L’invasione di cozze nel lago di Ginevra
Negli ultimi dieci anni una specie invasiva si è stabilita ovunque, perfino nelle tubazioni

Da una decina di anni una profonda trasformazione ecologica sta avvenendo nel lago di Ginevra, in Svizzera. Le acque si sono infatti riempite di cozze quagga (Dreissena rostriformis), una delle specie invasive più potenti del pianeta. Dal 2015 a oggi, questo mollusco ha colonizzato il lago popolandolo molto densamente, con un danno per le molte specie che vivono nella zona, per la pesca e per alcune importanti infrastrutture. Secondo gli esperti, il danno ormai è irreversibile, ma dovrebbe essere comunque gestito il più possibile con politiche di mitigazione.
Le origini della cozza quagga vengono fatte risalire al lago d’Aral, un tempo tra i più grandi del mondo tra Kazakistan e Uzbekistan, e al Mar Nero. Storicamente si sono diffuse in altre parti del mondo grazie alle correnti acquatiche, ma in periodi più recenti la loro diffusione è stata favorita dalla navigazione. I molluschi aderiscono facilmente agli scafi delle imbarcazioni, grazie ai quali possono coprire grandi distanze e proliferare poi in ambienti in cui un tempo non vivevano. La loro presenza è da tempo un problema nei laghi del Nord America, per esempio, mentre fino a qualche anno fa era meno problematica nei laghi europei come quello di Ginevra.
Ogni mollusco può raggiungere con la sua conchiglia una dimensione intorno ai quattro centimetri e vive per 3-5 anni. Il tasso di crescita è condizionato dalla disponibilità di nutrienti, dalla concentrazione d’ossigeno e dalla temperatura dell’acqua, che è mediamente aumentata negli ultimi tempi a causa del riscaldamento globale.

Cozze quagga (Wikimedia)
Le cozze quagga vivono attaccate al fondale, ma possono spostarsi e le loro larve nuotano liberamente: in poco tempo possono quindi coprire distanze importanti, colonizzando interi fondali come è successo nel lago di Ginevra. Nelle sue acque la densità media è di 4mila cozze per metro quadrato, ma sono stati registrati picchi che superano i 35mila molluschi in alcune aree. Le rilevazioni hanno permesso di identificare cozze quagga a una profondità fino a 250 metri, in un ambiente dove riescono a sopravvivere poche altre forme di vita (il lago di Ginevra ha una profondità massima intorno ai 310 metri).
Una ricerca condotta nel 2024 ha segnalato che il 100 per cento dei campioni di molluschi raccolti era costituito da cozze quagga, che hanno quindi reso marginale la presenza di altri organismi come gamberetti, lumache e le specie di cozze che tradizionalmente vivevano nel lago. Ogni cozza arriva a filtrare due litri di acqua al giorno per nutrirsi del fitoplancton, i piccoli organismi in sospensione. Essendocene milioni, privano le altre specie di nutrienti con un forte impatto sull’intera catena alimentare e il rischio di una riduzione dei pesci. L’attività di filtrazione rende inoltre più limpida l’acqua e questo permette alla luce solare di penetrare più in profondità, con il rischio di ulteriori scompensi nel lago che potrebbero favorire ancora di più la proliferazione delle cozze quagga.
Oltre al danno ambientale con la riduzione della biodiversità (cioè delle varietà di specie che popolano una certa zona), la massiccia presenza di questi molluschi ha anche un impatto infrastrutturale. Le cozze quagga ostruiscono le tubazioni che prelevano acqua dal lago per varie attività, comprese quelle della Scuola politecnica federale di Losanna, che tra le altre cose sta lavorando allo sviluppo di un reattore sperimentale per la fusione nucleare (Tokamak). Ma i danni riguardano anche i sistemi per il raffreddamento dei data center e dei sistemi di prelievo dell’acqua per renderla potabile.
Il consenso scientifico è che, una volta che le cozze quagga si sono stabilite in un lago, non c’è modo per eradicarle e si deve quindi passare a programmi di gestione e mitigazione del problema. In futuro altre specie potrebbero adattarsi e iniziare a nutrirsi di questi molluschi, ma in un ecosistema molto diverso da quello di alcuni decenni fa e che secondo gli esperti non potrà più essere recuperato. Altre attività importanti riguardano la prevenzione: per evitare che le cozze quagga si diffondano altrove si devono fare frequenti ispezioni e pulizie accurate degli scafi delle imbarcazioni e delle attrezzature di pesca.



