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  • Venerdì 19 dicembre 2025

Alla fine ha vinto Bart De Wever

Il primo ministro belga si è opposto per mesi all'uso dei beni russi per finanziare l'Ucraina e l'ha spuntata, anche grazie ad alleati come l'Italia

Bart De Wever con alcuni altri leader europei al Consiglio del 18 dicembre 2025
Bart De Wever con alcuni altri leader europei al Consiglio del 18 dicembre 2025 (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)
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La decisione del Consiglio Europeo di finanziare la resistenza ucraina emettendo debito comune e non tramite gli asset finanziari russi congelati è una vittoria per Bart De Wever, il primo ministro del Belgio, populista e di destra. Per mesi De Wever si è opposto all’uso dei soldi russi, depositati quasi tutti in una società con sede in Belgio, e ha resistito ai tentativi di pressione di paesi più grandi come la Germania. È anche riuscito a trovare degli alleati: uno dei più importanti, secondo varie ricostruzioni, è stata l’Italia.

L’opposizione di De Wever era cominciata al precedente Consiglio Europeo, a ottobre, quando si era discusso della questione per la prima volta. Molti leader europei avevano dato per scontato che il piano per utilizzare gli asset finanziari russi sarebbe stato approvato senza troppa opposizione, e avevano perfino invitato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per fargli assistere al momento storico in cui l’Unione avrebbe dato la sua approvazione al piano di finanziamento per il suo paese. De Wever bloccò tutto.

I leader europei allora rimandarono il Consiglio di due mesi, a dicembre, sicuri che sarebbero stati sufficienti per far cambiare idea al primo ministro belga. I paesi più convinti della necessità di usare i beni russi (ossia la Germania, i paesi del nord e dell’est Europa) hanno cercato di usare vari metodi di pressione. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz per esempio ha invitato De Wever a una cena in cui era presente anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Secondo Politico, quando si è capito che il primo ministro belga non poteva essere convinto con le buone, lo si è pure minacciato di escludere il Belgio dai processi decisionali informali dell’Unione.

De Wever però ha continuato a opporsi al piano, sostenuto da due fattori. Anzitutto la sua opposizione l’ha reso popolare in Belgio, dove secondo i sondaggi il 67 per cento della popolazione concordava con lui sulla contrarietà all’uso dei fondi russi. In secondo luogo De Wever ha trovato sostegno tra i leader che come lui erano scettici sul piano e che hanno contribuito a rafforzare la sua posizione. Tra questi la Bulgaria, Malta, la Repubblica Ceca e in particolare l’Italia, che essendo uno dei paesi più grandi dell’Unione ha un peso rilevante.

Il Consiglio Europeo di giovedì, anziché essere quello in cui De Wever avrebbe definitivamente ceduto, come speravano molti leader europei, è stato quello in cui «di fatto ha ottenuto tutto quello che voleva», come ha detto a Politico un diplomatico europeo rimasto anonimo.

Il piano fatto fallire da De Wever sull’uso dei beni russi congelati aveva dei rischi. La maggior parte dei beni sono depositati presso una società con sede in Belgio, cosa che esponeva il paese a ritorsioni legali da parte della Russia, che avrebbe potuto chiedere il rimborso dei soldi dati all’Ucraina. In secondo luogo, secondo i critici, avrebbe potuto compromettere l’affidabilità dell’Europa come luogo in cui i paesi del mondo depositano i loro soldi, e questo avrebbe potuto portare ipoteticamente a un calo degli investimenti.

Per la maggior parte dei paesi europei questi rischi erano controbilanciati dall’esigenza di continuare a sostenere l’Ucraina senza indebitarsi, e anche di mostrare alla Russia che l’Europa è in grado di portare avanti azioni decise, e di saper rispondere alle continue provocazioni e intimidazioni del regime russo. Qualche giorno fa il presidente russo Vladimir Putin ha definito i leader europei «dei maiali». Alla fine però De Wever ha avuto la meglio. Per aiutare l’Ucraina l’Europa dovrà indebitarsi, e per ora i soldi della Russia rimarranno congelati.