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  • Giovedì 18 dicembre 2025

A Torino è stato sgomberato il centro sociale Askatasuna

C'entrano in parte le indagini sugli atti di vandalismo alla redazione della Stampa, e la violazione di un accordo con il comune

La polizia durante lo sgombero del centro sociale Askatasuna, il 18 dicembre 2025 (ANSA/TINO ROMANO)
La polizia durante lo sgombero del centro sociale Askatasuna, il 18 dicembre 2025 (ANSA/TINO ROMANO)
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Giovedì mattina a Torino è stato sgomberato il centro sociale Askatasuna, uno dei più noti in Italia (il nome in basco significa “libertà”). Lo sgombero è avvenuto in una situazione non del tutto chiara, al termine di perquisizioni che erano state ordinate nelle indagini su una serie di disordini e atti vandalici per cui sono state indagate e denunciate diverse persone che facevano parte dei centri sociali torinesi: le indagini riguardano, fra gli altri, l’assalto alla redazione del quotidiano La Stampa, avvenuto a fine novembre e per cui sono state denunciate 36 persone, e la vandalizzazione di alcuni spazi delle Officine Grandi Riparazioni (Ogr) lo scorso ottobre durante l’Italian Tech Week.

Durante queste perquisizioni la polizia ha trovato sei persone che dormivano al terzo piano dello stabile: è una violazione degli accordi presi a gennaio del 2024 fra il comune e gli attivisti dell’Askatasuna, che avevano ufficializzato l’inizio di un processo di legalizzazione del centro. Il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, del PD, ha detto che considera il patto di collaborazione «cessato» per via del «mancato rispetto delle condizioni».

Per ora nessuno ha detto esplicitamente che lo sgombero è avvenuto proprio per questo motivo, anche se l’ordine degli eventi e le dichiarazioni sembrano suggerirlo: allo stesso tempo però nella notte tra mercoledì e giovedì erano stati mandati a Torino trecento agenti di polizia da altre regioni, segno di un’organizzazione ben maggiore rispetto a quella che servirebbe per una semplice perquisizione. È possibile insomma che la polizia e le istituzioni si aspettassero che la perquisizione finisse con uno sgombero.

(ANSA/TINO ROMANO)

Il centro sociale Askatasuna è da sempre al centro di dibattiti tra chi ritiene che debba essere sgomberato perché occupa da trent’anni un edificio (in corso Regina Margherita 47), e chi invece vorrebbe tutelarlo perché lo ritiene importante per la vita culturale della città. Lo Russo aveva avviato un percorso per rendere l’edificio un «bene comune»: voleva che fosse riconosciuto come luogo d’interesse culturale, nonostante i diversi processi in corso in cui erano coinvolti alcuni attivisti. L’accordo però prevedeva che gli attivisti si limitassero a usare il piano terra dello stabile, liberando gli altri tre piani, che erano stati dichiarati inagibili.

La polizia usa degli idranti contro i manifestanti durante il presidio contro lo sgombero dell’Askatasuna, il 18 dicembre 2025 (ANSA/TINO ROMANO)

Giovedì mattina un gruppo di persone si è radunato davanti all’edificio per protestare e nel pomeriggio la polizia ha usato degli idranti per disperdere alcuni manifestanti che si erano seduti al centro di corso Regina Margherita per bloccare le operazioni di sgombero. Gli agenti hanno portato fuori dall’edificio delle bombole del gas, hanno chiuso l’acqua e hanno permesso agli attivisti di tornare dentro per recuperare alcuni oggetti e due gatti, poi hanno bloccato le porte. Nel corso della giornata sarà possibile per altri attivisti entrare nell’edificio a recuperare i loro effetti personali, accompagnati da avvocati.

In corrispondenza dello sgombero la polizia ha anche ordinato la chiusura per 48 ore di tre scuole nel quartiere (la scuola dell’infanzia Gianni Rodari, la scuola primaria Leone Fontana e il nido Il Giardino delle Fiabe), che è stata resa nota alle famiglie e ai docenti alle 7:30 di giovedì mattina. Al momento è chiuso al traffico anche il tratto di corso Regina Margherita dove si trova l’edificio, fra via Vanchiglia e il sottopasso di Porta Palazzo.

(ANSA/TINO ROMANO)

– Leggi anche: Storia dei centri sociali in Italia