiscali per la Zona economica speciale del Sud, un fondo per mitigare i rincari dei materiali di costruzione negli appalti pubblici, e finanziamenti per Transizione 5.0, un piano di incentivi per quelle imprese che investono in digitalizzazione e risparmio di energia. Erano state inserite nella manovra dopo le critiche dovute al fatto che nella prima versione, quella approvata dal Consiglio dei ministri, praticamente non c’erano misure per la crescita e per le imprese. Per finanziarle però il ministro Giorgetti era andato a toccare le pensioni in un modo che aveva causato fastidi sia all’interno del suo partito, la Lega, che in Fratelli d’Italia. Tra molte discussioni e litigi, le misure per le imprese erano state prima tolte e poi rimesse, trovando però altre coperture finanziarie.

L’aula del Senato, il 17 dicembre (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
L’ultimo “maxi-emendamento” presentato dal governo sabato mattina (una lunga modifica al disegno di legge con cui di fatto si riscrive la manovra) è simile al precedente, ma senza le modifiche alle pensioni che avevano infastidito la maggioranza.
In grande sintesi i soldi, circa 2 miliardi, sono stati trovati con altri tagli: una ventina di milioni di euro al fondo sociale per occupazione e formazione; altre decine di milioni di euro all’anno togliendo la possibilità di andare in pensione in anticipo usando i soldi dei fondi complementari; alcune centinaia di milioni di euro ai fondi per l’anticipo pensionistico ai lavoratori precoci, cioè che hanno accumulato almeno 12 mesi di contributi prima dei 19 anni; e infine 40 milioni di euro circa all’anno per l’anticipo pensionistico a chi fa lavori usuranti. Sono stati confermati inoltre i tagli ai finanziamenti per le metropolitane di Roma, Milano e Napoli, e sono invece stati assicurati 60 milioni di euro in più al fondo per l’editoria.
Come si vede, le coperture sono state comunque trovate nell’ambito delle pensioni, per le quali del resto spendiamo ogni anno tantissimi soldi, ma sono interventi che non prevedono un aumento dell’età pensionabile, come invece faceva il maxi-emendamento precedente. La Lega aveva battagliato per anni contro la cosiddetta riforma Fornero, che aumentava appunto l’età a cui si può andare in pensione, e non poteva permettersi di approvare una manovra che contenesse una misura simile (inizialmente il governo avrebbe voluto aumentare di alcuni mesi la cosiddetta «finestra», cioè quel periodo che i lavoratori devono attendere prima di poter effettivamente andare in pensione, dopo aver maturato i requisiti).
Un’altra novità riguarda il TFR, il trattamento di fine rapporto: è una quota della retribuzione annua che l’azienda accantona e liquida al dipendente a rapporto di lavoro concluso. La legge di bilancio prevede che le aziende con almeno 50 dipendenti siano tenute a versarlo all’INPS e non più a trattenerlo in azienda (nel biennio 2026-2027 la soglia di dipendenti rimarrà di 60, poi nel 2032 scenderà a 40).
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